Ferri: "Riqualificazione indispensabile,serve una Pescara 2 al porto turistico»

L'imprenditore Gilberto Ferri, inventore della marina turistica di Pescara, lancia l'idea: «Un nuovo quartiere con palazzi e alberghi sui ruderi dell'ex Cofa». E sulla nascita del porto ricorda: «Fu difficile trovare i fondi per i lavori»

PESCARA. «Con il porto turistico, Pescara, da città di mare come tante altre, è diventata una città marinara. La differenza? Che non subisce il mare ma lo vive, anche con gli yacht. Qual è il futuro? Si gioca sui ruderi dell'ex Cofa: uno spazio abbandonato che vale l'ira di Dio. Lì può nascere un quartiere, Pescara 2». Gilberto Ferri è il papà del porto turistico. A 91 anni, guarda ancora avanti. Gilberto Ferri, da presidente della Camera di commercio negli anni Ottanta, prima, ha trovato i soldi per costruire il porto turistico e, dopo, l'ha fatto realizzare con l'ambizione di «cambiare il modo di vivere il mare a Pescara». Dal 1984 a oggi, il porto turistico di Pescara è diventato il terzo in Italia per posti barca.

Ferri è stato il precursore della politica degli yacht?
«Quando sono diventato presidente della Camera di commercio ho trovato sulla scrivania il progetto per un porto turistico redatto dal mio predecessore, Giustino De Cecco. Mi sono detto: "Il progetto c'è, adesso, si devono trovare i soldi per farlo". E così mi sono dato da fare e ho trovato una grande collaborazione con un giovane ingegnere, appena laureato, Massimo Caputi. Così è nato il porto turistico: una macchina che produce soldi e non può perderli. È impossibile macinare debiti: non ci si può riuscire neanche studiando e applicandosi duramente».
Secondo l'attuale presidente della Camera di commercio, Daniele Becci, il porto turistico è stato «una fantastica intuizione» di Ferri. Come le è venuta l'idea di realizzarlo?
«Il porto turistico è nato anche grazie all'idea di De Cecco. L'impresa difficile è stata trovare i soldi: io ho girato, ho menato, mi sono impegnato e, alla fine, da un programma ministeriale per lo sviluppo dei porti sono arrivati i primi quattrocento milioni di lire per realizzare le strutture in cemento. Tutto il resto è arrivato dalla vendita in concessione dei posti barca: al Marina di Pescara, oggi, ce ne sono quasi mille, è la terza base in Italia. Il porto turistico è una ricchezza per la città: una struttura che riesce ad autofinanziarsi a patto di amministrarla bene».
All'epoca, come è stata accolta l'idea di realizzare un porto turistico a Pescara?
«Ricordo che il primo progetto è stato bocciato dai consiglieri della Camera di commercio. Insomma, all'epoca, si pensava che la Camera di commercio dovesse mettere soltanto dei timbri: con me, invece, c'è stato un cambio di mentalità e la Camera di commercio ha cominciato a ragionare da impresa. Comunque, grazie alla caparbietà di Caputi, la domanda è stata presentata anche alla Regione Abruzzo e, di qui, la strada è stata in discesa». 

Cosa c'era prima al posto del Marina di Pescara?

«Non c'era niente, solo un po' di spiaggia accanto all'ex mercato ortofrutticolo. Oggi, invece, c'è una risorsa per la città. Ma non è stato facile costruirla. Per spiegarlo basta un dettaglio: all'inaugurazione era presente anche il ministro Remo Gaspari, insieme a una folta schiera di onorevoli, e Gaspari ha esordito chiedendomi scusa».
Perché?
«Disse così: "Chiedo scusa a Gilberto Ferri perché quando è venuto da me a chiedere i finanziamenti per il porto turistico, gli ho detto che al momento non era possibile. Però, Ferri è un testone abruzzese, un coccione, ed ecco che il porto turistico è diventato una realtà". Queste parole di Gaspari mi hanno fatto felice». 

Se lei ha costruito il porto turistico, oggi, il testimone passa a Becci che vuole acquistare l'ex Cofa dalla Regione Abruzzo, un affare da 10 milioni 240 mila euro. Pensa che sia possibile?

«Becci è una persona intelligente e mi pare che la sua impostazione sia giusta. In quella zona, ci starebbe bene un albergo come si deve. Inoltre, visto che lo spazio è rilevante è possibile costruire anche strutture di edilizia residenziale. All'ex Cofa, tra il ponte del Mare e il porto turistico può nascere un nuovo quartiere, chissà, magari una Pescara 2. Ieri, quando ho letto le dichiarazioni Becci, gli ho subito telefonato».
E cosa gli ha detto?
«Gli ho detto di risolvere la questione dell'ex Cofa perché quello spazio deve essere utilizzato, ne vale il futuro di Pescara. È una zona che vale l'ira di Dio, una delle più belle posizioni, altro che quella porcheria di terreno che c'è adesso».

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