Deciso l’abbattimento di 40 alberi a Pescara, i tecnici: «Pericolosità estrema»

Dopo i collaudi e le prove di trazione, il Comune dispone il taglio: «Sono a rischio crollo», e scoppia la polemica. La consigliera Barba fa l’accesso agli atti: «Così aumenta il caldo urbano»
PESCARA. Sono 40 gli alberi definiti pericolosi dai tecnici comunali e che quindi devono essere abbattuti. Con i pini sulla Strada parco che hanno aperto la polemica cittadina (e politica), arriva un altro atto che scrive il destino di quaranta alberi che si trovano in diversi punti della città. Su di loro un pool di professionisti ha deciso – dopo valutazioni e prove da sforzo – che devono essere abbattuti. Sono stati classificati come classe D, vale a dire che presentano difetti strutturali significativi. “Pericolosità estrema”, riportano i tecnici sulle carte di abbattimento. Tra i 40 alberi pericolosi vi sono pini d’Aleppo, cipressi dell’Arizona, pioppi italico, aceri americano, platani, robinia pseudoacacia e Cercis. Resta intanto ancora chiusa la parte della Pineta dove si trova il laghetto artificiale a causa del crollo, domenica scorsa, di due alberi. Circostanza avvenuta «a causa del forte vento», dicono l’assessore Cristian Orta e il sindaco Carlo Masci che hanno quindi disposto la chiusura «con finalità prudenziali, per tutelare l'utenza ed evitare qualsiasi tipo di pericolo per chi frequenta l'area verde».
L’ABBATTIMENTO Prima di arrivare a scrivere la parola fine sui 40 alberi cittadini, il team di professionisti composto da Riccardo Frontini, Eleonora Brutti e Michele Rismondo, ha eseguito diversi controlli tecnici volti a testare la forza degli alberi che si trovano nell’area del dopo lavoro ferroviario, via Vittoria Colonna, via Aterno, via della Bonifica, via Tirino, via D’Avalos, via Lago di Borgiano, via Colle Innamorati, via Virgilio e alla Riserva naturale pineta dannunziana. Oltre alla valutazione visiva, i tecnici hanno eseguito su 9 pini all’interno della pineta e su uno in via D’Avalos anche le prove strumentali di trazione. Il cosiddetto “pulling test” che valuta la stabilità di un albero simulando l’azione del vento e misurando la resistenza del suo apparato radicale. Controlli che sono stati eseguiti in un arco di tempo che va da luglio 2024 fino a maggio 2025. A distanza di cinque mesi, il 17 ottobre scorso la dirigente Emilia Fino ha firmato l’atto che dispone l’abbattimento dei 40 alberi.
LA POLEMICA Una lista di abbattimenti «stile Hunger Games», ironizza la consigliera Simona Barba di Avs-Radici in Comune. «Colpisce più di tutto, che il provvedimento investa anche la Riserva naturale, luogo che dovrebbe essere governato dagli strumenti della tutela, a partire dal Piano di assetto naturalistico, e non con la logica ordinaria di un giardino pubblico». Barba contesta la decisione del Comune poiché «nel suo complesso, riduce la massa fotosintetica urbana e priva i quartieri di ombra, mitigazione climatica, assorbimento di Co2 e filtrazione degli inquinanti», prosegue Barba, «rendendo la città più esposta all’isola di calore e depauperando il capitale naturale della Riserva, che a venticinque anni dalla sua istituzione è ancora priva di un organismo gestionale pienamente operativo».
L’ACCESSO AGLI ATTI La consigliera di centrosinistra vuole quindi andare a fondo sulla questione degli alberi ed è per questo che ha deciso di chiedere l’accesso agli atti per vedere e leggere le perizie dei tecnici. «La città ha bisogno del suo bosco urbano tanto quanto di strade e servizi», aggiunge, «ogni albero che cade sottrae ossigeno, capacità di assorbire Co2 e polveri sottili, qualità dell’aria e benessere microclimatico». Per questo l’associazione chiede «un immediato cambio di rotta, a partire dalla Riserva, con una moratoria sugli abbattimenti, l’attivazione dell’ente gestore e una pianificazione forestale che metta al centro conservazione, resilienza climatica e partecipazione. Solo così Pescara potrà evitare che la prossima “lista” diventi l’ennesimo passo verso una città più calda, più povera di verde e meno vivibile».



