Campotosto

«Ci dicono: la diga è sicura, ma i lavori restano fermi» 

Ancora bloccata la realizzazione delle 35 casette Sae. Quattro di queste sono vicino all’invaso e la Protezione civile ha detto no

CAMPOTOSTO. Le Sae? A Campotosto c'è il rischio che le casette provvisorie post-sisma non arrivino nemmeno per il prossimo inverno. Trentacinque casette, strutture provvisorie necessarie per non far morire uno dei paesi più belli dell'Alto Aterno, che lotta contro il tempo per non perire sotto ai colpi della paura del terremoto e dello spopolamento già in atto ben prima della scossa del 18 gennaio, perse nei rivoli della burocrazia. Tra quei passaggi consulenziali difficili da comprendere per il sindaco di un piccolo Comune che ha bisogno di tenere unita la sua gente. E così, della trentina di “Soluzioni abitative provvisorie” destinate al paese sul lago ancora oggi non c'è traccia: di queste, 20 vanno nel solo “capoluogo” Campotosto e 4 nella frazioncina di Poggio Cancelli, al di sotto della diga omonima.
Succede che la società di tecnici a cui fa ricorso la Protezione civile per analizzare da un punto di vista geologico e ambientale il terreno e il territorio, ha dato il suo “niet”: quelle 4 casette sotto alla diga non ci possono stare. «Ma come?», tuona il sindaco, di solito mite, Luigi Cannavicci, «prima ci dicono che la diga è sicura, e poi non ci permettono di realizzarvi le Sae, fondamentali per dare un tetto ai residenti? Inoltre», aggiunge, «come si concilia questo paventato rischio con il fatto che l’Ufficio speciale per la ricostruzione invece approva i progetti per ricostruire nella stessa frazione? Ho almeno 3 aggregati già in ricostruzione a Poggio Cancelli».
Secondo i tecnici che hanno fatto i rilievi, la diga è un elemento di “rischio”. Cannavicci ricorda quando, a gennaio, dai vertici dell'Ingv si alzò l'allarme infondato di un probabile “effetto Vajont” in caso di terremoto per la tenuta dell'altra diga, quella di Rio Fucino, paventando che l'acqua - se la diga non avesse tenuto sotto una forte scossa di terremoto - avrebbe invaso tutto il versante teramano da Montorio a Roseto. Di lì il balletto delle smentite da parte dell'Enel: le dighe sono tutte sicurissime e sotto costante monitoraggio.
Fatto sta che a Poggio Cancelli non si possono realizzare le piattaforme base delle Sae, che sono invece in corso di realizzazione a Macioni e Campotosto. Intanto la popolazione di Campotosto, in condizioni “normali"” 600 anime - è quasi per metà sfollata nei Map provvisori del 2009 oppure ospitata in alcuni alloggi del progetto Case all'Aquila.
Già dopo il terremoto del 24 agosto 2016 sono andate via 300 persone, soprattutto gli anziani che nelle seconde case venivano a riposare da aprile a novembre. Un colpo al cuore per la ripresa di un Comune che in estate ha sempre visto quadruplicare la sua popolazione. Tantissime le abitazioni inagibili: oltre il 70%. «Abbiamo un altro grande problema», aggiunge Cannavicci, «e riguarda gli abbattimenti: innanzitutto vanno a rilento da quando è stato tolto il presidio emergenziale dei Vigili del fuoco». Altri problemi, inoltre, con l'arrivo dell'Esercito (in soccorso dei Comuni proprio per gli abbattimenti): «Succede che negli aggregati in cui c'è una casa da abbattere confinante con un'abitazione “sana”, il genio militare chiede al proprietario di quest'ultima una liberatoria in cui dichiara di non pretendere rifacimenti o rimborsi in caso di danni alla sua proprietà: è una stupidaggine!», dice Cannavicci su tutte le furie, «quale proprietario firmerebbe una cosa del genere?». E gli abbattimenti - e conseguenziale avvio delle procedure per la ricostruzione - restano fermi da tre mesi, mentre il freddo si avvicina.
Intanto proprio la prossima settimana dovrebbe partire il recupero delle macerie a opera dell'Aciam. Pronto anche il piano neve: «Se non ci sarà più il terremoto sarà un inverno come tutti gli altri, qui siamo abituati alla neve, mercoledì scorso ci siamo già svegliati con le auto spolverate di bianco. Stiamo predisponendo il piano neve». Quanto all'accusa di omissione in concorso in atti d’ufficio per aver “omesso indebitamente di dare attuazione al Piano neve il 18 gennaio scorso”, Cannavicci si difende: «Un attacco personale e strumentale».