PESCARA

Luce e gas, bollette raddoppiate. E le attività aumentano i prezzi

I rincari fino al 120 per cento stanno costringendo bar, forni, pizzerie e ristoranti a rivedere i listini. le associazioni di categoria temono le chiusure: "C’è chi ha già staccato la corrente, fino ad aprile"

PESCARA. Bar, forni, pizzerie, ristoranti, parrucchieri e chi più ne ha più ne metta. Il caro bollette dell’energia elettrica annunciato nei mesi scorsi è arrivato come una vera e propria stangata anche sulle attività pescaresi, con importi da pagare raddoppiati se non triplicati. L’unica soluzione, per sopravvivere, è quella di aumentare i prezzi di vendita per cui i consumatori finali si accorgeranno presto degli aumenti scattati in questo inizio d’anno.

Carmine Salce (Cna) e Fabrizio Vianale (Confartigianato)

«La situazione non è più sostenibile», dice dalla Cna il direttore Carmine Salce. «All’inizio si pensava che ne avrebbero risentito per lo più le aziende che si occupano di produzione e invece il problema sta emergendo anche nei forni, ad esempio, e nei bar, già alle prese con i controlli sui Green pass. E questi maggiori costi si aggiungono all’aumento dei prezzi delle materie prime e si inseriscono in un quadro già non semplice, per via dell’emergenza sanitaria. Per chi ha il consumatore finale come cliente, il quadro è complesso perché non si può scaricare tutto sull’anello finale della catena», aggiunge Salce parlando del progetto della Cna di realizzare dei gruppi di acquisto di energia. Si sta pensando alla stessa soluzione anche in Confartigianato (dove è stato creato il consorzio Caem), come annuncia il direttore Fabrizio Vianale che teme «la chiusura» di quelle attività che non ce la faranno ad affrontare le maggiori spese, per la luce ma anche per il gas, «il cui costo lieviterà dal 50 al 70%».

Giampiero Di Biase (Confcommercio) e Gianni Taucci (Confesercenti)

«C’è gente che non ce la fa a pagare per cui qualcuno si fermerà fino ad aprile, staccando la corrente perché il momento è drammatico e in giro non c’è nessuno», prosegue il direttore di Confartigianato. «Abbiamo chiesto, a livello nazionale, che questa sia una priorità perché si rischia l’interruzione delle attività produttive, per chi sarà insolvente nel pagamento delle utenze. Va messa al centro di tutto la produzione di energia».

Annapaola Maurizio, vice presidente di Casartigiani, e Gabriele Armenti, presidente del settore Banqueting di Confcommercio

«Già pagavamo abbastanza, di energia. E ora dobbiamo far fronte anche agli aumenti», dice Giampiero Di Biase (Confcommercio) dopo aver registrato la preoccupazione di altri colleghi ad affrontare questa lievitazione di spese. «Gli aumenti si vanno a sommare alle difficoltà degli ultimi due anni, perché da quando c’è il Covid la gente gira meno, e ai rincari che dobbiamo fronteggiare da un paio di mesi per gli approvvigionamenti di materie prime, dalla farina alla carta. I ristoranti sono vuoti, a parte il sabato, e ci salva solo il domicilio. Vuoti anche i negozi. La soluzione? L’unica è alzare i prezzi di vendita ai consumatori, anche se causerà una contrazione dei consumi. Altrimenti si rischia di andare in perdita per poi chiudere. E i consumatori devono sapere che se alziamo i prezzi è perché non possiamo fare altrimenti».

Gianni Taucci, di Confesercenti, parla di «situazione complicata» perché gli aumenti, anche del 120 per cento, si ripercuotono sul prezzo dei prodotti e penso a chi si occupa della produzione di alimentari, come i forni, ma anche alla ristorazione, già alle prese con un lockdown improvviso scattato a dicembre. Fino ad ora i costi primari sono stati il personale e l’affitto ma, con il caro bollette, comincia a pesare la voce del personale. Chi non sa come gestire la situazione può rischiare il fallimento». Se è vero che «è il governo a dover intervenire», la Confesercenti provinciale non intende stare a guardare e proporrà «un tavolo di crisi».

Da Casartigiani Annapaola Maurizio vede una sola via di uscita, per le parrucchiere. «Se il governo non ci mette mano siamo costretti ad aumentare i prezzi perché non sono aumentate solo le bollette ma anche tutti i costi di gestione, ad esempio il condominio, e soprattutto le materie prime, i prodotti, e noi dobbiamo pagare i nostri produttori. Bisogna considerare che, come categoria, non ci siamo ancora riprese dal calo di affari provocato dal Covid. Non possiamo far altro che incidere sui prezzi, altrimenti rischiamo di chiudere. Per ora reggiamo ma questi aumenti potrebbero darci il colpo di grazia. È il momento di tagliare alcuni balzelli inutili», dice rivolgendosi al governo