Sfollata con palazzi e terre

La Finanza scopre le proprietà di Rosanna Sebastiani protagonista di uno sciopero della fame, ma la donna si difende: non ho mai chiesto nulla per me
SULMONA. È proprietaria di case e di sette appezzamenti di terreno la sfollata di Sulmona che per 41 giorni ha attuato lo sciopero della fame per protestare contro il disagio e le penalizzazioni subite dai terremotati che vivono fuori dai centri del cratere. La situazione è emersa in seguito agli accertamenti ordinati alla Guardia di finanza.
A richiedere le indagini dei finanzieri è stato il sindaco di Sulmona Fabio Federico su sollecitazione del prefetto dell’Aquila Franco Gabrielli, il quale - dopo aver dato la sua solidarietà alla donna, che aveva voluto incontrarlo per rappresentargli la situazione in cui lei ed altri sfollati della Valle Peligna si trovavano - ha voluto approfondire la cosa.
Rosanna Sebastiani era intervenuta anche nel corso di un consiglio regionale insieme ai sindaci dei paesi terremotati esclusi dal cratere. In quell’occasione aveva chiesto al presidente della Regione e commissario per la ricostruzione Gianni Chiodi, misure e interventi anche a favore degli sfollati che lei ha sempre definito «invisibili», perché «sistematicamente esclusi da ogni provvedimento del governo».
Secondo gli accertamenti delle Fiamme gialle - fatti attraverso visure catastali e patrimoniali - oltre alla casa di corso Ovidio resa inagibile dal terremoto, Rosanna Sebastiani risulta proprietaria di garage e di altri locali in via Gramsci nonché di una casa di sei vani in via Atri a Sulmona. E ancora di un fabbricato a Montesilvano in via Agostinone e di un ristorante a Sulmona, per il quale percepisce un affitto di 1.500 euro al mese.
Proprietari di immobili e terreni risultano essere anche il marito e il figlio della donna: il primo ha un appartamento in via Papa Giovanni XXIII, mentre il secondo possiede un fabbricato di 2 vani in via Corfinio.
«Non ho chiesto né una casa né altro. Ho solo voluto evidenziare la situazione in cui versa questo territorio del quale nessuno si preoccupa, tanto meno il nostro sindaco e la sua amministrazione». Questa la replica di Rosanna Sebastiani alle accuse che le sono piovute addosso.
«Avevano il dovere di provvedere a sistemare la mia prima abitazione e non l’hanno fatto», incalza la donna, «avevano il dovere di provvedere alla salute psicologica dei miei figli e non l’hanno fatto. Attualmente sono ospite di mia suocera e se avessi avuto una sistemazione migliore state sicuri che avrei optato per quella».
Sebastiani ha, quindi, concluso affermando di essere «a completa disposizione di tutti per ogni chiarimento sulle sue ricchezze».
A richiedere le indagini dei finanzieri è stato il sindaco di Sulmona Fabio Federico su sollecitazione del prefetto dell’Aquila Franco Gabrielli, il quale - dopo aver dato la sua solidarietà alla donna, che aveva voluto incontrarlo per rappresentargli la situazione in cui lei ed altri sfollati della Valle Peligna si trovavano - ha voluto approfondire la cosa.
Rosanna Sebastiani era intervenuta anche nel corso di un consiglio regionale insieme ai sindaci dei paesi terremotati esclusi dal cratere. In quell’occasione aveva chiesto al presidente della Regione e commissario per la ricostruzione Gianni Chiodi, misure e interventi anche a favore degli sfollati che lei ha sempre definito «invisibili», perché «sistematicamente esclusi da ogni provvedimento del governo».
Secondo gli accertamenti delle Fiamme gialle - fatti attraverso visure catastali e patrimoniali - oltre alla casa di corso Ovidio resa inagibile dal terremoto, Rosanna Sebastiani risulta proprietaria di garage e di altri locali in via Gramsci nonché di una casa di sei vani in via Atri a Sulmona. E ancora di un fabbricato a Montesilvano in via Agostinone e di un ristorante a Sulmona, per il quale percepisce un affitto di 1.500 euro al mese.
Proprietari di immobili e terreni risultano essere anche il marito e il figlio della donna: il primo ha un appartamento in via Papa Giovanni XXIII, mentre il secondo possiede un fabbricato di 2 vani in via Corfinio.
«Non ho chiesto né una casa né altro. Ho solo voluto evidenziare la situazione in cui versa questo territorio del quale nessuno si preoccupa, tanto meno il nostro sindaco e la sua amministrazione». Questa la replica di Rosanna Sebastiani alle accuse che le sono piovute addosso.
«Avevano il dovere di provvedere a sistemare la mia prima abitazione e non l’hanno fatto», incalza la donna, «avevano il dovere di provvedere alla salute psicologica dei miei figli e non l’hanno fatto. Attualmente sono ospite di mia suocera e se avessi avuto una sistemazione migliore state sicuri che avrei optato per quella».
Sebastiani ha, quindi, concluso affermando di essere «a completa disposizione di tutti per ogni chiarimento sulle sue ricchezze».