In centro ora è allarme sicurezza «Vogliamo i vigili di quartiere»

29 Aprile 2022

Cresce la preoccupazione dopo la rapina in via Battisti e i colpi di pistola in piazza Salotto contro Yelfry «Le forze dell’ordine dovrebbero essere di più: i criminali ormai non si fermano più davanti a niente»

PESCARA. È di nuovo allarme sicurezza in centro dopo la rapina di martedì scorso alla gioielleria Seta di via Cesare Battisti che ha fruttato ai rapinatori dei Rolex un bottino pari a circa 90mila euro.
«Abbiamo paura», dicono i commercianti della zona dopo la rapina avvenuta alle quattro di pomeriggio di martedì, «alla luce del sole», rimarcano, «sotto le telecamere e davanti alla gente». Elementi, questi, che producono «ansia e senso di impotenza in una città che diventa sempre più violenta». Troppo vicino, ancora, lo choc della domenica delle Palme, per i cinque colpi di pistola sparati da un cliente a Yelfry, il cuoco 23enne che nel locale di piazza Salotto gli stava servendo gli arrosticini.
E adesso, dopo la rapina, i titolari delle attività commerciali in centro, ammettono sì, che «il passaggio in auto e a piedi delle forze dell’ordine c’è ed è continuo», ma ritengono sia necessario puntare «al ritorno del vigile di quartiere che presidia le strade e conosce una per una le persone che ci vivono e lavorano». Oppure, sollecitano «un presidio fisso in piazza Salotto». Alcuni chiedono l’anonimato, forse per timore di ritorsioni. Altri scuotono la testa e razionalmente ammettono: «Se un pazzo ti entra nel negozio, non puoi fare nulla, solo sperare di salvarti o non metterti nei guai». È il pensiero, questo, di un altro gioielliere, nelle vicinanze di corso Umberto, che argomenta: «Sono sbagliate le leggi che non consentono di difenderci. Se veniamo assaliti e spariamo, la colpa è nostra e non dei criminali. Assurdo. I controlli ci sono, le pattuglie arrivano velocissime quando scattano gli allarmi, anche se per sbaglio e non perché sia in corso una rapina. Le telecamere per il riconoscimento facciale servono eccome, ma forse servono più uomini della sicurezza in giro».
«Ce ne sono tanti, noi li vediamo camminare a piedi o girare in pattuglia per le strade. Ma è ovvio», riflette Roberta Miccoli, che gestisce il bar Excelsior di corso Umberto con il padre Carlo e il fratello Marco, «che non possono stare ovunque, se accade qualcosa. Dovrebbero essere tanti di più per perlustrare palmo a palmo il territorio, vedere le divise in giro ci fa sentire tutelati, ma certo, se qualcuno ti entra nel negozio e comincia a sparare, poco puoi fare. La paura c’è ed è tanta. Anche se le telecamere talvolta sono decisive», per acciuffare i malviventi, «colpiscono questi episodi ravvicinati, come il caso di Yelfry e la rapina alla gioielleria, che avvengono alla luce del sole, davanti a tutti e sotto l’occhio della videosorveglianza».
Ieri, a ora di pranzo, via Battisti, corso Umberto, via Piave e dintorni, brulicavano di gente. A Luca Salvatori, titolare della pizzeria Doppia W, fa male vedere «questa città che diventa sempre più violenta ed è il fattore economico, specie dopo la pandemia, a spingere le persone a commettere reati. La percezione di paura c'è, il problema è tutelare soprattutto i dipendenti. In questa zona, poi, dove ci sono tante commesse che lavorano nei negozi e che si sentono a rischio dopo aver abbassato le serrande, la sera. A volte abbiamo timore persino di tenere la porta aperta. Anzi, sto pensando per l’estate di chiudere la pizzeria in anticipo di tre ore, alle 23. Un presidio fisso sarebbe l’ideale», conclude l’esercente di via Battisti, «anche se negli ultimi tempi ho notato un rafforzamento della security, pubblica e privata. I controlli ci sono ma è come se non bastassero mai». All'Urban box, negozio di abbigliamento, la musica è a palla. «Non mi sono accorto di nulla, ho solo visto la gente che correva dopo il colpo», rivela il dipendente Santiago Visentin, «la paura c’è, può succedere a chiunque. Le telecamere sono un ottimo deterrente». Auspica «il ritorno del vigile di quartiere», Dante Baldassarre, titolare del bar Ideale, «quella figura che gira per le strade, che conosce tutti e riconosce chi non è del posto. Sarebbe la migliore sentinella, anche per i cittadini». Maria Ciriaca, Nella e Lella sono tre amiche sedute al tavolo di un ristorante in via Piave: «A Pescara si sta bene, la violenza è ovunque», concludono.