Lino Guanciale nei panni del commissario Ricciardi

CORONAVIRUS / L'INTERVISTA

Guanciale: «Il nostro mondo va aiutato, ecco le mie proposte» 

L’attore marsicano: con l’Abruzzo film commission si possono creare migliaia di posti di lavoro  Tante le location per girare i film e sostegno all’indotto, tra alberghi e ristoranti per le troupe

Tanto appare antipatico e un po’ “carogna” in serie televisive come “L’allieva” o “Non dirlo al mio capo”, in cui tartassa cinicamente le malcapitate Alessandra Mastronardi e Vanessa Incontrada, quanto è affabile e garbato nella vita di tutti i giorni. Lino Guanciale, 41 anni, di Avezzano, attore supergettonato al cinema, in teatro e in tv, non scandisce il suo tempo attraverso i copioni. Anzi, in questo periodo di emergenza Covid, non esita a scendere in prima linea a difesa di un settore, quello delle arti e dello spettacolo, che soffre terribilmente le conseguenze del lockdown: zero eventi (in prospettiva in formato ridotto e spettatori contingentati) e disperato appello degli operatori del settore, ridotti allo stremo economico. Guanciale, come suo solito, non le manda a dire. Usa parole chiare e traccia anche una strada da seguire: idee e proposte per contribuire concretamente alla rinascita di un settore vitale per la cultura dell’Abruzzo.

Lino Guanciale, l’emergenza Covid ha messo in ginocchio un intero settore, quello dello spettacolo e delle arti in genere. Come si può risollevare?
«In questi tre mesi si è innescato all’interno del mondo dei lavoratori dello spettacolo – artisti, professionisti dell’organizzazione, tecnici – un vero dibattito sulla propria coscienza comune di lavoratori. Sta crescendo la consapevolezza riguardo ai propri diritti e alla necessità di agire il più unitariamente possibile. Da questo dibattito sono nate delle proposte interessanti e si sta sviluppando anche una coscienza nuova del valore della rappresentanza sindacale. L’emergenza Covid ha svelato e amplificato delle fragilità di sistema che il governo, da un lato, e i lavoratori dello spettacolo e i loro rappresentanti, dall’altro, devono affrontare elaborando riforme strutturali sia del sistema di tutela del lavoro, sia del sistema produttivo».
Si dice sempre che da una tragedia, da una emergenza, possa nascere un’opportunità. Quale la strada percorrere? Esistono strumenti per aiutare un settore, che soprattutto nelle produzioni di nicchia, farà una grande fatica a risollevarsi?
«Il punto è proprio che l’emergenza ha mostrato come non esistano ancora strumenti efficaci, se non le riforme strutturali del codice dello spettacolo da un lato – la cui legge è stata promulgata nel 2017, ma manca dei decreti attuativi – e un codice di tutela per il lavoro intermittente dei lavoratori dello spettacolo dall’altro. Ovviamente sono processi a lungo termine. Anche per questo bisogna partire subito. Nell'immediato, invece, si devono produrre più giornate di lavoro possibile per i lavoratori del settore, di modo che possano anche accedere agli ammortizzatori sociali previsti attualmente».

