Sciopero della toga contro i tagli

La protesta dei docenti di Lingue: «Corsi a rischio cancellazione»
PESCARA. Sciopero della toga contro i tagli imposti dal governo. Lo hanno deciso i docenti della facoltà di Lingue e letterature straniere riuniti in assemblea: non indosseranno le tradizionali toghe accademiche nella prossima seduta di laurea, in segno di protesta contro il disegno di legge Gelmini e contro le manovre economiche straordinarie previste dal decreto 78 del 31 maggio 2010.
I docenti hanno deciso di non intraprendere le classiche forme di astensione dalle attività accademiche, come il blocco degli esami, per non danneggiare gli studenti. Ma le conseguenze dei tagli potrebbero provocare seri problemi già a partire dall'autunno. «Ancora oggi non sappiamo se il prossimo anno sarà possibile attivare diversi insegnamenti», ha detto con preoccupazione il preside della facoltà Carlo Consani.
«Il decreto del 31 maggio, in un articolo, prevede tagli sanguinosi alle attività di formazione e ai cosiddetti contratti di docenza, che saranno ridotti del 50 per cento». A rischio, dunque, i corsi tenuti da docenti esterni all'ateneo, lo svolgimento delle attività e il futuro dei ricercatori. Al dibattito, che si è concluso con l'approvazione di un documento in cui si segnalano le principali conseguenze provocate dalla manovra economica, sono intervenute circa 250 persone, tra docenti, studenti e personale tecnico-amministrativo.
A preoccupare, si legge, è la riduzione del budget a disposizione del Miur, che renderà «impossibile l'operatività di diversi atenei a partire dai prossimi anni», il taglio dei finanziamenti della docenza precaria e delle risorse per la formazione, le incertezze sul futuro dei ricercatori «con il pericolo di dispersione di un patrimonio di competenze indispensabili al buon funzionamento delle attività formative», il rischio di riduzione degli organici, la modifica del profilo retributivo del personale universitario».
«I provvedimenti riguardano sia il personale docente che quello non docente, ma colpiranno soprattutto chi è all'inizio della carriera», aggiunge Consani. La protesta dell'università D'Annunzio si ferma, per il momento, alla rinuncia al tradizionale abito accademico: «Un gesto simbolico per segnalare il nostro disagio, senza danneggiare gli studenti ma rendendoli partecipi». Un'assemblea di ateneo, è stata fissata per il 14 luglio alle 10 nell'aula magna.
I docenti hanno deciso di non intraprendere le classiche forme di astensione dalle attività accademiche, come il blocco degli esami, per non danneggiare gli studenti. Ma le conseguenze dei tagli potrebbero provocare seri problemi già a partire dall'autunno. «Ancora oggi non sappiamo se il prossimo anno sarà possibile attivare diversi insegnamenti», ha detto con preoccupazione il preside della facoltà Carlo Consani.
«Il decreto del 31 maggio, in un articolo, prevede tagli sanguinosi alle attività di formazione e ai cosiddetti contratti di docenza, che saranno ridotti del 50 per cento». A rischio, dunque, i corsi tenuti da docenti esterni all'ateneo, lo svolgimento delle attività e il futuro dei ricercatori. Al dibattito, che si è concluso con l'approvazione di un documento in cui si segnalano le principali conseguenze provocate dalla manovra economica, sono intervenute circa 250 persone, tra docenti, studenti e personale tecnico-amministrativo.
A preoccupare, si legge, è la riduzione del budget a disposizione del Miur, che renderà «impossibile l'operatività di diversi atenei a partire dai prossimi anni», il taglio dei finanziamenti della docenza precaria e delle risorse per la formazione, le incertezze sul futuro dei ricercatori «con il pericolo di dispersione di un patrimonio di competenze indispensabili al buon funzionamento delle attività formative», il rischio di riduzione degli organici, la modifica del profilo retributivo del personale universitario».
«I provvedimenti riguardano sia il personale docente che quello non docente, ma colpiranno soprattutto chi è all'inizio della carriera», aggiunge Consani. La protesta dell'università D'Annunzio si ferma, per il momento, alla rinuncia al tradizionale abito accademico: «Un gesto simbolico per segnalare il nostro disagio, senza danneggiare gli studenti ma rendendoli partecipi». Un'assemblea di ateneo, è stata fissata per il 14 luglio alle 10 nell'aula magna.
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