Savini dopo la condanna «Ma ora ho la dignità»

4 Gennaio 2013

MONTESILVANO. Una condanna a un anno e 3 mesi che regala quasi un po’ di felicità. In silenzio per 6 anni, torna a parlare l’ex vicesindaco Pd Marco Savini, arrestato il 13 luglio 2007 e costretto ai...

MONTESILVANO. Una condanna a un anno e 3 mesi che regala quasi un po’ di felicità. In silenzio per 6 anni, torna a parlare l’ex vicesindaco Pd Marco Savini, arrestato il 13 luglio 2007 e costretto ai domiciliari per 98 giorni con un elenco di reato lungo: associazione a delinquere, truffa, induzione alla corruzione, corruzione, falso ideologico. Dopo la sentenza del processo Ciclone del 28 dicembre scorso, quelle accuse sono tutte morte e Savini è stato condannato soltanto per abuso d’ufficio: «Sono stato condannato», spiega da avvocato, «per un reato che non prevede possibilità di intercettazioni ma soprattutto non permette misure cautelari che invece mi sono state comminate. Quel 13 luglio non potevo essere arrestato, ecco perché ciò restituisce dignità».

Per la sua prima dichiarazione pubblica, Savini sceglie la piazza virtuale di Facebook con un messaggio visibile soltanto agli amici. Un racconto, da avvocato imputato, dell’inchiesta Ciclone e del processo nato da quella indagine: «Quella vicenda ha stravolto la mia vita. Questi 6 anni sarebbero stati diversi da quelli che ho vissuto. Adesso, quelle accuse sono state poste nel nulla dal tribunale di Pescara: niente associazione, nessun falso, nessuna truffa e nessuna corruzione. Solo per un capo di imputazione il collegio ha ritenuto di “riqualificare” un fatto condannandomi, insieme ad altre 4 persone, per abuso d’ufficio». Una sorta di risarcimento morale per Savini.

Ma perché in questi anni Savini non ha mai parlato in pubblico? «Non ho mai fatto una dichiarazione, né sul processo e né sulla vita politica e amministrativa della mia città per rispetto del processo e anche a causa dell’infamia che pesava su di me. Oggi tutto questo è finito. Attenderò le motivazioni della sentenza per capire perché il collegio mi ha assolto da fatti gravi per condannarmi per un reato “meno grave” che neanche la procura mi ha mai contestato, e farò appello perché so di essere una persona onesta, pulita e leale». (p.l.)

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