Schierati contro il malaffare e in campo per gli ultimi, la missione dei preti di strada

Denunciano l’illegalità della periferia e aiutano le famiglie ad arrivare a fine mese. “Preti di strada” è il titolo di un’altra puntata di “31 minuti”, il settimanale di approfondimento giornalistico di Rete8 in collaborazione con il Centro che va in onda questa sera alle ore 22
PESCARA. Denunciano il malaffare dilagante nelle periferie, aiutano le famiglie ad arrivare a fine mese, si occupano dei disperati e si preoccupano anche di alleviare le sofferenze e la solitudine del nostro tempo. È la missione dei preti di strada, quelli che guardano ancora le persone negli occhi: i preti in trincea sono un ponte tra i problemi della vita di tutti i giorni avvertiti dalle famiglie e le istituzioni che appaiono lontane. “Preti di strada” è il titolo di un’altra puntata di “31 minuti”, il settimanale di approfondimento giornalistico di Rete8 in collaborazione con il Centro che va in onda questa sera alle ore 22: schierati contro il malaffare, sempre dalla parte delle famiglie, la mano tesa agli ultimi, ecco i capisaldi dei parroci di trincea. La regia è di Danilo Cinquino e Antonio D’Ottavio, coordinamento tecnico di Andrea Di Fabio, riprese di Luigi Cinquino.
LA MAPPA DELLA FEDE
Per la Chiesa, l’Abruzzo e il Molise sono ancora una cosa sola: in queste due regioni, ci sono 1.042 parrocchie guidate da 326 sacerdoti. In base al numero dei residenti dell’Abruzzo e del Molise, poco più di un milione e mezzo di abitanti, c’è un prete ogni 5mila persone. Poi, ci sono 794 chierici, che si chiamano anche sacerdoti secolari, e 131 diaconi. Questi sono i numeri dell’Annuario pontificio 2025. La Regione ecclesiastica Abruzzo-Molise fu istituita il 12 novembre del 1976; è organizzata in 5 arcidiocesi che sono L’Aquila e poi Pescara-Penne, Chieti-Vasto, Lanciano-Ortona e Campobasso-Bojano. Ci sono anche 6 diocesi: Avezzano, Sulmona-Valva, Teramo-Atri, Isernia Venafro, Termoli-Larino e Trivento.
SULLA STRADA
Una piramide della fede costruita sulla base della strada: lì ci sono i preti che, tutti i giorni, incrociano gli occhi feriti della gente. Quei preti sono un punto di riferimento per la comunità, soprattutto nelle periferie dimenticate. Lì dove mancano tante cose, anche il senso della bellezza che dovrebbe salvare il mondo, i preti ci sono. E uno che conosce la periferia come le sue tasche è don Massimiliano De Luca: ha passato nove anni nella trincea di Fontanelle, quartiere malfamato di Pescara in cui abitano tante brave famiglie ma anche criminali di quartiere che si atteggiano a piccoli boss, gente che, fino a poco tempo fa, ha usato anche gli incendi dolosi per imporre la propria legge; e poi, ormai sono nove anni che don Max è il parroco della chiesa dei Santi Angeli Custodi, una parrocchia al centro di Rancitelli, circondata dalle case popolari e dalle villette in cui si spaccia sempre la droga. «Non bisogna togliere solo il mare, a Rancitelli bisogna riportare la positività», è l’appello lanciato dal prete coraggio. Con don Max, siamo entrati nel mostro di Rancitelli: i palazzi ex Clerico in via Tavo, incompiuti da cinquant’anni e occupati dai tossicodipendenti. Prima delle elezioni comunali di Pescara del 2024, erano stati spesi 50mila euro di soldi pubblici per bloccare tutti gli accessi, adesso, è tutto come prima. «Qui non ci sono segni della Pasqua come non c’erano stati segni del Natale, perché le luminarie non le avevano messe», dice don Max, «la Pasqua in periferia è segnata solo dalla vegetazioni che nessuno taglia e annuncia la primavera». Don Max chiede alla politica lo stesso impegno che si riserva alle zone centrali: «Quello che c’è a viale Kennedy si deve fare anche a Rancitelli, perché no? Qui, si pagano le stesse tasse di viale Kennedy e quello che c’è lì dobbiamo farlo anche a Rancitelli: fotocopia».
PONTE CON LE ISTITUZIONI
I parroci, come i sindaci, sono un anello di congiunzione tra la gente che vive e le istituzioni, che a volte, sembrano troppo lontane. Questo aspetto lo ha sottolineato anche il questore di Pescara, Carlo Solimene, in occasione della festa della polizia: lo scorso 10 aprile, parlando alle autorità sedute in platea, il questore ha chiamato in causa proprio i parroci in trincea, quelli che nei mesi scorsi erano stati aggrediti nonostante il loro impegno quotidiano a favore degli ultimi. Queste sono le parole del questore Solimene: «Un pensiero particolare voglio rivolgere ai parroci di questa meravigliosa città, che affrontano con silenzioso spirito di sacrificio i bisogni dei più deboli ed è a loro che ho voluto mostrare la mia personale vicinanza e quella della polizia di Stato in occasione di ingiustificati affronti subiti».
IL PRETE DEGLI ULTIMI
E noi, con un servizio di Erika Gambino, siamo andati a parlare con uno di quei parroci che ha risposto, a un’aggressione, con il sorriso e l’impegno costante per gli ultimi. Monsignor Francesco Santuccione, parroco della cattedrale di San Cetteo, a Pescara, guida una pattuglia di volontari mobilitati contro la crisi economica: il loro motto, stampato sulle pettorine bianche, è “Dopo il verbo amare, il verbo aiutare è il più bello del mondo. Se vuoi, vieni anche tu”. «C’è tanta solidarietà in città», dice Santuccione, «anche se oggi è sempre più difficile donare perché l’uomo per istinto è egoista. Più dai, più servi e più ricevi. Ti senti in pace, servire è regnare». È tutto ordinato e affilato sugli scaffali in base al tipo di prodotto, c’è persino una cassetta con dentro la frutta fresca. Poi il frigorifero per tenere al fresco i formaggi. Tutto viene poi smistato dentro un grande pacco e consegnato davanti alla porta di chi non riesce a sostenere una spesa al supermercato. Il cuore grande dei volontari della Caritas di San Cetteo è racchiuso anche all’interno della stanzetta di via Conte di Ruvo, al lato della cattedrale. A fare i padroni di “casa” e accogliere ogni giorno chi è in difficoltà ci sono i sorrisi di Vincenzo Farinelli e Franco Perletta, ospiti della puntata, insieme a tanti altri volontari. Perché lo fanno? «Perché ci fa stare bene, perché aiutare è la cosa più bella che c’è per un uomo».