Al ristorante durante il servizio, chiesto il processo per due carabinieri forestali: sono accusati di falso e truffa

31 Ottobre 2025

Richiesta di rinvio a giudizio nei confronti del maresciallo capo Ambrosini e dell’appuntato Gallerati. Sono 29 gli episodi contestati dall’accusa, grazie agli elementi raccolti dalla compagnia di Penne

PESCARA. Per fare la cresta su straordinari e buoni pasto, l’ex comandante del nucleo di Farindola, il maresciallo capo dei carabinieri forestali Danilo Ambrosini e l’appuntato Marco Gallerati, rischiano il processo.

Il pm Anna Benigni ha firmato per i due la richiesta di rinvio a giudizio per i reati di falso e truffa militare e, per il solo Ambrosini, anche di furto in relazione a quel tavolo in ferro battuto del quale si impossessò il maresciallo, sottraendolo all’area sotto sequestro che interessava la zona dell’hotel Rigopiano: un tavolo sottratto alle macerie dell'hotel spazzato via dalla valanga del 18 gennaio del 2017 dove persero la vita 29 persone, che si trovava nella zona immediatamente adiacente all’edificio crollato, e per la quale la procura di Pescara aveva emesso il decreto di sequestro.

I due militari attualmente sono sospesi dal servizio a seguito di una misura cautelare interdittiva di sospensione dal lavoro emessa dal gip pescarese il 27 marzo scorso.

La truffa militare, la cui competenza è stata fatta rientrare in quella della procura di Pescara, tanto che viene contestata direttamente dal pm Benigni ai due militari, riguarda un articolo del codice penale militare in tempo di pace (articolo 234) che prevede una pena da 6 mesi a 3 anni che può essere aumentata se il fatto è commesso a danno dell’amministrazione militare. E questo è proprio il caso in esame, in quanto l’amministrazione avrebbe pagato una serie di straordinari e di buoni pasto non dovuti, così come anche delle ore lavorative ordinarie non effettuate completamente e comunque inferiori a quelle riportate nell’annotazione sul memoriale di servizio, almeno nel periodo preso in considerazione dall’indagine (tra ottobre e dicembre 2024): inchiesta che prese le mosse proprio da quel tavolo che i carabinieri di Penne ritrovarono a casa del maresciallo Ambrosini nel corso di una perquisizione (fatti partiti dalla segnalazione di una collega che aveva assistito al fatto e che era stata rassicurata sulla regolarità del “prelievo”), dove vennero trovati anche documenti contabili sui quali poi la procura lavorò per ricostruire i falsi e le truffe contestate, come quando il maresciallo si faceva andare a prendere nella sua casa di Isola del Gran Sasso dall’appuntato, mentre risultava che partiva dalla caserma per iniziare l’attività giornaliera. E poi tutta una serie di accertamenti svolti dai carabinieri di Penne che per lungo tempo seguirono i due effettuando anche riprese fotografiche, filmati, controlli sulle auto di servizio mediante gps e registrazioni di orari, per poi verificare se quegli orari fissati nel memoriale di servizio corrispondevano o meno. E le differenze erano praticamente sistematiche, a danno dell’amministrazione, compresi i pranzi con i colleghi durante l’orario di servizio (facendo scattare un procedimento contro questi ultimi, poi archiviato dalla procura). Complessivamente, 29 episodi contestati, e tutti compendiati nel corposo capo di imputazione.

Adesso il gup Francesco Marino dovrà fissare la data dell’udienza preliminare per decidere se i due devono finire sotto processo o meno. Su entrambi incombe il rischio della perdita del grado da parte dell’amministrazione militare, che potrebbe portare anche alla perdita del posto.