Federalberghi: tre hotel in vendita

La crisi del sistema ricettivo: mezzo milione di posti letto vuoti in un anno. Il presidente: mancano i collegamenti

PESCARA. C’è una contraddizione nel sistema ricettivo pescarese, secondo l’associazione che raccoglie gli albergatori: mentre il turismo cala, la clientela di passaggio legata soprattutto alle imprese è dimezzata, la città è invece pronta ad accogliere nuove strutture alberghiere. «Perché non si pensa a creare qualcosa di fortemente aggregante prima di pensare a nuovi hotel?», si domanda retoricamente Emilio Schirato, presidente di Federalberghi, l’associazione attraverso cui snocciola i dati dei posti letto rimasti vuoti e parla del rischio disoccupazione nel settore degli hotel. Pescara ospita 20 alberghi in cui lavorano da 15 a 30 persone e, complessivamente, i posti letto sono 1.800. Nel 2011, secondo i dati di Federalberghi che si basano su quelli diffusi dalla Regione, in un anno sono rimasti vuoti circa mezzo milione di posti letto spalmati su 365 giorni a fronte di 657 mila posti sempre in un anno.

«I dati ufficiali del 2012», spiega Schirato, titolare degli alberghi Duca D’Aosta e Plaza, «non sono stati ancora pubblicati ma posso dire che saranno più sconfortanti dell’anno precedente. Un altro dato emblematico del comparto alberghiero», prosegue Schirato, «riguarda gli alberghi in vendita: tre in città e due a ridosso dell’asse attrezzato».

Secondo Schirato i motivi vanno ricercati nel periodo di crisi e nella penuria di collegamenti. «La crisi delle imprese», spiega il presidente di Federalberghi, «ha dimezzato la clientela business perché se prima si viaggiava adesso, per fare un esempio, le riunioni vengono fatte tramite skype. A questo bisogna aggiungere i collegamenti saltati da Pescara come l’aereo per Toronto e il collegamento con la Croazia che portava linfa alla città».

Federalberghi racconta che secondo il pp2, il piano particolareggiato varato dal Comune, nasceranno almeno due alberghi nell’area lungo il fiume fino all’ex Cofa.

«I nuovi alberghi», illustra, «sono quelli di Milia-Mammarella e probabilmente della Camera di commercio. Ma di fronte a questi dati sconfortanti», continua il presidente Schirato, «l’arrivo di nuove strutture intaserà soltanto un mercato già saturo. Quello che propongo, e che faremo osservare al Comune, è invece di creare qualcosa di innovativo che possa attrarre, aggregare e risollevare quindi le strutture alberghiere».

Non la pensa così, invece, Antonio Oliveri, titolare dell’hotel Carlton sul lungomare e da poco entrato tra i venti alberghi italiani nella classifica Top beach hotel Trivago.

«Stiamo andando bene nonostante la crisi», dice Oliveri il cui osservatorio sulle strutture ricettive è più roseo. Lo definisce «collasso», invece il presidente di Federalberghi, il sistema ricettivo pescarese che, sempre per Schirato, potrebbe «produrre 800 nuovi disoccupati e un danno enorme all’indotto».

Quindi, il presidente dell’associazione che riunisce gli albergatori conclude: «La città non ha bisogno di nuovi posti letto ma piuttosto di un’idea che attragga e che possa riempire le strutture esistenti. Se le presenze diminuiscono e la ricettività aumenta il sistema è destinato al collasso. E’ il turimo il volano della città, l’unico settore che può rilanciare Pescara».

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