Qui in un ritratto del fotografo Manuel Scrima
I nomi come il suo, che godono dei favori del pubblico, possono incidere sull’attività di sensibilizzazione verso la classe politica. Oggi cosa suggerirebbe a un amministratore pubblico per dare una mano concreta al mondo dello spettacolo?
«I nomi più visibili e popolari hanno una grande responsabilità in momenti come questo. Credo che debbano agire non tanto da leader o capifila, ma cercando di dare visibilità alle istanze dei colleghi e dei settori meno conosciuti, evitando atteggiamenti paternalistici e partecipando come gli altri al dibattito. A un amministratore, quindi, consiglierei di non interpellare soltanto i volti noti, ma anche i loro rappresentanti di categoria. Dall’altro lato i volti noti devono ricordarsi che la fama non coincide con la rappresentanza e non devono dimenticare da dove siamo partiti tutti».
L’Abruzzo soffre come tutte le Regioni la difficoltà di non poter organizzare eventi pubblici, spettacoli, concerti. Esiste una via intermedia, in attesa della sparizione del virus o della scoperta di un vaccino, che aiuti il settore?
«Credo si debba cercare di fare un regesto, un elenco il più puntuale possibile degli spazi sia all’aperto che al chiuso, sia già teatrali o “teatrabili” e utilizzabili per performance musicali e concertistiche che possano creare giornate lavorative – giornate di prova, recite, sessioni di formazione – di qui al ripristino delle normali condizioni di lavoro. Come consulente artistico per la prosa di una struttura importante come il Teatro dei Marsi credo sia necessario che da un lato la politica, dall'altro i responsabili delle strutture dello spettacolo dal vivo più importanti della regione, prendano la responsabilità di questo lavoro di intelligence territoriale, attivando poi delle buone pratiche di programmazione delle proprie stagioni nel corso dei prossimi mesi di emergenza. Con l’amministrazione comunale di Avezzano ci stiamo preparando a vari scenari possibili, cercando di fare in modo che il teatro dei Marsi possa concretamente essere in questo senso un riferimento per i lavoratori del settore».
L’interruzione di molte produzioni televisive e cinematografiche ha causato danni economici rilevanti. L’aiuto dello Stato può essere sufficiente oppure sarà necessario inventarsi qualcosa di nuovo anche nell’ambito del lavoro e della produzione?
«Per i lavoratori dell’audiovisivo valgono in gran parte le stesse considerazioni di necessità di tutela già citate per i lavoratori dello spettacolo dal vivo. Sul fronte produttivo è vero però che degli strumenti esistono già e se la ripresa dei lavori sui set cinematografici e televisivi è molto legata alla risoluzione di problemi assicurativi, è vero anche che istituzioni come le Film Commission regionali possono fare molto per attrarre le produzioni e incrementare l’indotto professionale sui propri territori».

L'attore marsicano sul set della fiction L’Allieva
Si spieghi meglio.
«In questi anni ho potuto constatare come Film Commission estremamente efficaci come quelle della Puglia, dell'Alto Adige, del Friuli Venezia Giulia o del Piemonte, siano state capaci non soltanto di produrre un grande ritorno di immagine per propri territori, ma anche di generare concretamente lavoro per migliaia di persone. L’indotto innescato dal buon lavoro di una Film Commission non riguarda solo le maestranze tecniche e artistiche regionali – gli accordi che le Film commission stringono con le produzioni prevedono solitamente che le stesse produzioni possano girare in regione, a patto di dare lavoro almeno fino al 50% dei loro organici a maestranze tecniche regionali, oltre che ad attori regionali per i ruoli secondari – ma anche l’indotto riguardante strutture ricettive, ristorative, noleggi di materiali tecnici e di location situate in regione».
La nostra regione ha le caratteristiche giuste?
«La vicinanza dell’Abruzzo alla sede delle maggiori produzioni, ovvero Roma, l’enorme varietà paesaggistica che l’Abruzzo mette a disposizione ne fanno effettivamente un set ideale per comodità logistica e potenziale espressivo. So bene che in Regione si è affidata la Film Commission per l’Abruzzo, e mi auguro che si lavori con sempre maggiore attenzione e celerità per attrarre nuove produzioni».
Quali sono i suoi progetti imminenti? E quelli a medio e lungo termine?
«Attualmente sono in procinto di riprendere i lavori sul set della terza stagione dell’Allieva e si sta ultimando la post-produzione del Commissario Ricciardi, ma c'è bisogno di tempo per capire quando si apriranno i nuovi set in cui sarò coinvolto. E sono anche in attesa di capire come riprenderanno gli impegni teatrali attualmente saltati o congelati per la pandemia. Avrei dovuto debuttare ad aprile con un nuovo recital su Flaiano, “Non svegliate lo spettatore”, con Davide Cavuti e per l’autunno avrei dovuto essere impegnato in una nuova grande produzione di Ert (Emilia Romagna teatro) e anche nella ripresa dello spettacolo “La classe operaia va in paradiso”».
Lei vive a Roma, è riuscito a tornare in Abruzzo? Da ieri è possibile sconfinare tra le Regioni. La prima cosa che farà appena rientrerà?
«Siamo stati ligiamente fedeli ai protocolli e non ci vediamo dall’inizio del lockdown. La prima cosa che farò sarà andare a pranzo dai miei. Non vedo l’ora di mangiare gli gnocchi al ragù che prepara mia madre».
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