Riccardo Zappone, svolta nell’inchiesta: da omicidio a lesioni. Una morte senza colpevoli?

Pescara. Dopo la perizia che individua la cocaina come causa del decesso restano i dubbi sui soccorsi. E domani al Riesame il ricorso del pm Varone contro il no del giudice agli arresti dei tre indagati
PECARA. Domani all'Aquila, davanti ai giudici del tribunale del Riesame, i legali di Angelo e Paolo De Luca e di Daniele Giorgini, i tre indagati per l'omicidio di Riccardo Zappone, discutono il ricorso presentato dal Pm Gennaro Varone contro il rigetto della misura cautelare per i tre, forti di una relazione medico-legale che stravolge l'impianto accusatorio: Riccardo è morto per un’intossicazione da cocaina e non per le botte ricevute durante l'aggressione del terzetto. È un dato certo che il medico legale Cristian D'Ovidio e il suo collega Aldo Salvi (esperto in Medina d'urgenza, entrambi nominati dalla Procura) hanno anticipato ai legali e agli esperti di parte.
Quella misura cautelare per omicidio preterintenzionale avanzata da Varone e rigettata, in maniera particolarmente dettagliata dal giudice (Gip) Mariacarla Sacco, in base alle risultanze cliniche non avrebbe più motivo di esistere in quanto gli esperti del pm hanno spiegato ai difensori e agli avvocati di parte civile (Carlone, Navelli, Acerbo, Palucci, D'Apote) che Riccardo, se non fosse intervenuta quella intossicazione da cocaina, non sarebbe mai morto per le lesioni provocate dall'aggressione che subì quel 3 giugno scorso.
Quelle fratture delle costole (peraltro non scomposte) nella parte posteriore (provocate probabilmente dai calci e dai pugni degli aggressori) e quelle anteriori dovute alle manovre di rianimazione eseguite correttamente, come hanno precisato gli esperti del Pm, avrebbero potuto causare una prognosi di una trentina di giorni, ma non certo la morte. Quindi, quel dato emerso dagli esami tossicologici e istologici compiuti dai consulenti tecnici, rimette tutto in gioco e individua come causa della morte quella dose massiccia di cocaina che Zappone ha assunto prima dei fatti dei quali si sta occupando la Procura.
La mattina del 3 giugno, prima di andare nell'officina di Angelo De Luca, la vittima aveva ritirato 200 euro dal bancomat e acquistato cocaina che avrebbe assunto a più riprese e a distanza di poco tempo una dall'altra, prima di dar vita a quel litigio. Le cause della morte, stando appunto alla perizia medico-legale, sono quindi legate all'emorragia polmonare (provocata dalla droga) risultata poi fatale per Zappone, con evidenti effetti tossici anche a carico del sistema nervoso centrale.
Neppure le 12 scosse di Taser avrebbero inciso sul decesso (come accertato sempre dagli esperti del Pm) in quanto il sistema cardiaco non avrebbe riportato danni di alcun genere.
E tutto questo è contenuto nella voluminosa relazione che già oggi i periti dovrebbero depositare in Procura consentendo ai difensori di estrarne copia e di utilizzarla per sostenere la tesi difensiva e cancellare l'accusa di omicidio preterintenzionale che virtualmente già non esiste più a carico dei tre indagati.
D'altronde il Gip Sacco era stata chiara e puntuale nel motivare il suo rigetto della misura. «Allo stato la misura appare prematura», aveva scritto il giudice, sottolineando anche che «la gravità indiziaria necessita delle risultanze della consulenza medico-legale, soprattutto con riferimento alla causalità commissiva ed eventualmente omissiva».
E il giudice fece anche un’attenta valutazione temporale di quanto accaduto quella mattina in via strada Comunale Piana davanti all'officina di Angelo De Luca, non tralasciando le modalità dell'arresto, per il quale, lo ricordiamo, il pm ha aperto un fascicolo parallelo per arresto illegale a carico della Volante che eseguì l'arresto di Riccardo.
Resta comunque un altro dato insuperabile: appena intervenuta, la polizia avrebbe dovuto chiamare il 118 per le condizioni in cui versava Riccardo e soprattutto dopo le 12 scariche di Taser. Ma le ambulanze vennero chiamate soltanto quando la vittima arrivò quasi incosciente nella camera di sicurezza della Questura. Ma se quei soccorsi fossero arrivati sul posto dell'aggressione in maniera tempestiva, Riccardo si sarebbe salvato? Un interrogativo che al momento non sembra avere una risposta. Questa consulenza medica servirà sicuramente al pm per rivedere le accuse contro i tre che, comunque, restano indagati, ma non certo per omicidio preterintenzionale, semmai per lesioni ai danni del povero Riccardo, morto a soli 29 anni.