L’infermiere aggredito in ospedale: «Quell’uomo mi ha messo le mani al collo. Ho paura, ma torno al lavoro»

Pescara. Il racconto dell’infermiere 29enne preso a calci e pugni dal familiare di una paziente per un pasto. «Mi ha picchiato, non ho capito più nulla. Non possono accadere queste violenze»
PESCARA. «Ho paura di rivederlo in ospedale, ma torno a fare con passione quello che amo fare. Il mio lavoro». Non si è lasciato scoraggiare il giovane infermiere che lunedì scorso è stato aggredito dal familiare di una paziente per la mancata consegna di un pasto. Il ragazzo, 29 anni, preferisce rimanere anonimo perché il suo aggressore, seppur denunciato per lesioni aggravate, è a piede libero. Tanto che il giorno dopo la violenza accaduta nel reparto di Ortopedia è tornato a scatenare il caos tra le corsie ospedaliere durante l’orario di visita. «Mentre mi tirava i calci, mi minacciava. Diceva che avrebbe terminato il lavoro fuori dall’ospedale. Ma poi non ho capito più nulla perché mi ha afferrato d’improvviso». Dopo gli accertamenti in Pronto soccorso, il 29enne, seppur ancora sotto choc e con qualche dolore a causa del violento urto, oggi rientra in reparto. «Sempre con lo stesso entusiasmo del primo giorno, ma affronterò la paura di quello che è accaduto».
IL RACCONTO «Ha iniziato ad alzare la voce, a andare oltre lo spazio intimo», racconta il 29enne, «poi mi ha messo le mani addosso. Mi ha afferrato per il collo e da lì non ho capito più nulla». A scongiurare il peggio è stato il rapido intervento degli altri colleghi in corsia. «Ho iniziato a urlare mentre cercavo di indietreggiare, così sono caduto a terra e lui mi ha continuato a minacciare. Diceva che doveva finire il lavoro fuori dalle mura dell'ospedale». Fortunatamente, l’aggressore, 50 anni, è stato subito bloccato dai colleghi e dai poliziotti del posto fisso di polizia. Per il 29enne, con lividi e dolori un po’ su tutto il corpo, il trasferimento al Pronto soccorso per le cure. «Erano giorni che l’uomo urlava e si comportava male», ricorda il 29enne. Stando infatti anche al racconto degli altri colleghi e dei pazienti del reparto, il 50enne aveva creato momenti di tensione già nei giorni precedenti. Lunedì scorso, l’uomo ha perso il controllo a causa della mancata consegna del pranzo alla madre ricoverata. Pasto che, però, non doveva essere consegnato perché la paziente era stata sottoposta al “digiuno terapeutico” di qualche ora a seguito di un accertamento medico eseguito da poco.
L’ESCALATION DI VIOLENZE Il 29enne, pugliese di origine ma a Pescara da anni prima per studio e poi per lavoro, può tornare a indossare il camice bianco. «Se ho paura di rivede quell’uomo? Sì, certo. Ma continuerò a dare il massimo sempre. Non pensavo si potesse arrivare a tanto, è la prima volta che mi accade una violenza sul posto di lavoro. Ne ho sempre sentito parlare e mi sono sempre informato su questo tema, ma viverlo è stato spaventoso». Al Santo Spirito di Pescara non è la prima aggressione ai danni del personale sanitario che si verifica: poco tempo fa un’infermiera 29enne era stata aggredita e minacciata da una 38enne che si era recata in Pronto soccorso per un dolore alla gola. Anche in questo caso era stato necessario l’intervento della polizia. C’è poi il caso degli sputi in faccia alla Bad manager della Asl. Ma questi sono solo alcuni dei tanti casi finiti sulle cronache dei giornali. «La domanda di assistenza che c'è adesso è aumentata tantissimo negli ultimi anni», dice il 29enne, «ma il numero di infermieri rimane lo stesso e non si riesce a stare al passo. Ma ciò non toglie che una persona possa reagire usando la violenza e violando lo spazio di un’altra persona».

