Il pm: «Condannate Cantagallo a sei anni»

Processo Ciclone, la procura vuole la confisca di 417 mila euro, tre orologi e un pianoforte. Per Canale chiesti tre anni e mezzo e 250 mila euro
PESCARA. Sei anni di carcere e interdizione perpetua dai pubblici uffici, più la confisca di 400 mila euro scoperti su un conto corrente irlandese, confisca di altri 17 mila euro su un libretto postale, confisca del pianoforte Stenway e confisca dei 3 orologi sequestrati. È questa la pena che, ieri, il pm Gennaro Varone ha chiesto per l’ex sindaco Pd di Montesilvano Enzo Cantagallo, principale imputato del processo Ciclone. A 6 anni dagli arresti sul presunto malaffare al Comune di Montesilvano _ il 15 novembre 2006 i primi 5 arresti di una lunga catena giudiziaria _ il processo compie un altro passo verso la sentenza attesa prima di Natale, il prossimo 18 dicembre. Quella per Cantagallo è la pena più alta chiesta dalla procura. Nessuno sconto per l’ex sindaco del 69,5 per cento dei voti: il pm non chiesto neanche le attenuanti generiche. «L’illegalità era così ordinaria a Montesilvano da sembrare quasi una cosa normale», ha detto il Varone durante la sua requisitoria andata avanti per più di 4 ore. Una maratona sul «sistema Montesilvano» in cui «i costi si gonfiavano» senza «nessuna forma di controllo pubblico» e «i soldi erano spesi a occhio».
Prescritti i reati contestati a Renzo Gallerati, 10 anni da sindaco prima di Cantagallo: «Possiamo immaginare cosa succedeva all’epoca di Gallerati ma non abbiamo elementi per dirlo», ha affermato il pm in aula allungando sospetti ma, di fatto, Gallerati è il primo a uscire senza macchia dal Ciclone.
Varone ha chiesto 3 anni e 6 mesi per Ronaldo Canale, ex dirigente all’Urbanistica, più la confisca di quasi 250 mila euro: «A Montesilvano era Canale il vero assessore ai Lavori pubblici», questa la versione della procura. Stessa pena di 3 anni e 6 mesi per gli ex assessori Attilio Vallescura (più confisca di 57 mila euro), Guglielmo Di Febo (più confisca di 15 mila euro), per l’imprenditore ed ex capogruppo della Margherita Vladimiro Lotorio. Il pm ha chiesto una condanna a 3 anni e l’interdizione temporanea dai pubblici uffici per l’ex assessore Paolo Di Blasio che oggi è consigliere della lista Arcobaleno, il più votato alle ultime elezioni con 420 preferenze: per Di Blasio, Varone ha chiesto, però, l’assoluzione dall’associazione per delinquere. Per il pm, l’associazione per delinquere – l’onta dell’articolo 416 – va contestata a Cantagallo, Canale, Vallescura, Di Febo e Lotorio per la costituzione, e «in quanto partecipi» all’ex vicesindaco Ds Marco Savini, avvocato, e all’ex assessore Cristiano Tomei.
È alto il totale delle confische che vuole la procura: un milione e 177 mila euro, 2 palazzi in via Di Vittorio sequestrati all’imprenditore Enio Chiavaroli, più il pianoforte e gli orologi di Cantagallo. Il totale potrebbe superare i 3 milioni euro. Confische sono state chieste per l’imprenditore Duilio Ferretti (64.500 euro) e per l’ex dirigente Vincenzo Cirone (25.900 euro).
È pesante, 2 anni e 8 mesi per favoreggiamento e calunnia, la pena richiesta per Lamberto Di Pentima, ex capo di gabinetto di Cantagallo e avvocato incensurato prima dell’inchiesta Ciclone: anche per Di Pentima, Varone non ha chiesto le attenuanti. Perché per Cantagallo e Di Pentima, la procura non ha fatto valere le attenuanti? Per il tentativo di screditare gli inquirenti nel processo, questo dice la versione ufficiosa.
Chiesta la condanna anche per un ex poliziotto, il sostituto commissario Salvatore Colangelo: pena di 2 mesi. «Le intercettazioni sono partite l’8 maggio 2006 e il 9 maggio», ha detto Varone, «Colangelo già parlava di un’indagine su Montesilvano. Cantagallo, da fonti interne alla procura, aveva appreso di un’indagine del pm Varone sui costruttori Lotorio e D’Andrea, per il quale poi è stato chiesto lo stralcio».
Chiesta la condanna per un banchiere, Angiolo Barneschi, 2 anni e 8 mesi e 2 mila euro di multa: «Mi dispiace», ha affermato Varone, «ma è incredibile che Barneschi, di fronte a mazzette di contanti alte così e portate in banca da Cantagallo, abbia acconsentito a un versamento invisibile. La spiegazione di Cantagallo, e cioè che non voleva farlo sapere all’ex moglie dalla quale si era separato 8 anni prima, non avrebbe convinto nessuno. Nè il più ingenuo dei direttori di banca né il più ingenuo dei cittadini».
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