LE MAMME DEI DOTTORI VANNO IN PARADISO
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Mio caro A.
Ti scrivo queste poche righe perché tu non stia in pensiero per me. Temevo di annoiarmi un po' qua: l'impressione iniziale era quella di un posto un tantino sotto tono. Invece mi sono dovuta ricredere: organizzazione ottima e atmosfera allegra. Il mio è uno dei quartieri più esclusivi. Vedessi i parchi! Tutt'altra cosa rispetto a quello che avevamo sotto casa, pieno di sporcizia e di drogati. Ci porti ancora il bambino? Cerca di evitarlo perché potrebbe prendere qualche infezione. Che dici? Quando eri piccolo ci andavamo sempre? Cosa vuoi, erano altri tempi. A voi ragazzi bastava una palla di pezza per divertirvi e le siringhe per strada non le buttava nessuno. Lo so che preferivi studiare e che con gli amici uscivi dopo i compiti. È per questo che io e tuo padre abbiamo cominciato a fare tanti sacrifici: per mandarti all'Università. Allora ci andavano i rampolli dei professionisti e pochi figli di gente semplice, ricca soltanto di sogni e buona volontà. La buona volontà di tuo padre era fatta di turni con la pattuglia. Ci ha trascorso notti intere a ricevere le parole scortesi degli automobilisti che fermava. Gli è andata bene: oggi le parole scortesi non ci sono più; esistono solo parolacce. Meglio quelle però che una pallottola in pancia.
Io invece, per mettere più soldi da parte, facevo i lavori di sartoria, di nascosto da tuo padre. Mi venivano i calli alle mani, ma ero felice per ogni cento lire in più nel salvadanaio. Con i miei calli abbiamo comprato anatomia e chirurgia generale, i libri più costosi.
Mi mancano i miei calli. Non ce n'è più bisogno, questo lo so. Si guadagna bene con le cataratte e le lesioni al cristallino. Ma l'idea di costruire il tuo futuro con il palmo delle mie mani mi era cara.
Qui nessuno più soffre di calli. Ci godiamo il meritato riposo immerse in un'interminabile giornata senz'alba né tramonto, tutte organizzate secondo regole precise: le mamme degli ingegneri sono al terzo cielo ala est, le mamme dei geometri al primo cielo ala nord, le mamme degli operai al sesto cielo ala sud e così via. Un occhio di riguardo alle madri dei metalmeccanici cassintegrati perché hanno dovuto campare più di una famiglia e gli spetta l'attico di diritto. Comunque anche dal settimo cielo ala est si gode un panorama di tutto rispetto. Sarà che noi madri dei medici di sacrifici ne abbiamo sempre fatti abbastanza. Non a caso si dice che "le mamme dei dottori vanno in paradiso con tutte le scarpe". Pensare che la tua specializzazione l'ho conquistata con le scarpe da risuolare. Perché comprarne di nuove quando con un po' di sacrificio avrei potuto vederti lavorare in una clinica linda e pinta al fianco di un luminare? Le scarpe non le ho ricomprate e tu hai fatto il giro degli ospedali di tutta Italia prima di tornare in una città piena di assistenti pronti a scodinzolare appresso al primario di turno. Ce l'hai fatta lo stesso e di scarpe belle col tacco me ne hai regalate più di un paio. Peccato non averle mai potute infilare: m'era venuto l'alluce valgo a forza di portare quelle risuolate. Che importa? Io, da brava madre di dottore, sono andata in Paradiso con tutte le scarpe (risuolate) mentre tu sei diventato dirigente medico dell'azienda ospedaliera n.3 e ti sei persino sposato. A proposito, di' a tua moglie di non lamentarsi dei turni di notte. È grazie a quelli se oggi vivete in una villetta a due piani. Comunque bacio anche lei e il bambino. E te sopra ogni cosa. Non dimenticare il golf di lana blu quando esci la mattina presto.
Mamma
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