Abusi sul figlioletto, 40enne arrestato 

Il bimbo di 5 anni minacciato: «Se lo racconti alla mamma, se ne va e ti lascia con me». Ma alla fine ha raccontato tutto

PESCARA. Violenza sessuale sul figlio di cinque anni. È questa l’accusa che ha portato in carcere un pescarese di 40 anni che per circa un anno avrebbe abusato del piccolo fra le mura di casa (un piccolo centro della provincia), quando la mamma usciva per andare a fare la spesa. La richiesta di arresto avanzata dal pm Giuliana Rana è del 20 settembre scorso e il gip, Fabrizio Cingolani, ha firmato l’arresto in carcere a tempo di record. Una storia che arriva all’attenzione della procura soltanto il 14 aprile dello scorso anno con una denuncia presentata dalla madre del piccolo, anche se i fatti sarebbero accaduti prima del settembre del 2021, data in cui il tribunale dei minorenni disponeva l’allontanamento dell’indagato dalla casa familiare. Una decisione che veniva fuori da un altro procedimento: quello di maltrattamenti da parte dell'uomo nei confronti non solo della moglie, ma anche del bambino.
Ma è solo nell'aprile del 2022 che la mamma raccoglie alcune confidenze del bambino su molestie sessuali ricevute dal padre. Prima di aprirsi con la mamma, infatti, la vittima ha atteso che il padre andasse via di casa: aveva paura che quell'uomo, che non chiama mai papà, ma con il suo nome di battesimo (definendolo a volte “schifoso” e “cattivo”), potesse costringerlo ancora a subire le sue attenzioni morbose. Da quel momento si susseguono una serie di interventi di esperti, di assistenti sociali e via discorrendo, ma niente altro, perché uno di questi esperti avrebbe sollevato dubbi sull’attendibilità del bambino.
Ma poi arrivano due ultime e decisive consulenze che si concludono con un incidente probatorio davanti al gip, dove quest’ultimo può valutare in prima persona l’attendibilità di quel terribile racconto che ha sconvolto l’esistenza del bambino. Diverse le testimonianze raccolte dalla procura: a cominciare dalla maestra, una delle prime a ricevere quelle confidenze. E ancora, oltre alla mamma, che il piccolo temeva di perdere perché il genitore ogni volta che abusava del figlio (a detta della vittima una decina di volte) gli intimava di non riferire nulla alla madre altrimenti se ne sarebbe andata, e lui sarebbe rimasto con il padre, ci sono anche quelle dello zio e della zia ai quali il bimbo aveva raccontato quello che l’uomo faceva con lui quando ancora vivevano insieme.
Poi sono arrivate le relazioni elaborate da due neuropsichiatri infantili (Fernando Zucconi e Antonio La Barba) che evidenziavano, fra le altre cose, come il piccolo «manifestava un elevato livello di ansia, paura e ipervigilanza rispetto alla possibilità di rivedere il padre».
E durante uno di questi incontri fu lo stesso bambino a rivolgersi alla madre chiedendole: «Glielo hai detto al dottore che papà...» proseguendo il suo racconto direttamente allo specialista. E gli esperti arrivarono alla decisione che il bambino era assolutamente spontaneo nei suoi racconti. Così come poi riferì la psicologa psicoterapeuta Elisabetta Catapane, nominata perito nell’incidente probatorio, individuando nel piccolo un disturbo post traumatico da stress. E nella misura cautelare, il gip Cingolani afferma che l’indagato «ha manifestato con i suoi comportamenti una personalità aggressiva, violenta e incurante della libertà personale della vittima nonché della sua integrità fisica e psichica, pregiudicata dalle violenze poste in essere in molteplici occasioni». E siccome il pericolo che possa reiterare queste violenze, anche su altri soggetti «in particolari minori indifesi» è alto, unica misura è il carcere. E questo anche perché «l’indagato appare capace di eludere le regole senza scrupoli, non avendo avuto remore a minacciare il figlio di allontanare la mamma se non si fosse prestato a subire i suoi atti sessuali».
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