Canoe nel fiume, inchiesta con 3 indagati

9 Luglio 2022

Nel mirino i rappresentanti di società locali: nove approdi realizzati lungo il Tirino senza l’ok di Regione e Beni ambientali

BUSSI SUL TIRINO. Lungo la sponda del fiume Tirino nei pressi di Bussi, e in particolare tra le località conosciute con il nome di “spiaggetta” e “curvone”, avevano realizzato una serie di approdi per canoe, ma lo avevano fatto senza chiedere nessuna autorizzazione ai Beni ambientali. Ed è scattata l’inchiesta, chiusa ora con la conclusione delle indagini. Va subito detto che il pm Luca Sciarretta aveva chiesto l’archiviazione, ma poi l’opposizione dell’avvocato Christian Di Sabatino (legale e presidente della sezione locale della Fipsas, pesca sportiva) ha portato il gip a chiedere un supplemento di indagini che si sono concluse con questo avviso che riguarda tre persone (inizialmente ne erano cinque). Sotto inchiesta sono finiti Andrea Di Pasquale, rappresentante della società Bike For Fun di Popoli, Marcello Natarelli, titolare della ditta Majellando di San Valentino, e Mario Finocchi della società cooperativa Valleluna con sede a Pettorano, società costitute in Ati. Con questi ruoli, sono accusati di aver violato il decreto legislativo che disciplina il codice dei beni culturali e del paesaggio, realizzando, «su area sottoposta a vincolo paesaggistico, in assenza della necessaria autorizzazione della competente Soprintendenza ai BB.CC.AA., 9 approdi per canoe lungo gli argini del fiume Tirino, ognuno dei quali realizzati mediante l’apposizione a terra di due pedane di acciaio ancorate per mezzo di bulloni e cravatte metalliche a due pali metallici conficcati nel letto del fiume, più un ulteriore palo di sostegno».
Determinanti sono state le indagini dei carabinieri forestali che avevano preso atto che quei lavori erano stati autorizzati dal Comune, ma avevano anche approfondito la questione, chiamando in causa e acquisendo il parere dei Beni ambientali, e scrivendo nella loro relazione che «si ritiene che i lavori eseguiti, seppur di modesta entità, necessitano di pareri e/o autorizzazioni da parte degli Enti preposti, considerando che di fatto si è passati da una zona adibita ad area pic-nic ad un indotto di natura sportivo-commerciale. Inoltre, pur rientrando la zona in una area urbana denominata “Contrada la Madonnina”, il fiume Tirino e le sue sponde rimangono di competenza regionale, poiché le fasce spondali del fiume sono tutelate dal vincolo paesaggistico e la vegetazione ripariale lungo le sponde, svolge una importante funzione di difesa idrogeologica del suolo e biologica per la fauna ittica».
Secondo il legale che si oppose all’archiviazione, il Comune di Bussi non avrebbe potuto rilasciare alcuna autorizzazione in quanto la competenza di quella zona è della Regione. Anche su indicazione del legale dei pescatori, la procura ha disposto una serie di interrogatori di persone informate sui fatti che hanno riferito che quei lavori di sistemazione furono realizzati dal 2019, con ampliamenti nel 2020. Qualcuno ha riferito che quella zona si presentava completamente ricoperta da vegetazione naturale e che le piante tagliate non erano né secche né pericolanti. Dei tre indagati, destinatari dell’avviso di conclusione delle indagini, solo uno ha chiesto di essere interrogato. Ora il magistrato dovrà decidere se trasmettere la richiesta di processo al gup.