Il caso dell’annuncio di lavoro: «Cerchiamo un parrucchiere, ma solo gay»

Un negozio pubblica il post subito bannato: «Eppure sosteniamo una categoria spesso discriminata»
MONTESILVANO. «Cerchiamo parrucchiere uomo gay con partita iva». È questo l’annuncio comparso nei giorni scorsi sul gruppo Facebook dedicato a Montesilvano dove un nuovo salone è alla ricerca di un professionista specializzato nel settore femminile che dichiari di avere un determinato orientamento sessuale. Il post ha suscitato immediatamente una serie di reazioni discordati: dall’indignazione di chi accusa i titolari di sessismo all’ilarità, passando anche per chi ha compreso il senso del messaggio e ha dato ragione ai diretti interessati.
Proprio per via dei tanti messaggi che hanno stigmatizzato sia l’annuncio che i gestori della pagina “Montesilvano”, accusati di aver pubblicato un messaggio che discrimina una parte dei lavoratori, quelli eterosessuali appunto, il post è stato “bannato” ed è scomparso dalla pagina.
Ma cosa c’era scritto nel testo? Ecco il contenuto dell’annuncio: «Il nostro meraviglioso salone a Montesilvano, in via Vestina 29/41, è alla ricerca di un parrucchiere uomo gay, specializzato nel settore femminile, con ottima presenza, motivato, con propria clientela e partita iva, da inserire immediatamente con formula di affitto poltrona. Offriamo un ambiente: accogliente e professionale, dinamico e in continua crescita, dove il talento e la personalità sono sempre valorizzati. Cerchiamo una persona determinata, seria e appassionata, pronta a dare il meglio e crescere insieme a noi. No perditempo».
Il post in poche ore ha fatto il giro della città dove c’è chi parla di razzismo, sessismo e diritti calpestati, tirando in ballo le normative italiane ed europee contro le discriminazioni, e chi ritiene si tratti piuttosto di trovata pubblicitaria. A spiegare le ragioni dell’annuncio è l’autore del post, Alessandro Tacconelli, originario di Roma, che insieme alla moglie angolana Sabina Pallini gestisce il salone “Sp” aperto 5 mesi fa in centro. «Siamo specializzati in extension e siamo anche tecnici tricologi», spiega, «e dopo 12 anni di attività a Città Sant’Angelo abbiamo deciso di trasferirci qui a Montesilvano perché, a pelle, quando siamo passati davanti al locale, abbiamo visto che c’era anche un bar vicino e abbiamo deciso di prendere entrambi».
Un salone ampio dove lo spazio per altri professionisti non manca. Da qui, la decisione dei titolari di affittare una poltrona, fissando però dei criteri. Tra questi, appunto, che il parrucchiere fosse gay. «I parrucchieri per donne gay hanno una manualità, una sensibilità, una delicatezza nei confronti delle clienti, uno stile e uno charme diverso», evidenzia Tacconelli. «Noi che siamo altamente qualificati lo abbiamo sempre riconosciuto. Del resto, non abbiamo fatto nulla di male, né discriminato nessuno, anzi stiamo sostenendo una categoria spesso discriminata. Non mi aspettavo un premio, ma neanche che venissimo massacrati. Chi parla di razzismo o sessismo al contrario ha il cervello al contrario».
Sulla valanga di commenti, non tutti lusinghieri, che il post ha ricevuto e sul fatto che sia stato rimosso dalla pagina, Tacconelli aggiunge: «Non ci interessa chi ci ha criticato senza comprendere le nostre ragioni. Ci sono tante persone che, invece, ci hanno mandato cuori, richieste di amicizia o messaggi privati e ci dispiace che loro abbiamo dovuto discutere con altri utenti di Facebook».
Per quanto riguarda la selezione, ovviamente il parrucchiere specifica che non basterà solo l’orientamento sessuale, ma che i candidati dovranno superare anche un periodo di prova: «Con il loro modo di lavorare dovranno affascinare noi e le nostre clienti». Infine, alla domanda provocatoria, se essendo parrucchiere avrebbe preferito essere gay per avere più talento nel suo mestiere, Tacconelli non ha dubbi: «Assolutamente sì».