Sisma, il dossier del governo all'Ue"L'Aquila è una città in ginocchio"

24 Luglio 2011

La verità sulla situazione a due anni e mezzo dal terremoto emerge nel documento inviato all'Unione Eruopea per ottenere la zona franca: edifici ancora danneggiati, aziende chiuse, cassa integrazione e crollo del turismo

L'AQUILA. Un dossier di 25 pagine con dati economici e descrizione dell'attuale stato di «salute» dell'Aquila a quasi due anni e mezzo dal terremoto del sei aprile 2009. Al dossier, inviato all'Unione Europea, sono appese le speranze di avere la zona franca.

Prima di dare uno sguardo dentro le carte che il ministero dell'economia ha inviato agli uffici della Ue bisogna fare un breve riepilogo della vicenda. La zona franca è stata richiesta dalle autorità locali, condivisa dal governo nazionale ma ancora ferma sulle scrivanie dell'Unione europea. Il provvedimento infatti, che nasce come sostegno alle imprese che vogliono insediarsi nel territorio del Comune dell'Aquila, deve avere il via libera dall'Europa la quale deve valutare se i fondi a favore delle aziende (nel caso dell'Aquila si parla di 90 milioni di euro) sono da considerare o meno aiuti di Stato. Gli aiuti di Stato sono vietati dalla Ue perché andrebbero a falsare la concorrenza.

Per ottenere la zona franca bisogna dimostrare all' Unione Europea che la situazione economica in quella fetta di territorio per la quale viene chiesta è davvero catastrofica.

La relazione inviata a Bruxelles è stata elaborata dal Cresa, la struttura della Regione Abruzzo che si occupa delle analisi economiche. Il documento è forse il primo in cui si scatta una fotografia realistica di ciò che il sisma ha prodotto dal punto di vista sociale, urbanistico ed economico su una realtà già debole prima del sei aprile del 2009.

Il dossier ripercorre tutta la fase dell'emergenza, fornisce dati su sfollati e unità immobiliari danneggiate (ogni edificio come noto può avere più unità immobiliari), aziende costrette a chiudere, cassa integrazione che ha fatto un balzo che ha dell'incredibile, calo vertiginoso del turismo. Poi un lungo elenco di: reti acquedottistiche rese ingestibili, reti fognarie quasi tutte da rifare, danni alla rete autostradale, rete elettrica da rivedere totalmente, rete del gas compromessa e così via.

Ne esce l'immagine di una città bombardata nella quale «la crisi economica risulta amplificata a causa dei danni che il terremoto ha provocato nei settori produttivi, per il decentramento della popolazione e per la perdita della socialità quale conseguenza della nuova pianificazione abitativa».

Si sottolineano anche i problemi relativi al settore sanitario con le difficoltà che ci sono state e ci sono per la riorganizzazione dell'ospedale San Salvatore.

Un capitolo è dedicato anche al crollo degli arrivi e delle presenze (i giorni di permanenza) dei turisti. Il terremoto, è scritto nel dossier, ha provocato un danno di immagine per tutta la regione Abruzzo e per L'Aquila in particolare che sarà difficile sanare in breve tempo.

Da qui la richiesta di zona franca, necessaria per «restituire competitività a un territorio che l'ha persa da oltre due anni». Ora si attende una risposta.

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