Trabocchi, così i giudici salvano i ristoranti con vista sul mare 

A un anno dalla legge regionale impugnata dal governo esce la sentenza del Tar che diventa pilota Dà al Pesce Palombo di Fossacesia il via libera a ripartire riducendo la superficie a 160 metri quadrati

FOSSACESIA. Il turismo riparte in Abruzzo anche grazie a una sentenza dei giudici amministrativi che dà il via libera, seppure condizionato, ai trabocchi diventati da simboli di storia e tradizione anche ristoranti e attrazione culinaria. Il Pesce Palombo, uno dei più noti della costa teatina, infatti può riavviare le procedure per riaprire purché la superficie sia ridimensionata. L’antica macchina da pesca trasformata in ristorante è salva. E la sentenza diventa pilota per tutti gli altri trabocchi.

Bruno Verì
LA CONSULTA. Tutto parte dalla legge regionale salva trabocchi che, un anno fa, sollevò una bagarre politica e venne osservata dal Consiglio dei ministri che si era rivolto alla Consulta. Ma la sfida è stata vinta dalla Regione Abruzzo visto che dopo molti mesi la legge è stata dichiarata non anticostituzionale. E a seguire c’è stata la sentenza del Tar di Pescara che accoglie nella parte sostanziale il ricorso presentato da Bruno Verì, proprietario del Pesce Palombo, difeso dagli avvocati Raffaello Carinci, Diego De Carolis, Aldo e Stefano La Morgia ed Eugenio Galassi contro il Comune di Fossacesia, assistito dall’avvocato Alessandro Di Sciascio, che nel frattempo gli aveva revocato la concessione edilizia.
GLI EFFETTI. I titolari dei trabocchi da ristorazione (a Fossacesia ce ne sono 2; 5 a Rocca San Giovanni, 4 a San Vito e poi quelli vastesi) possono tirare un sospiro di sollievo che aiuta anche a rialzare la testa dopo la grande crisi per il Covid. Tra di loro ci sono anche quelli coinvolti in un’inchiesta della procura di Lanciano, portata avanti dalla Capitaneria di porto di Ortona per presunte violazione delle concessioni demaniali e abusi edilizi, che ora potranno tornare a dialogare con le rispettive amministrazioni comunali.

Diego De Carolis, avvocato
PARLA IL LEGALE. Proprio il Pesce Palumbo è stato il primo, di una serie di trabocchi, a finire nell’inchiesta per mancato rispetto delle norme edilizie attraverso l’ampliamento della superficie, dopo che per anni comunque aveva pagato le tasse e curato la struttura tanto delicata. Ed è stato il primo anche ad avviare i ricorsi contro le decisioni del Comune.
«La sentenza del Tar, pur respingendo parte del ricorso e accogliendo le nuove motivazioni per le concessioni, segna una svolta perché impone il dialogo tra amministrazione e traboccanti», spiega l’avvocato De Carolis, «nel ricorso di Verì si sottolinea proprio l’equilibrio da trovare con gli adeguamenti del traboccante e l’attività amministrativa. Serve un contraddittorio tra le parti, invece il Comune dopo le opere di ripristino dello stato dei luoghi, addirittura allo stato del 1999, e la legge regionale salva trabocchi, non ha riaperto il dialogo ritirando in autotutela la revoca della concessione a Verì».
IL PASSAGGIO CHIAVE. «Il Comune», scrivono i giudici, «lungi dal farsi carico del rilievo delle circostanze sopravvenute in fatto ed in diritto, con i provvedimenti impugnati si è limitata a constatare l’assenza di variazioni rilevanti, senza specificare, previo contraddittorio endoprocedimentale, i motivi per cui abbia ritenuto irrilevante il comportamento di riduzione a conformità dell’abuso da parte ricorrente, né esplicitare per quale ragione il trabucco in questione non potesse in qualche modo usufruire della normativa regionale di valorizzazione sopravvenuta e recepita nella normativa tecnica di attuazione dallo stesso Consiglio Comunale».
MA ATTENZIONE. Il Tar però mette anche dei paletti per evitare nuovi abusi oppure la permanenza degli stessi. E scrive che: «Anche ove le opere abusive non fossero state demolite, la sopraggiunta normativa regionale non ne avrebbe di certo legittimato il mantenimento in vita in assenza dei necessari titoli abilitativi». Così sentenziano i giudici. Anche se nel caso del Pesce Palombo i presunti abusi edilizi sono stati sanati e la legge regionale promulgata un anno fa permette al traboccante di intervenire sulla struttura da pesca. Verì, in parole semplici, è legittimato ad adeguarsi ai parametri indicati dalla Regione, ossia 160 metri quadrati di superficie massima per la piattaforma e 50 per cucina e bagno, per un numero massimo di 60 persone, compreso il personale, che possono essere presenti sulla struttura.

Enrico Di Giuseppantonio, sindaco
IL COMMENTO DEL SINDACO. La strada è tracciata ed è finalmente in discesa, dicono i traboccanti. «Dopo che la giustizia ha fatto il proprio corso sono veramente contento che uno dei trabocchi storici della costa possa finalmente riaprire», è il commento finale del sindaco di Fossacesia, Enrico Di Giuseppantonio. «E sono ancora più felice per Verì che ha comunque continuato a lavorare e di recente ha inaugurato sul lungomare lo stabilimento balneare “Pesce Palombo, come il suo trabocco».

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