La prescrizione cancella Ciclone, Cantagallo assolto in appello

Cinque anni in primo grado per corruzione e abuso d’ufficio, ora il primo reato è prescritto per il secondo c'è l'assoluzione così come per l'associazione a delinquere. Al Comune un risarcimento di 200 mila euro divisi da parte dell'ex sindaco e altri 6 imputati
PESCARA. "E' stata una liberazione". Così l'ex sindaco di Montesilvano, Enzo Cantagallo, commenta la sentenza della Corte d'Appello dell'Aquila che, oggi, ha cancellato il Ciclone: l'inchiesta che il 15 novembre 2006 aveva portato all'arresto di Cantagallo è finita tra assoluzioni e prescrizioni, senza un vero colpevole. Alla fine, gli unici condannati sono due, un tecnico e un costruttore ma la pena di tre anni è già estinta per indulto. Così come, quel giorno un'indagine aveva spazzato via una classe politica, oggi una sentenza ha riscritto i fatti. La Corte d'appello ha assolto Cantagallo dal reato di associazione per delinquere annullando così, come era accaduto anche in primo grado, l'esistenza del sistema Montesilvano, cioè un patto tra amministratori e imprenditori cementato dalla corruzione e dagli abusi d'ufficio. Quel sistema, dicono i giudici, non è mai esistito.
La sentenza, poi, non ha detto soltanto questo: l'ex sindaco è stato assolto, con la formula del fatto non sussiste, da un altro reato di corruzione che era stato un pilastro dell'indagine e cioè le presunte tangenti versate e confessate dall'imprenditore del verde pubblico Bruno Chiulli. "Per questo reato", fa notare Cantagallo, "ancorché fosse intervenuta la prescrizione, la Corte d'Appello mi ha assolto: è un grande risultato. Così è stato anche per un altro capo di imputazione, relativo all'accordo di programma Giansante: assolto perché il fatto non sussiste". Sono 7 i capi di imputazione dichiarati estinti per prescrizione.
Con la stessa formula del fatto non sussiste è stato assolto anche l'ex vice sindaco Marco Savini: Savini, tre volte imputato, è stato sempre assolto. Quasi un record: "Non ho commesso reati ma sono stato costretto a restare 98 giorni agli arresti domiciliari, a subire un processo lungo più di 8 anni, a ritrovarmi sulle prime pagine come un corrotto", dice Savini, "ora però la verità è venuta a galla e posso dire forte che non ho fatto politica per gli interessi di qualcuno: la mia passione è stata vera".
La sentenza ha detto, comunque, che il Comune, parte civile nel processo, ha diritto a un risarcimento danni di 200 mila euro da Cantagallo e da altri 6 imputati: dei 200 mila, i giudici hanno deciso che la parte a carico di Cantagallo è di 70 mila euro (35 per cento).