La favola di Verratti, emigrato di lusso da Manoppello a Parigi

Viaggio nel paese dov’è nata la fiaba del centrocampista che il Pescara ha ceduto al Paris Saint Germain degli sceicchi 

MANOPPELLO. “Scesa porta di ferro” è stretta e ripida. Per varcarla, i carri e le persone dovevano rallentare e fare una curva a gomito. L’operazione era lenta e , così, agevolava i controlli sugli stranieri e la sicurezza del borgo. L’antica porta non c’è più, ma l’arco che la conteneva ha retto bene la sfida dei secoli e i manoppellesi hanno conservato l’istinto protettivo verso ciò che è loro. Al centro di quella che ora può sembrare solo una viuzza fascinosa, c’è un possente palazzo nobiliare. Sopra il portone fanno bella mostra alcuni fregi in pietra di Manoppello. Nel maggiore di questi, si notano quattro stelle. Se avesse potuto prevedere il futuro, l’abile scalpellino ne avrebbe incisa solo una. Ma grande. Grande davvero perché avrebbe dovuto rappresentare il talento calcistico di Marco Verratti , il ragazzo d’oro del calcio italiano che tra quelle mura , la casa paterna, si rifugia per spegnere l’eco dell’improvvisa celebrità.

Manoppello è il grembo protettore di Marco. Tutti vogliono bene all’ex bimbo prodigio ora ventenne, l’orgoglio del paese. Anche chi, solo qualche anno fa, lo guardava storto perché con il pallone si divertiva a centrare le finestre delle casine attorno a piazza Caduti di Marcinelle, il suo campo di gioco non ufficiale, dove dribblava anche il monumento del Maestro Pietro Cascella. Già, la piazza che commemora la tragedia della miniera di Bois Du Cazier, a Marcinelle, oggi frazione di Charleroi, in Belgio. Morirono 262 persone di 12 diverse nazionalità. Gli italiani furono 136 , 23 originari di Manoppello. Era il 1956. Poco più di mezzo secolo dopo, un altro figlio di Manoppello prende la strada per l’estero, ma è tutta un’altra storia. Verratti , reduce dall’entusiasmante promozione in serie A con il Pescara, stasera va a Parigi per firmare il contratto con il Psg, sigla del ricco club di proprietà degli sceicchi. Marco è il riscatto di una terra segnata dalla sofferenza. «Era bambino e venivano da fuori paese per vederlo giocare», racconta Marco Blasioli, segretario dell’Arabona Manoppello, il primo club di Marco. «A 5 anni , dava spettacolo. Citiamo i due allenatori che l’hanno tenuto a battesimo, Quintino Di Rocco nel Manoppello e Nino Di Carlo nell’Arabona. I grandi club tipo Milan e Roma lo hanno individuato subito, ma avevano il timore che la sua statura gli impedisse di esplodere. Si sbagliavano. Il Pescara ci ha visto lungo. Lidia e Fabrizio, i suoi genitori, l’hanno seguito con passione e attenzione, senza pilotarne il destino. Marco è juventino sfegatato e il suo sogno è indossare la maglia bianconera».

In una delle piazze del paese, seduti attorno al tavolino di un bar, alcuni uomini scherzano sulla possibilità di organizzare un volo charter ogni due settimane per seguire Verrattì, con l’accento sull’ultima vocale, alla francese. «Mi ricordo di quando, piccolissimo, ne combinò una delle sue», racconta Giuseppe Napoleone. «Il mister lo convocò per una partita della categoria superiore a Ripa Teatina e , proprio perché piccolo, all’inizio lo tenne in panchina. Accadde che un avversario si involò in contropiede e Marco, furbo già a quei tempi, allungò il piede e lo stese. Scorrettezza? Dai, era un bimbo. Rise pure l’arbitro».

Marco, il figlio di Manoppello, saluta tutti i compaesani oggi come ieri. E, dicono, saluta sempre per primo, magari mentre si concede la libertà di una sigaretta o si tiene per mano con Laura, la sua ragazza .

«Abito di fronte ai portici e mi divertivo a vederlo giocare con il pallone», dice Riccardo Terreri. «Non mi meraviglia vederlo già così in alto e sono felice di riscoprirlo uno di noi ogni volta che lo rivedo a Manoppello». C’è anche zio Francesco, il fratello del padre. «Marco lo vedevo alla Juventus, ma il passaggio al Paris Saint Germain non è certo una cosa da poco. Sono società grandi, strutturate e importanti. Marco non fallirà. Nè va considerato troppo giovane per certi livelli. Rivera debuttò in serie A appena 16enne. Marcolino farà una gran carriera , ma rimarrà sempre un ragazzo con la faccia pulita. L’orgoglio di Manoppello».

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