La Gioconda nuda è a Pescara

Nella sala dei marmi della Provincia la mostra sull'enigma di Leonardo da Vinci. C’è anche il prezioso Trattato della pittura

«Un atto di audacia ai limiti della temerarietà per essere stato realizzato in tempi ultrarapidi». Così è stata presentata ieri mattina, in anteprima alla stampa, la mostra "Leonardo da Vinci e l'enigma della Gioconda Nuda", la prima mostra in Abruzzo sulla bottega di Leonardo da Vinci, da oggi e per cinquanta giorni esposta al pubblico che potrà ammirare la Monna Vanna del Salaino, detta anche la Gioconda nuda di Palazzo Primoli (Roma), "intercettata" a Pescara in attesa di essere trasferita a Tokyo, in Giappone, dove resterà un anno.

Si tratta della seconda volta che l'opera esce dalla sua sede naturale dopo una mostra a Vinci, città di origine del grande artista e scenziato rinascimentale. Come spiegato dal presidente della Fondazione Michetti Vincenzo Centorame, ideatore e organizzatore dell'esposizione, due sono gli enigmi che ruotano attorno alla Gioconda nuda. Il primo riguarda l'identità sessuale del soggetto ritratto, e il secondo l'autore dell'opera che sicuramente appartiene alla Scuola leonardesca. Potrebbe essere il Salaino o il Luini, ma su questo non vi è certezza. Di grande interesse anche una incisione settecentesca nella quale la Gioconda nuda viene riprodotta ed attribuita allo stesso Leonardo, e poi una pittura del francese Abel Faivre, realizzata subito dopo il rapimento della Gioconda di cui ricorre il centesimo anniversario, e una grande grafica di Adolfo de Karolis del 1901, realizzata in occasione della prima della Francesca da Rimini di Gabriele d'Annunzio. Le opere in mostra sono corredate da spiegazioni dettagliate e in proposito Centorame ha raccontato di essersi servito della collaborazione della casa editrice Iride di Roma, che ha esperienza negli allestimenti presso le sedi di istituzioni pubbliche (Montecitorio, Avvocatura dello Stato e Vittoriano).

Da ammirare inoltre il Trattato della pittura di Leonardo (Codice Lauri), già esposto ad Atene in occasione delle Olimpiadi, a Berna, nel Palazzo Ducale di Urbino e ora per la prima volta in Abruzzo grazie all'abruzzese Gaetano Lauri possessore dell'eccezionale documento, peraltro realizzato in carta di Celano. Ha scritto Carlo Pedretti, uno dei maggiori esperti viventi della vita e delle opere di Leonardo: "la redazione abbreviata del Libro di pittura di Leonardo, basata sull'archetipo urbinate oggi presso la Biblioteca Apostolica Vaticana, cominciò a diffondersi in copie manoscritte compilate a Firenze intorno al 1580". In tale forma circolava infatti nelle botteghe degli artisti e nelle accademie fino al tempo dell editio princeps pubblicata a Parigi nel 1651 in due edizioni, italiana e francese, a cura di Rafaelle Du Fresne per l'italiana e Roland Fréart Sieur de Chambray per la francese. E solo nell'edizione francese che appare la prima riproduzione a stampa della Gioconda priva del paesaggio. La diffusione delle suntuose edizioni, in particolare quella italiana con le splendide illustrazioni del Poussin e con l'aggiunta del "De Pittura" di Leon Battista Alberti, era però limitata dall'alto costo della pubblicazione, per cui gli artisti continuavano a servirsi di copie manoscritte, delle quali iniziavano una nuova categoria ricorrendo all'edizione a stampa che fra l'altro era stata opportunamente emendata sulla base di confronti con le migliori copie disponibili a Roma e altrove. A questa nuova categoria di copie manoscritte appartiene il Codice Lauri ora in mostra a Pescara. Caratteristiche del testo e la tipologia delle illustrazioni confermano dunque trattasi qui di una copia che fa capo all'editio princeps del 1651, precisamente alla versione italiana priva della stampa della Gioconda. Probabilmente eseguito nella seconda metà del secolo XVII tra Roma e l'Abruzzo (forse nel territorio di Celano, come suggerisce la filigrana, unica in tutto il manoscritto), il codice Lauri si presenta con una suddivisione del testo in 365 capitoli, perfettamente identica a quella dell editio princeps, pur con minime variazioni della lezione, forse volute dal copista al fine di migliorarne l aspetto grafico e fonetico. Di qui l inserimento di florilegi ornamentali costituiti da fregi vegetali mancanti nell edizione del 1651. Dal punto di vista stilistico i disegni del testo, ombreggiati a penna e talvolta a matita, manifestano disomogenei stadi di completezza e una certa discontinuità qualitativa. L opera meriterebbe comunque un accurato studio codicologico e filologico inteso a precisarne, in particolare, l origine e la provenienza, per farne quindi occasione di una ricerca sistematica sull eventuale presenza di altri apografi del Trattato di Leonardo in raccolte pubbliche o private sul versante adriatico.

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