«Sfollati di Roma al progetto Case»

Proposta-choc di un ricercatore: dobbiamo demolire Tor Bella Monaca

L'AQUILA. Nel Progetto Case gli sfollati delle demolizioni di Tor Bella Monaca. Proposta-choc del ricercatore universitario Alfonso Giancotti dell'Università La Sapienza. In diretta su Radiotre, nel corso della rassegna stampa culturale «Pagina 3», stupisce il conduttore Nicola Lagioia e gli ascoltatori quando ipotizza una possibile destinazione d'uso degli alloggi antisismici che stanno ospitando gli aquilani che hanno perso la casa. Secca smentita del sindaco di Roma Alemanno.

LA PROPOSTA. Radiotre, ore 9,49. La strana idea mattutina del ricercatore universitario manda di traverso il caffè sia ai romani sia agli aquilani. I primi apprendono, in diretta radio, che quando sarà avviato il processo di demolizione nel quartiere da riqualificare saranno trasferiti in massa all'Aquila. I secondi prendono atto del fatto che, mentre le case antisismiche ospitano ancora 14mila persone c'è già chi, nei palazzi del potere, sta pensando a come riutilizzarli una volta che i cittadini saranno rientrati nella loro casa.

Questa la domanda del conduttore del programma: «Parliamo di questo progetto, che è quello di demolire Tor Bella Monaca e rimettere i cittadini in una nuova zona». Questa la frase incriminata pronunciata da Giancotti, ricercatore di composizione architettonica e urbana dell'Università la Sapienza: «Esattamente, rimetterli in qualche posto che potenzialmente potrebbe essere anche, non so, c'è un'ipotesi di riciclare le case che vengono, che verranno lentamente dismesse dall'Aquila. C'è questo programma che ha fatto la Protezione civile, Case, queste abitazioni che sono durate temporaneamente dove potranno essere messe queste persone in attesa che venga demolito e ricostruito il loro quartiere». Poi la discussione prosegue su temi romani senza che nessuno si chieda cosa ne pensano gli aquilani che in quelle case ci vivono perché la loro l'hanno persa.

IL NO DI ALEMANNO. Poche ore dopo, interpellato sull'argomento, il sindaco di Roma Gianni Alemanno, più volte all'Aquila nel post-terremoto anche per avviare rapporti di collaborazione tra le città, attraverso l'ufficio stampa del Campidoglio fa pervenire la sua risposta. «Mai sentito nulla del genere, quindi non è vero». L'ufficio precisa che il progetto sarà frutto di una condivisione coi cittadini romani e che, comunque, nessuno uscirà di casa prima che siano state costruite abitazioni alternative. Una secca smentita, che dirada solo parzialmente i dubbi che affiorano attorno ai destini del progetto Case una volta che sarà terminata l'emergenza abitativa post-terremoto.

CHE SARÀ. Che ne sarà, allora, di quei 4449 alloggi sparsi in 19 aree del Comune dell'Aquila, realizzati a tempo di record in 185 edifici che sono costati 815 milioni di euro, parte dei quali provenienti dalle donazioni? Il loro futuro è un'incognita. Tuttavia, se fuori L'Aquila già si cominciano a ipotizzare soluzioni di reimpiego come quella paventata in ambienti accademici romani, c'è da stare preoccupati. I 19 nuovi quartieri, cessata l'emergenza, rischiano di diventare il concentrato del disagio e dell'emarginazione. Tra le proposte di destinazione futura finora avanzate, la più ricorrente è stata quella che prevedeva di collocarvi gli studenti universitari.

LA SCHEDA. I complessi antisismici sostenibili ecocompatibili rappresentano «il piano per la progettazione e realizzazione di nuove abitazioni e quartieri all'Aquila», secondo la definizione riportata nel sito della Protezione civile. La consegna degli edifici è durata cinque mesi. Le operazioni di consegna sono iniziate il 29 settembre 2009 a Cese di Preturo e Bazzano e si sono concluse il 19 febbraio 2010 a Tempera e a Sassa. Il 31 marzo 2010 la gestione di tutti gli edifici è passata nelle mani del Comune dell'Aquila. Sempre secondo il sito della Protezione civile, alla realizzazione degli alloggi antisismici sono stati destinati 38 milioni e mezzo di euro frutto di donazioni per il terremoto. Secondo gli ultimi dati, l'importo totale dei lavori, delle forniture e dei servizi affidati sfiora gli 816 milioni di euro. Gli importi pagati sono pari a 728 milioni. Le imprese appaltatrici impegnate nella realizzazione sono state 121. I contratti e gli atti aggiuntivi sottoscritti sono stati 316.

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