Pescara, museo Cascella: i tesori di una dinastia

Nella casa museo la più grande raccolta della famiglia di artisti

Ti muovi in silenzio nella casa oggi museo. In silenzio e lentamente. Basilio, il patriarca, era uno che metteva in soggezione, burbero, altezzoso, baffi e pizzetto, la lunga e folta capigliatura. Figura imponente. Hai come l'impressione di trovarlo nel suo laboratorio oltre il vestibolo a incidere nella pietra litografica o a dipingere, con le finestre spalancate e la luce che inonda tutta la sala. La casa museo dei Cascella sta seminascosta tra i palazzi di Pescara Porta Nuova, via Marconi numero 45, a due passi dal fiume. In origine, 130 anni fa, era via delle Acacie e attorno c'erano solo il battito non lontano del mare e il profumo di salsedine.

Fuori l'hanno lasciata com'era, una villetta in mattoncini, grate di ferro battuto alle finestre; disuguale nella parte nuova, aggiunta con un intervento più recente. Sul muro del cortiletto oltre il cancello, un grande ritratto di Basilio con Tommaso e Michele giovanetti. All'ingresso, c'è ancora la scala di legno che Basilio saliva per andare in camera da letto, l'unica nel piano rialzato. Le altre stanze erano in fondo alla casa, dopo lo studio affollato di cavalletti, pennelli e colori. Nel centro il laboratorio litografico, con le pietre, il torchio, gli inchiostri.

Il professor Restituto Ciglia, 87 anni, storico dell arte, racconta di quando quella casa era abitata dai Cascella: «Sono nato un isolato più in là. Conosco i Cascella da una vita, li frequentavo da bambino perché lì lavorava mio padre Cetteo che faceva il litografo con Basilio. Io andavo da lui e giocavo con i figli di Tommaso, Andrea e Pietro, quasi miei coetanei. Il museo conserva i profumi di quel tempo». Tutto è stato così per oltre mezzo secolo in questa casa, anche quando Basilio Cascella eletto deputato (nel 1929) lasciò Pescara per trasferirsi a Roma - dove ha vissuto fino al giorno della scomparsa, il 24 luglio 1950 - e restarono ad abitarci il primogenito Tommaso, la sua prima moglie Susanna e i loro sei figli. I due maschi, Andrea e Pietro, saranno gli scultori molto celebrati. Tommaso c'è rimasto per 36 anni, fino al 1966 quando l'ha donata al comune di Pescara. Dal 1975 è diventata un museo, che la città considera un reperto prezioso della sua storia.

Dentro queste mura si conserva una collezione unica al mondo in un percorso espositivo di 550 opere di valore. Sono ospitate in dodici sale, dieci nella parte originaria dell'edifico e due nell'ala nuova, piano terra e primo piano. Nel cuore del museo ecco le possenti "Cavaliere nero" di Andrea che ha vinto la Biennale di Venezia del 1964, e la "Sentenza" di Pietro. Sui muri di fondo ecco "Portofino", "Grattacieli di New York" e il colorito "Mercato del pesce a San Francisco", tra i quadri più conosciuti di Michele; i dipinti di Tommaso "Corteo nuziale", "Mercede dopo il raccolto", "Madonna dei sette dolori"; le ceramiche decorative di Gioacchino. Nel secondo dei due salotti dedicati a Basilio, custodite in una bacheca si fanno ammirare le serie di acquerelli che ritraggono visi di giovani donne, volti bellissimi, pieni di luce. Ma ti cattura un grande dipinto, "Il bagno della pastora", che si impossessa e ridisegna lo spazio di tutta la sala. Ritratto di fanciulla desnuda in un ambiente bucolico tipicamente abruzzese, con la giovanissima moglie Concetta Palmerio modella prediletta che ricompare anche in altre opere. E' verso l'inizio una sorpresa del museo, i disegni proibiti di Pietro. Per accedervi bisogna sostare un po' nella seconda delle dodici sale, dove sono alcuni ritratti su cartoncino realizzati da Pietro, che si cimentò con matita e pennello prima di dedicarsi alla scultura.

Queste opere giovanili del secondogenito di Tommaso sono siglate solo con il nome, Pietro. «Il suo stile informale, trasgressivo rispetto all'idea figurativa classicheggiante, non piaceva a Basilio», racconta il professor Ciglia, «che gli proibì di firmarsi Cascella». Nel salone al piano rialzato sono esposte le matrici litografiche, le cartoline e l'album fotografico dei Cascella. Una grande bacheca a vetrina custodisce alcune copie de "La Grande Illustrazione" e "L'Illustrazione Abruzzese", le riviste ideate dall'instancabile Basilio alle quali collaboravano i più noti scrittori dell'epoca, Luigi Pirandello, Umberto Saba, Gennaro Finamore, Filippo Tommaso Marinetti, Sibilla Aleramo, Matilde Serao, Grazia Deledda, Giovanni Pascoli. «Con queste pubblicazioni c'è anche un po' di Ciglia nel museo Cascella», ricorda sorridendo il professore.

«Queste copie erano di mio padre, per lui avevano un valore affettivo senza confini, ci teneva più di ogni altra cosa. A sua insaputa un giorno, avevo meno di 13 anni, le mostrai a don Tommaso e non le ho più riavute. Figuratevi mio padre! Qualche tempo dopo Tommaso mi regalò in cambio un suo dipinto, l'Annunciazione, che conservo tra gli altri Cascella e oggi vale un capitale. Così quelle riviste sono finite nel museo». Ecco che cosa il visitatore trova nella casa pescarese dei Cascella.

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