Tossicodipendenti sempre più giovani, prostituzione e risse anche in pieno giorno: «Tutti sanno, nulla cambia»

Pescara, il “buco” di ragazzi e disperati sotto le case e vicino a scuola. L’ex parroco don Max: «Una situazione invivibile, perfino davanti alla chiesa»
PESCARA. «Siamo esasperati, non possiamo vivere così: gente che si droga dalla mattina alla sera; donne che si prostituiscono per poco e senza pudore; risse in pieno giorno e ragazzini, molti del centro città, che vengono qui il fine settimana a fare rifornimento. La periferia è diventata, ormai, la terra di nessuno». Che siano le sette di mattina o le undici di sera, a Rancitelli lo spaccio e il consumo di sostanze stupefacenti proseguono senza sosta, e i residenti non possono fare altro che assistere e continuare a denunciare una situazione di degrado che ormai dilaga in ogni angolo del quartiere.
In via Tavo, via Imele, via Lago di Capestrano, sotto i portici dell’Istituto Aterno-Manthoné in via Tiburtina e nel piazzale di via Lago di Posta, il consumo di droga avviene alla luce del sole con una naturalezza disarmante, costringendo molti residenti a svendere le proprie case nel tentativo di fuggire da un quartiere ormai abbandonato a se stesso. “La via delle fiammelle”, così viene ormai chiamata via Tavo la strada principale dello spaccio e del consumo di droga dove i ruderi dei palazzi Clerico, il cui abbattimento è stato annunciato dal Comune il 27 maggio scorso, continuano ad essere un rifugio per tossicodipendenti e spacciatori della zona.
A raccontare ciò che accade la sera è un residente della zona, stanco di vivere ogni giorno dentro un degrado che non sembra avere fine. «Ieri sera sono passato con la macchina in via Tavo e, ad accogliermi, sempre la stessa scena: ragazzi giovanissimi, anche del centro città, che si stavano facendo di crack lungo la strada. Nessuno ha più voglia di camminare per il quartiere, ormai si gira solo in auto, dobbiamo pensare a proteggerci. È facile capire quando si stanno drogando: ci basta guardare fuori dalle finestre e vedere quattro o cinque fiammelle accese. Quando è così significa che stanno preparando la dose di crack per poi rifugiarsi, a duecento metri, negli scheletri dei palazzi Clerico. La maggior parte di loro vive lì, ma è così grave la situazione che vedi ragazze addormentarsi, in mezzo alla strada, in via Lago di Capestrano. È chiaro che queste persone non temono più la polizia e i controlli perché ormai si bucano in pieno giorno, davanti ai nostri occhi. Ma l’aspetto più grave è che vedi sempre di più i ragazzi del centro città: qui sono più nascosti e possono consumare droga dove e quando vogliono. Io ne ho visti tanti arrivare con il taxi, scendere e andare in via Tavo, lì dove non possono essere riconosciuti».
Tra i clienti anche ragazzini. «Un mesetto fa mi trovavo di fronte alla parrocchia dei Santi Angeli Custodi in via Lago di Posta», dichiara una residente, «erano le otto e mezza di mattina, avevo appena portato mia figlia all’asilo quando, a un certo punto, mi bussa al finestrino un ragazzo, giovanissimo e vestito bene. Non avrà avuto più di vent’anni. Abbasso il finestrino e questo ragazzo mi chiede: “Che stai a fare qua? Hai qualcosa per caso?”. Sono andata via immediatamente, ma queste scene per noi sono la normalità».
Numerosi gli avvistamenti di ragazzi, tra i 19 e 25 anni, che arrivano dal centro città in taxi, o in monopattino, per poi acquistare la dose nelle vicinanze dei palazzi Clerico o in via Lago di Capestrano. «È evidente che siamo di fronte a un problema sociale: i ragazzini vengono qui a Rancitelli, soprattutto il fine settimana, per fare rifornimento. Alcuni di loro vengono in taxi perché temono di essere riconosciuti dalla targa; altri, invece, li vedi arrivare con le auto costose dei genitori. Scendono, prendono la dose, pagano e se ne vanno subito dalla zona».
Risale a circa un anno fa il racconto di una sera che, in molti, non hanno dimenticato: «Un giorno, alla parrocchia dei Santi Angeli Custodi, chiamò una donna da Ancona. Era disperata perché stava cercando la figlia, 19enne, dicendo che si trovava ai palazzi Clerico dove faceva abitualmente uso di sostanze. La situazione è grave e non smetterò mai di dirlo: sgomberare i palazzi non serve a niente».
E a questo scenario si aggiunge la denuncia di don Max, poco prima di lasciare come parroco la chiesa dei Santissimi Angeli Custodi: «Sono in molti a bucarsi di fronte alla parrocchia, succede ogni giorno. L’ultimo episodio qualche settimana fa: era una donna che spesso si prostituisce per avere la dose. Sono i “disperati” che continuano a vivere qui per non perdere il rifornimento. Ma è arrivato il momento di colpire i veri clienti: avvocati, medici, architetti, sono questi a comprare la cocaina, a 80 euro, il fine settimana. Occorre monitorare la situazione, ma la verità è che tutti sanno e, chi di dovere, non interviene. Non mi stancherò mai di dirlo: le periferie sono un male necessario».
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