Sparatoria a Pescara, anche i bambini in strada: «È stato come il Far west»

20 Settembre 2025

Quartiere sotto shock: le grida, poi il rombo delle macchine, è stato un incubo. E c’è chi denuncia: «Qui la droga la lanciano dai balconi, è sempre peggio»

PESCARA. «È il sindaco che ci deve dare delle risposte. Ma quale città sicura? Qui vogliamo le risposte del sindaco». Sono le parole di due residenti che abitano nel condominio in via Cetteo Ciglia, il palazzo verso cui ieri sono stati esplosi quattro colpi di arma da fuoco. Arrabbiati e scossi, i due condomini sono usciti dal palazzo affacciato sulla strada dove, pochi minuti prima, si era consumato l’inferno. «Pensavamo fossero le solite bombette che i ragazzini buttano qui davanti. Ma il rumore e la frequenza erano strani», raccontano da dietro il bancone del bar.

A rompere la quotidianità del quartiere di via Cetteo Ciglia, appena dopo le 13.30, sono stati quattro spari provenienti da un’arma da fuoco e il rombo della sgommata di un’auto lanciata a tutta velocità. Poi il panico: le urla dei residenti, i commercianti che abbassano in fretta le serrande. Tra i presenti anche bambini appena usciti da scuola, che passavano lungo la via, parallela della Tiburtina e a due passi dal quartiere Rancitelli. Per i residenti, quella di ieri è stata solo l’ennesima scena di criminalità che non fa più sentire nessuno al sicuro.

«È stato come il Far west», raccontano alcuni negozianti che, al momento della sparatoria, stavano facendo una pausa nel loro negozio. «Ho sentito gli spari, le grida delle persone e il rumore delle auto in fuga. Un incubo. Mi sono chiusa dentro, perché erano armati e avevo paura potessero farmi del male», racconta una dipendente di un’agenzia di consulenza affacciata sulla strada. «Qui è una zona di degrado», denuncia Matteo Polimene, che da sei anni ha un appartamento in affitto nella zona. «Ci abitano famiglie, studenti, anziani. Ma la sera è impossibile uscire tranquillamente, né lungo la strada né nel parchetto. Ogni anno che passa è sempre peggio».

Ma anche di giorno è pericoloso abbassare la guardia. «Ho visto con i miei occhi scambi di droga anche sotto casa, lanciando i pacchetti direttamente dai balconi», aggiunge Polimene. «Questa è una zona di passaggio verso Rancitelli», spiega Mario Mammarella. «Non ci sentiamo sicuri nemmeno a lasciare l’auto parcheggiata. Io ho messo il blocco allo sterzo e ben due catene alla moto». Nonostante la zona sia ben servita da supermercati, farmacie e studi professionali, la percezione di insicurezza è costante. Lo testimoniano i lucchetti ben serrati alle porte dei negozi e le telecamere installate dentro e fuori le attività commerciali. «È un crocevia di gente», racconta Roberto Centorame che abita nel quartiere dal 2007, «anche a causa della vicinanza con la mensa Caritas. Ma la verità è che qui non ci sentiamo sicuri».

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