Discoteche chiuse, ricorso al Tar pronto anche dall'Abruzzo: "Servono aiuti concreti"

La rabbia collettiva degli imprenditori della movida: "Il provvedimento farà spostare gli assembramenti nelle feste private"
PESCARA. «Ricorreremo al Tar. Se non ci saranno aiuti concreti quasi tutti chiuderemo definitivamente. Questo provvedimento farà spostare gli assembramenti dalle discoteche, esploderanno le feste private in villa, senza alcun controllo.
Lo afferma Aldo Bertoni, presidente provinciale del Silb Pescara, l'Associazione italiana imprese di intrattenimento da ballo.
L'ordinanza mette in ginocchio il settore delle discoteche abruzzesi che, soprattutto durante l'estate, dà lavoro a migliaia di persone. Il Silb nazionale ha già annunciato un ricorso al Tar del Lazio per la riapertura immediata delle aziende. «Capiamo e conosciamo i nostri limiti, ma abbiamo fatto di tutto per far rispettare le misure. Ci hanno dato la possibilità di riaprire a determinate condizioni ma dopo neanche un mese e mezzo ci hanno fatto chiudere. Focolai in discoteca, ad oggi, non ce ne sono», dice, «ma noi siamo considerati sempre la causa di tutti i mali. Hanno chiuso noi, ma ripartono le crociere. Ci spiegassero a livello scientifico come è possibile».
Parlando di numeri e di un settore che dà lavoro «a migliaia di persone senza considerare l'indotto», il presidente del Silb sottolinea la necessità di «aiuti concreti e imponenti: non bastano semplici indennizzi perché sono state investite risorse enormi».
QUI FOSSACESIA. Durissimo anche lo sfogo del titolare del Supporter Beach di Fossacesia, Donato Di Campli.
La sua struttura, nelle ultime settimane, è stata più volte considerata un modello funzionante per quanto riguarda le misure anti contagio: numerosi controlli, ma nessun provvedimento. Questo è stato possibile anche grazie ad un significativo investimento per rispettare le misure previste.
«Sono dei pazzi», dice, «non sanno di cosa parlano e dei danni che causano. Non so come facciano a prendere decisioni del genere. Sono esterrefatto. Farò pagare i miei mutui a Conte e Speranza. Il primo agosto», racconta, «ho acquistato la merce per tutto il mese perché poi i fornitori sono chiusi, oltre 180mila euro di prodotti. Ora cosa ci faccio?
Ci hanno fatto aprire, ci hanno detto di attenerci a regole ben precise, che hanno un costo notevole, e poi ci hanno tolto tutto. Che significato ha? E chi ci ridarà i soldi investiti?», chiede l'imprenditore, definendo i contributi annunciati dal Governo come una «pagliacciata».
QUI ALBA ADRIATICA. Sconforto viene espresso anche dall'organizzatore di un'altra storica discoteca abruzzese - il Gattopardo di Alba Adriatica - Massimiliano Zechini: «Sarebbe stato meglio rimanere chiusi fin dall'inizio», esordisce, «se lo avessimo saputo prima avremmo evitato di investire tutto quello che è servito per allestire un'estate estremamente travagliata, con regole che sono cambiate in continuazione. Siamo diventati un capro espiatorio», aggiunge, «ma focolai in discoteca non ci sono stati e non credo che i contagi dipendano dalle discoteche. Dietro a questo settore ci sono famiglie e sacrifici. Noi diamo lavoro a un centinaio di persone. Dobbiamo essere considerati come lavoratori veri. Fino ad oggi non abbiamo avuto niente. Non vediamo un futuro. Saremo i primi a chiudere e gli ultimi a riaprire. Se mi chiedete cosa faremo un domani», osserva amareggiato, «non so rispondere».
QUI TORTORETO. Per il titolare del Manakara Beach Club di Tortoreto, Alessandro Palumbo, non ha senso «chiudere ora dopo averci fatto riaprire. Sicuramente noi, che facciamo anche food e cocktail», afferma, «siamo meno penalizzati degli altri, che si devono fermare completamente, ma dovremo comunque ridurre il personale. Assurda la logica delle mascherine a orari, mentre il rischio della chiusura delle discoteche è che gli assembramenti si spostino altrove, in contesti meno controllati».
QUI PESCARA. Parla di «provvedimento vessatorio» il titolare del Megà Disco Dinner di Pescara, locale invernale chiuso ormai dall'inizio dell'emergenza.
«In un'ottica economica non so quanto si possa reggere così», afferma l'imprenditore Raul Vaccaro,«siamo nelle mani del nostro illuminato Governo, che speriamo riesca a gestire la situazione. Abbiamo ricevuto delle risorse come impresa, ma nessun contributo mirato per le discoteche. Siamo considerati un settore di secondo livello, nonostante i milioni di euro derivanti dalla Siae, dalle accise sull'alcol o dall'Imu sulle strutture. Tutto il nostro indotto, dai fornitori ai manutentori», conclude, «è completamente fermo».
QUI VASTO. Scelta diversa infine per il Baja Village, storica discoteca di Vasto, che quest'anno aveva già deciso di non riaprire. Silvio Iacovitti spiega che «riaprire avrebbe comportato investimenti notevoli e, vista la situazione, abbiamo capito subito che la stagione era compromessa. Quindi, per rispetto dello staff e del nostro pubblico, abbiamo deciso di non riaprire. Ci auguriamo di ripartire in grande l'anno prossimo, ma non date le colpe alle discoteche che sono più controllate di lungomari e piazze».
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