Accoltellato per una ragazza contesa, l’aggressore gioca la carta della perizia psichiatrica

Pescara. Il fatto in via Cesare Battisti, vittima un 16enne: l’imputato 18enne vuole l’incapacità di intendere. I difensori chiedono il rito abbreviato e il deposito di una consulenza
PESCARA. I difensori del 18enne che il 1° ottobre del 2024 accoltellò in pieno centro, lungo via Cesare Battisti, davanti ai passanti e ai clienti di un bar, un 16enne nativo della provincia di Treviso ma con genitori di origini straniere, chiedono il rito abbreviato per il loro assistito, condizionando questa loro scelta con il deposito di una perizia psichiatrica. Una relazione tecnica depositata lo scorso mese di maggio nel corso di un procedimento diverso e disposto dalla procura minorile per una vicenda che non ha nulla a che vedere con il caso dell’accoltellamento, ma che riguarda ovviamente l’imputato. Ma l’attualità di questa perizia potrebbe consentire agli avvocati Rossella Serra, alla quale si è da poco aggiunto il penalista Massimo Galasso, di dimostrare le condizioni mentali dell’imputato.
Il perito, Giuseppe Cimini, ha infatti concluso la sua relazione affermando che il 18enne (attualmente rinchiuso nel carcere di Pescara), al momento di commettere il reato all’attenzione della procura minorile (avvenuto circa sei mesi prima del compimento dei 18 anni), aveva «totalmente esclusa la capacità di intendere e di volere»; «non è capace di partecipare coscientemente e utilmente al processo», e «presenta pericolosità sociale». Elementi che potrebbero diventare determinanti ai fini della decisione che dovrà prendere il gup, Mariacarla Sacco, nel corso dell’udienza che si terrà il prossimo mese di novembre, riferita all’accoltellamento del primo ottobre 2024.
Il pm Benedetta Salvatore aveva chiesto il giudizio immediato per l’imputato, poi trasformato in rito abbreviato davanti al gup per decisione delle difese. Il gip dell’epoca, che convalidò il fermo della polizia ed emise la misura cautelare, descrisse nei dettagli la gravità del fatto. Quel pomeriggio la vittima aveva deciso di incontrarsi con il suo aggressore soltanto per chiarire il perché l’imputato aveva picchiato il suo amico. La causa del litigio era legata ad una ragazza, ex fidanzata dell’amico della vittima e attuale ragazza dell’accoltellatore.
I due si incontrano in centro accompagnati da alcuni amici. Il fatto non è in discussione in quanto gli investigatori hanno potuto visionare le telecamere della zona che ripresero da angolazioni diverse quella aggressione in ogni particolare. Il gip scrisse che in un attimo l’indagato «che ha sempre tenuto la mano destra nella tasca del giubbino della tuta, la tira fuori e si scaglia con ferocia contro la vittima con affondi lunghi, secchi, ravvicinati e diretti in varie parti vitali del corpo del minorenne».
Sei colpi che però, fortunatamente, non provocarono la morte del minore che riuscì a fatica a trascinarsi, sanguinante, dentro la vicina farmacia Mignella dove lo stesso titolare gli prestò le prime cure avvertendo ambulanza e polizia. L’accoltellatore si rese irreperibile, ma con estrema abilità, gli uomini della squadra mobile riuscirono a scoprire (seguendo il padre) che si era rifugiato in casa della sorella a Miglianico. Ed è lì che lo trovarono e lo arrestarono.
Il gip di Chieti (competente al momento dell'arresto), sollecitato dal difensore, dispose che il responsabile medico del carcere di Chieti relazionasse sulle «condizioni psicofisiche dell’indagato». Poi il fascicolo venne trasmesso per competenza a Pescara e finì nelle mani del pm Salvatore. Adesso questa perizia, stilata da uno specialista in psichiatria, potrebbe entrare nel fascicolo processuale e condizionare l’esito del processo con il rito abbreviato, arrivando (qualora dovesse essere accolta la richiesta dei difensori) a determinare soluzioni alternative al carcere per l’imputato accoltellatore.
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