Uccisi dalla slavina sul Gran Sasso Oggi l’addio a Sabbatini e Remigio

16 Dicembre 2014

Alle 15, a Pescara e Teramo, i funerali di David Remiglio e Pino Sabbatini: i due alpinisti uccisi dalla slavina sul corno piccolo

TERAMO. Sono morti insieme e l’addio alle spoglie mortali si svolgerà alla stessa ora. Oggi alle 15 si svolgeranno i funerali di Pino Sabbatini e David Remiglio. Per il primo la cerimonia funebre sarà celebrata al duomo di Teramo. Nella chiesa di Sant’Andrea, a Pescara, si svolgeranno invece i funerali di Remigio celebrati da padre Costante Baron. Il corteo funebre partirà dall’obitorio dell’ospedale dove per tutto il pomeriggio di ieri, da quando salma è arrivata da Teramo, c’è stato un continuo viavai dei parenti e dei tantissimi amici di David. La salma di Sabbatini è stata invece esposta fino alle 19,30 di ieri nell’obitorio dell’ospedale. Centinaia di persone hanno voluto salutare la guida alpina, che significativamente indossava la divisa rossa del Soccorso alpino. La salma poi è stata trasferita nella chiesa di San Bartolomeo, dove si è svolta una veglia funebre e da dove sarà portata in corteo nella vicina cattedrale oggi.

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In entrambi i casi il dolore sui volti era accompagnato all’incredulità per quanto accaduto. Condizioni meteo ottimale e poca neve, domenica scorsa. Eppure si è staccata una slavina contro cui la perizia di entrambi ha potuto ben poco. Pino Sabbatini era guida alpina espertissima, e anche David Remigio, con cui era partito dal piazzale dei Prati di Tivo, poco prima delle 9 per fare una via alpinistica, il cosiddetto Cammino di mezzo sul Corno Piccolo, aveva una buona esperienza di montagna, non a caso era istruttore di snowboard e stava pensando di entrare nel Soccorso alpino. Ha assistito alla tragedia, almeno a parte di essa, un gruppo di alpinisti ascolani che era in vetta.

A raccogliere la chiamata è stato Guido Zecchini, membro del Soccorso alpino e caro amico di Sabbatini: «Pino era un fratello, mi ha insegnato tante cose, eravamo legati da reciproca stima». Con parole addolorate Zecchini racconta: «Mi ha girato la chiamata il 118», racconta, «i ragazzi hanno raccontato che hanno sentito un boato e che si sono girati per vedere che cosa fosse accaduto. Non hanno visto partire la valanga, ma hanno visto che travolgeva due persone. Poi la loro visuale si è coperta». Erano quasi le 13 e poco prima Sabbatini aveva postato su Facebook un selfie con il suo cliente: erano quasi sulla cresta. I colleghi alpinisti, che sapevano che Sabbatini avrebbe affontato il Cammino di mezzo hanno subito temuto il peggio. La conferma è arrivata quando con gli elicotteri i soccorritori hanno ritrovato i corpi: un lastrone di ghiaccio e neve si è staccato praticamente sotto i loro piedi. Purtroppo Sabbatini e Remigio non sono stati trascinati verso il Cammino di mezzo, dove forse si sarebbero potuti salvare, ma verso un burrone. Hanno fatto un salto di circa 300 metri da cui era impossibile sopravvivere.

I ritratti di David e Pino
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