Travolti e uccisi dalla valanga: morti due alpinisti sul Gran Sasso

15 Dicembre 2014

La guida alpina Sabbatini e lo sportivo Remigio erano partiti dai Prati di Tivo L’incidente sulla via del ritorno per il distacco di un lastrone di ghiaccio e neve

PIETRACAMELA. E’ stato il suo ultimo soccorso. Pino Sabbatini, teramano di 51 anni, era l’emblema della montagna, del Gran Sasso che conosceva in ogni sua roccia. E qui ieri poco prima delle 13, insieme a un compagno di cordata, ha trovato la morte. Pino Sabbatini, guida alpina espertissima, ieri mattina poco prima delle 9 è partito dal piazzale dei Prati di Tivo con David Remigio, 43 anni di Pescara per fare una via alpinistica, il cosiddetto Cammino di mezzo, sul Corno Piccolo. Anche Remigio non era un escursionista dell’ultim’ora, ma uno sportivo con una buona esperienza di montagna. La salma di Remigio è da oggi pomeriggio all'obitorio di Pescara, domani alle 15 nella chiesa di Sant'Andrea i funerali. Quella di  Sabbatini è invece nella chiesa di San Bartolomeo, dove è stata allestita la camera ardente. Domani alle 15 i funerali nel Duomo di Teramo

I ritratti delle due vittime
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I due si sono dunque avviati lungo il cammino, ovviamente con i ramponi ai piedi e la piccozza, oltre alle corde di sicurezza. Hanno percorso il Cammino di mezzo, facendo parecchie centinaia di metri di dislivello, fino ad arrivare praticamente sulla cresta.

Qui Pino Sabbatini si è scattato un selfie, riprendendo se stesso e il cliente pescarese che lo stava raggiungendo. Dalla cresta, intorno a mezzogiorno, è ripresa la discesa.

Le condizioni meteorologiche ieri mattina erano ottimali e i due alpinisti erano sull via del ritorno al piazzale quando è accaduto l’imponderabile.

Un lastrone di ghiaccio e neve si è staccato sotto i loro piedi. Sabbatini e Remigio hanno perso ogni appiglio e sono stati trascinati giù. Il fato ha voluto che la forza della neve che acquistava sempre più velocità non li trascinasse verso il canalone del Cammino di mezzo, dove forse avrebbero avuto qualche possibilità di salvarsi. No, li ha trascinati verso un burrone, uno strapiombo profondo alcune centinaia di metri. Impossibile salvarsi.

Alla scena hanno assistito alcuni escursionisti, che hanno visto la neve staccarsi con sopra Sabbatini e Remigio e trasformarsi in una valanga letale. Sono loro che hanno lanciato l’allarme al Soccorso Alpino, intorno alle 13. In un’altra situazione probabilmente sarebbe intervenuto lo stesso Sabbatini, nel tentativo di salvare delle vite umane, così come aveva fatto tante altre volte. Si sono subito alzati in volo l’elicottero del 118 e della Forestale e sono intervenute le squadre del Soccorso alpino.

Il medico del 118 e i soccorritori hanno immediatamente trovato i corpi senza vita, straziati, dei due alpinisti. I due feretri sono stati issati sull’elicottero con il verricello e sono stati trasportati, a metà pomeriggio, all’obitorio dell’ospedale di Teramo.

La notizia della morte di Pino Sabbatini si era già diffusa in città, suscitando un sincero dolore nei tanti, tantissimi che lo conoscevano e ne apprezzavano le doti umane. Subito, già dalle 18, l’obitorio si è riempito di centinaia di persone che hanno voluto dare l’ultimo saluto all’amico, la cui salma non è stata esposta. Il nome del cliente di Sabbatini invece si è saputo più tardi, visto che non portava con sè i documenti e i carabinieri hanno dovuto fare degli accertamenti.

Probabilmente il sostituto procuratore di turno, Irene Scordamaglia, non disporrà l’autopsia sui corpi e forse già stamattina saranno restituiti ai familiari. Intanto la notte è scesa sul piazzale dei Prati. E’ parcheggiato ancora lì il fuoristrada di Sabbatini, accanto a quello di Remigio. E davanti alle due auto un amico, Antonio Riccioni, ha acceso due candele. Per dire loro addio.

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