Dragaggio, i lavori salgono a 10 milioni

16 Aprile 2011

Un piano per spostare il fiume, Goio chiede garanzie per tornare. Marineria verso lo stop

PESCARA. È talmente insabbiato il porto di Pescara che non fa passare neanche la politica. E con essa gli auspici del commissario Goio di avere a disposizione i soldi per risolvere definitivamente il problema del dragaggio. Al seminario della Camera di commercio sono molte le poltrone che restano vuote. «Non si possono fare le nozze con i fichi secchi», va ripetendo l'architetto dimissionario. Perché, per l'immediato servono 4 milioni, più in là almeno altri 6.

La draga che continua a tirare su lentamente i fanghi del porto commerciale ed i grossi tubi di aspirazione, scaricati ieri, e che serviranno a scavare i fondali del porto turistico (in questo caso la draga, più grande, è in arrivo da Ancona) fanno da sfondo all'incontro organizzato dall'Ente camerale al Marina per cercare di chiamare tutti al capezzale di Pescara. L'intenzione è di dare una spinta politica all'ordinanza che per ora, in verità, ha spinto soltanto Adriano Goio a lasciare il posto da responsabile delle operazioni del Provveditorato ai Lavori pubblici.
La richiesta. L'appello parte forte dal presidente della Camera di commercio Daniele Becci e dal suo vice Bruno Santori: «Chiediamo a Chiodi e a tutti i politici abruzzesi di fare in modo che l'ordinanza sia integrata e che Tremonti rifaccia i conti per Pescara perché, altrimenti, il porto così è morto».

Accanto a loro ad ascoltare c'è solo l'assessore comunale Vincenzo Serraiocco che fa le veci del sindaco Luigi Albore Mascia. L'assessore regionale Giandonato Morra è assente (impegni politici a Roseto), e in rappresentanza del Provveditorato non c'è nessuno, così come non c'è traccia di consiglieri regionali (né di una parte politica né dell'altra) né di parlamentari. E non fa niente se Chiodi ha già fatto sapere di aver chiesto un incontro al governo. Più tempo passa più cresce l'emergenza e più pescherecci e navi rischiano di non entrare in porto. «Non basta una piccola draga per togliere tutto quello che c'è là sotto prima che inizi la stagione estiva», è il ragionamento di fondo.

«L'ordinanza prevedeva 1,9 milioni di lavori già appaltati dal Provveditorato e 2 milioni della Regione dai fondi Fas, ma quando il ministero ha detto che dovevo preparare un piano economico per 2 milioni complessivi è come se mi avessero tagliato le gambe», racconta Goio che ne fa un questione di responsabilità.

Il progetto.
L'architetto fa capire che non ha alcuna intenzione di ritirare le dimissioni («conservo comunque la carica di commissario straordinario per il risanamento del bacino Aterno-Pescara») fino a quando a Roma non intuiscano la gravità del problema. Ma di quanti soldi parliamo? Goio chiede certezze, vuole risolvere il caso del dragaggio in modo definitivo e per farlo tira fuori il piano regolatore portuale datato 2008, con una deroga. La spiega attraverso l'aiuto delle proiezioni che si susseguono sullo schermo dietro di lui e che poi l'ingegnere Paolo De Girolamo, dell'università dell'Aquila, illustra nei particolari: «Occorrono 10 milioni per portare a compimento in due anni la prima fase più urgente con il dragaggio, la deviazione del fiume a nord attraverso la costruzione di un molo che raggiunga l'attuale diga foranea a est e che accompagni l'acqua del Pescara verso il largo». Alla prima fase ne seguirebbero altre due: la seconda è di 47 milioni e consentirebbe di completare il porto commerciale; la terza è di 33 e prevede una darsena per la marineria. Si arriva così a 90 milioni.

La cifra risuona nel padiglione espositivo della Marina malgrado l'affluenza di un buon pubblico e di due rappresentanti dei pescatori guardati a vista dagli agenti in borghese. «Non impressionatevi», sembra capire l'imbarazzo Goio, «la priorità è la prima fase, quella da 10 milioni, per il resto si può anche pensare a forme di finanziamento alternative come ad esempio una collaborazione con i privati attraverso l'attuazione di un Project financing».

Per i 10 milioni Santori, Sabatino Di Properzio e Francesco Scordella, delegati del Forum per l'economia per l'emergenza del porto, hanno suggerito che l'intero capitolo di spesa relativo alla legge regionale nº 34 venga messo a disposizione del commissario.

La marineria.
Di fronte a questa situazione la risposta della marineria non si fa attendere: da oggi fino a tempo indeterminato è in stato di agitazione. La decisione viene presa al termine di una riunione all'associazione Armatori di Pescara. E alla base della protesta manco a dirlo c'è, sì, il mancato dragaggio del porto canale ma anche l'assenza di considerazione da parte di chi amministra.

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