Assenteismo, due licenziamenti alla Asl di Pescara

Due impiegati amministrativi sono stati allontanati perché timbravano il cartellino ma poi non andavano a lavorare

PESCARA. Un dipendente della Asl timbrava il cartellino in un luogo di lavoro diverso da quello di assegnazione e un altro, invece, avrebbe prodotto false attestazioni della propria presenza in servizio. Cadono altre due teste alla Asl del direttore generale Claudio D’Amario che, in seguito a controlli a campione oppure a segnalazioni, prosegue nella lotta all’assenteismo che quest’anno ha portato già a due licenziamenti: un supporto amministrativo del centro di Pescara sud in via Pesaro e un altro assistente amministrativo impiegato a medicina di base finito sotto processo per truffa aggravata.

Se nel primo caso, secondo la delibera firmata dal direttore generale, l’impiegato avrebbe preferito timbrare il cartellino per 52 volte non nel posto di lavoro in via Pesaro ma in una sede diversa, nel secondo caso l’amministrativo non sarebbe andato a lavoro per 30 ore e 10 minuti nell’arco di due mesi.

E’ con una lettera inviata a tutti i dipendenti che il direttore del dipartimento Risorse umane Vero Michitelli su mandato del direttore generale D’Amario aveva annunciato tempo fa l’operazione per «prevenire o contrastare le condotte assenteistiche» passando al setaccio i dipendenti non solo di tutti i distretti sanitari di Pescara ma anche quelli dei presidi di Penne e di Popoli. Solitamente l’azienda sanitaria arriva ai licenziamenti in seguito a controlli a campione oppure, nei casi più frequenti, attraverso lettere anonime spesso inviate da interni che segnalano anomalie e situazioni di assenteismo.

«Timbra 52 volte in un’altra sede di lavoro». Il licenziamento più recente riguarda una donna impiegata come supporto amministrativo del centro di Pescara sud e, secondo la delibera, la donna avrebbe timbrato il cartellino in una sede diversa da quella di assegnazione perché più vicina alla sua residenza. La donna è stata quindi licenziata per «una condotta permanente e reiterata nel tempo a partire dal dicembre 2013 fino al febbraio 2014 come provato dai cartellini da cui emerge la falsa attestazione della presenza in servizio».

«Non lavora per 30 ore». L’altro licenziamento riguarda invece un amministrativo finito sotto inchiesta e imputato per truffa aggravata in seguito alle indagini della polizia giudiziaria.

Le indagini, in questo caso, sono partite da una segnalazione anonima all’azienda e l’impiegato è stato tenuto sotto controllo e anche filmato com’era già accaduto in altri casi. In particolare il dipendente, sempre come viene ricordato nella delibera, avrebbe «attestato falsamente la propria presenza in ufficio sia mediante l’inserimento della scheda magnetica nella macchinetta segnatempo sia predisponendo timbrature fittizie».

Le indagini si sono concetrate in particolare su nove giornate a partire da giugno fino ad agosto dello scorso anno e l’impiegato è stato anche filmato. Così è stato licenziato ed è finito sotto processo con l’accusa di truffa aggravata per essersi «procurato un ingiusto profitto pari alla retribuzione percepita nel periodo di assenza». Negli ultimi due anni sono state cinque le posizioni allontanate dalla Asl in seguito alla riforma Brunetta sulla pubblica amministrazione volta all’ottimizzazione della produttività del lavoro pubblico. La riforma aveva previsto nuove forme di licenziamento tra cui «la falsa attestazione della presenza in servizio mediante l’alterazione dei sistemi di rilevamento della presenza o con le altre modalità fraudolente» e per cui «il licenziamento è senza preavviso». Tra i motivi del licenziamento senza preavviso c’è anche una condanna penale definitiva. I dipendenti allontanati potranno fare ricorso al giudice del lavoro.

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