1814 RIVOLUZIONE INUTILE E DISSACRANTE

19 Maggio 2013

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Passare sotto la porta Sant'Angelo sta diventando terribile perché il cestello con dentro il capo del povero don Domenico emette un fetore terribile e poi il ricordo del giovane prete patriota rattriste ancora l'animo.

Tutti parlano in paese dei fatti del 28 marzo 1814, anno in cui doveva scoppiare una rivoluzione per rimetter a posto ogni cosa e invece Murat è stato terribile e dopo aver ucciso i rivoluzionari abruzzesi a porta S.Francesco a Penne, ha fatto riportare dai suoi soldati alle porte d'ingresso dei paesi d'origine le teste degli uccisi chiuse entro un cestello di ferro. Nel nostro paese ne sono arrivate due: quella di Domenico e quella di Filippo.

Michele e Giacomino stanno bevendo vino rosso da molte ore dall'osteria di Carminuccio e parlano per ricordare questi tristi fatti.

Michele: ricordo con piacere il canonico don Domenico, giovane prete fatto subito canonico, molto devoto e poco accettato dai vecchi canonici della Collegiata di S.Michele. Ma tu conosci la sua famiglia e come ha fatto ad avere i soldi per affrontare gli studi se suo padre è un mezzadro ?

Giacomino: conosco molto bene la famiglia Marulli, vado sempre da loro a comprare gli ortaggi. Gli infelicissimi genitori, Carlo Marulli e Maria Michela Florindi, il 17 luglio, sono stati trascinati con violenza dai militari a Porta Sant'Angelo per assistere allo scempio dei poveri resti del figlio.

Michele: vedo che conosci bene i tristi fatti accaduti, ma raccontami della famiglia e degli studi del disgraziato don Domenico.

Giacomino: Bene. Il loro vero cognome è D'Andreamatteo ma preferirono adottare il cognome Marulli perché erano conosciutissimi con tale soprannome e il giovane Domenico adottò sempre e si sottoscriveva sempre con Marulli e mai con D'Andreamatteo. Era nato il 17 febbraio 1786 e appena cresciuto dimostrò molta intelligenza tanto che "Toscetta" (il dotto Saverio De Laurentiis) lo prese a casa sua e lo istruì tanto bravo che lo inviò, trovandogli i soldi necessari, a studiare presso il seminario di Penne. Si dedicò molto allo studio riuscendo brillantemente tanto, già prima di diventare prete, fu assunto dalla Collegiata del suo paese in qualità di canonico e attirò l'ammirazione e l'amicizia di tutti i giovani del paese. Investito di tale dignità, fu sacerdote e ebbe sempre grande gratitudine per il benefattore "Toscetta". La sua anima era bella e amorosa. Grande conoscitore del latino, conosceva bene le sacre e profane scienze. Scriveva mascherate e canti carnascialeschi che poi venivano cantate per le vie del paese con sua grande gioia. Si diede all'insegnamento e subito ebbe tanti giovani attorno a sé. E gli avvenimenti della rivoluzione lo trovò in mezzo ai suoi studenti e con essi vi prese parte all'età di 28 anni.

Michele: bene, mi hai raccontato questa bella storia ma perché fu fatto prigioniero di Murat ?

Giacomino: contro don Domenico si schierarono due suoi colleghi, che tu conosci bene Michè, l'arciprete don Tommaso e il canonico don Francesco. Questi due disgraziati - ma smettiamola di bere che sto bevendo troppo e poi chi paga lu cantiniere Carminuccie ? - attestarono avanti al tribunale che durante la sollevazione don Domenico teneva due pistole sull'altare mentre diceva messa, una a destra e una a sinistra, eppure don Domenico non è stato mai visto in armi. Ma l'accusa era pesante e il poveruomo fu incatenato e portato via tra le grida dei suoi studenti.

Michele: e dove lo portarono ?

Giacomino: a Teramo per il processo avanti alle milizie giacobine e il processo fu svelto a condannarlo a morte alla fucilazione. Ma era prete e dovevano spetrarlo.

Michele: cosa, spetrarlo ?

Giacomino: Sì. Lo portarono i soldati ben legato a Penne dove era il suo vescovo. Contro di lui non si poteva eseguire pena di capo se prima non fosse stato dissacrato. Il vescovo di Penne ed Atri, mons Niccolò, altro delinquentaccio come tutti, invece di nasconderlo nei sotterranei del duomo , fornì la mattina il rito dolentissimo dissacrante dai crismi sacrosanti consegnandolo ai soldati. La fucilazione con i moschetti è avvenuta una settimana fa, il 17 luglio alle ore ventuno , a porta San Francesco davanti a tanta popolazione. Ne hanno uccisi altri due con don Domenico. Appena morti hanno tagliato la testa e ora pende qui a porta S.Angelo. Ecco che brutta storia, ma si è fatto tardi e devo tornare a casa altrimenti mia moglie mi caccia.

Michele: grazie Giacomi' mi hai raccontato questa brutta storia e per ringraziarti, solo per sta sera pago io il vino che abbiamo bevuto, tu vai corri.

Giacomino: grazie Miche'.

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