QUESTO MIO MARE

19 Maggio 2013

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Sono fredde le notti d'inverno in questa terra baciata dal mare… ne sono testimoni i pescatori, costretti per vivere, a salpare all'una, alle due di notte per offrire il quo-tidiano sacrificio alla sopravvivenza attraverso disagi, pericoli ed incertezze. Li vedo rientrare, verso le sedici, lividi e rossi in viso per il vento e la salsedine subiti durante la pesca, riconoscibili solo da quegli occhi assonnati e stanchi, spettrali, nella nebbia ed il fragore dei motori delle barche ricolme di reti gia' accuratamente libere del pe-scato. Arrivano silenziosi e taciturni, scaricano le cassette di pesce, le "scafette ", accuratamente preparate passandosele l'uno con l'altro e poi, controllati di nuovo gli ormeggi, tutti a cercare l'agognata accoglienza di una casa, di un pasto caldo, un "cicchetto" e di un morbido letto nel mentre le donne, gia' in strada, sul lungofiume, offrono con voce altisonante, quasi urlando, in un dialetto particolare intriso di termini locali e marinareschi, ai passanti, il frutto di ore di sacrificio, paura e sopportazione. Arrivano, i pescatori, bagnati d'acqua e nebbia, profumano di pesce e di mare, di quel mare che tanto amiamo e che per ricambiare questo nostro sentimento ci fa soffrire, ci fa tremare e spesso ci lascia fra i suoi flutti in un abbraccio infinito. Questo mare che nella bella stagione e' li', fermo, silente, docile nel farsi accarezzare, percorrere, schiaffeggiare, deturpare da migliaia di esseri che fanno di lui tutto cio' che vogliono credendolo mite e tranquillo, amico del tempo libero e complice di serene ore di svago. Io credo di conoscerlo il mare… io non amo questo mare d'estate, non mi piace vederlo cosi', succube di tante persone che lo assalgono, lo feriscono e lo offendono senza che lui abbia un benche' minimo cenno di reazione… il mare a mio avviso nel corso

dell'estate non vive, il mare d'estate va in letargo. Amo questo mare l'inverno, quando si anima, borbotta, s'inquieta, scalpita oltre le barriere di scogli che assale con una veemenza ed una forza inaudite, parte, si gonfia, si abbatte, s'infrange e schiuma per poi tornare solo pochi attimi tranquillo e riprendere ad urlare, a spingere ed a colpire gli scogli, ad aggredire l'arenile, ad intimidire gli sparuti passanti con il suo continuo urlare che ti percuote i timpani e ti confonde la mente, non so, come fosse qualcosa o chissa', qualcuno che stesse li' a dirci che la natura ci ha donato cose bellissime ed allo stesso tempo pericolosissime, qualcuno che voglia forse ricordarci anche le contraddizioni e la poliedricita' di questa nostra vita fatta di mille sfaccettature e da molteplici risvolti spesso in totale antagonismo fra di loro, il buono ed il cattivo, la gioia ed il disagio, la spensieratezza ed il dolore.Ed e' questo mare che nelle giornate invernali ascolto parlare…, odo i suoi discorsi ed ammonimenti intrisi di quel profumo di salsedine che, spinto dal maestrale, ti entra nelle narici, restandoci a lungo con la stessa forza con la quale si abbatte sugli scogli ed e' in questo mare che vedo scorrermi dinanzi, "Padre Pio", "Madre Maria", "Antonio e Figli " e cosi' via via tutti i pescherecci, tanto piccoli che sembra impossibile possano reggere l'urto delle onde in una lotta impari e dura ed e' bello essere qui, sulla banchina, sotto il faro, fra la foschia e la risacca, fra il lampeggiare rosso-verde, testimone di lotte che si ripetono quotidianamente con il coraggio, la dignita' e la rassegnazione di chi da sempre e' abituato a soffrire per ritagliarsi una esistenza decorosa.

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