Pettinari: riformare le strutture assistenziali 

Il pentastellato denuncia il caos normativo: «Minori, anziani e disabili penalizzati da leggi inadeguate» 

PESCARA. «Minori, anziani e disabili penalizzati da strutture socio assistenziali non adeguate. Ho presentato una legge di riforma per eliminare il caos normativo generato da decenni di inefficienza politica». Sui vuoti legislativi e le normative che penalizzano gli utenti anziché agevolarli, torna all’attacco il vice presidente del Consiglio regionale, Domenico Pettinari, che nel corso di una conferenza stampa, svoltasi ieri nel palazzo regionale di piazza Unione con i consiglieri Pietro Smargiassi e Francesco Taglieri, ha annunciato una serie di iniziative. L’obiettivo di Pettinari è arrivare alla definizione di una «norma che va ad agire sui servizi e sulle strutture socio assistenziali della regione, ridefinendo i parametri delle autorizzazioni e degli accreditamenti per garantire qualità, efficienza, principio di terzietà ed eliminare i potenziali sistemi corruttivi». Una «vera e propria riforma del sistema» che secondo il pentastellato, «non è più procrastinabile a causa del pressappochismo di chi si è alternato alla guida della Regione Abruzzo, dal 2001 fino ad oggi, lasciando nel caos un sistema che dovrebbe favorire e sostenere proprio le fasce più bisognose di aiuto ed eccellere per trasparenza ed efficienza».«In Abruzzo», spiega nel dettaglio Pettinari, «non c’è una norma regionale che definisca in maniera inequivocabile le caratteristiche oggettive ed i parametri necessari entro cui devono essere classificate le strutture ed i servizi socio assistenziali che sono autorizzati dai Comuni ed accreditati dalla Regione. Le poche regole si rifanno al decreto ministeriale 308 del 2001 in cui però si trovano esclusivamente linee guida, poiché il decreto demandava proprio alle Regioni la definizione di una legge e di un regolamento applicabile sul territorio. La legge regionale abruzzese, che avrebbe dovuto assolvere questo compito, è quella del 2005, una norma mai resa operativa per via della mancanza di un regolamento e che ormai risulta anacronistica ed inapplicabile poiché contempla vecchi fondi statali e soggetti che non esistono più, come ad esempio la Provincia». Ad aggiungere «scompiglio al caos», prosegue il consigliere M5S«è la mancanza di un'anagrafe aggiornata delle strutture: non sappiamo con contezza quante siano quelle presenti sul territorio che hanno autorizzazione e accreditamento e questo rende ancora più difficili i controlli». «Non è più possibile», conclude, «brancolare nel buio normativo e questa esigenza si è rivelata con maggiore intensità a causa dell’emergenza Covid-19 che ha messo la popolazione della nostra regione in uno stato di allerta. Si pensi alle case di riposo che ospitano i nostri anziani, falcidiate dalla pandemia. Si pensi ai centri per disabili che hanno dovuto chiudere i battenti, mandando a casa assistiti ed operatori. E ai centri anti violenza e le case rifugio per donne maltrattate sono state chiuse, obbligando le donne a rimanere nelle loro case insieme ai loro carnefici».