Ultrà ucciso, l'arresto del rom diventa un gialloLa polizia nega. La famiglia: sta per consegnarsi

Massimo Ciarelli, 29 anni, accusato di aver ucciso l'ultrà del Pescara Domenico Rigante, non è stato ancora arrestato. Ma il suo fermo è dato per certo dalla sua stessa famiglia: "Si sta per consegnare, è solo questione di ore"
PESCARA. Sarebbe questione di ore, ma non è stato arrestato Massimo Ciarelli, il rom di 29 anni ricercato per l'omicidio dell'ultrà biancazzurro Domenico Rigante. La notizia di un suo arresto a Tollo che nelle prime ore della mattinata si era diffusa non ha trovato conferme ufficiali, ma anzi è stata smentita dagli investigatori. Fonti della famiglia del latitante ribadiscono però che il nomade sarebbe in procinto di presentarsi spontaneamente.
Massimo Ciarelli è accusato di aver sparato il colpo di pistola che il primo maggio ha ucciso il giovane ultrà del Pescara. Ciarelli si era reso irreperibile fin dalle prime ore dopo il delitto, ma gli investigatori della squadra Mobile diretta da Pierfrancesco Muriana, sono sulle sue tracce e gli avrebbero fatto intorno terra bruciata.
Ad accusare dell'omicidio Ciarelli è stata la sua stessa vittima. Domenico Rigante è stato colpito al fianco destro mentre era accucciato sotto al tavolo della cucina. Qui si era nascosto durante il raid punitivo organizzato da sei rom per vendetta dopo una rissa scoppiata lunedì sera a Pescara vecchia. Sembra che l'obiettivo del blitz non fosse Domenico, bensì il fratello gemello Antonio.
Rigante è stato ucciso con un solo colpo del potente calibro 38 esploso da destra verso sinistra e che, seguendo una traiettoria di 45 gradi, gli ha perforato l’intestino tenue, il diaframma e l’aorta, provocandogli una vasta emorragia interna che l’ha portato alla morte in venti minuti, mezz’ora al massimo. Durante il trasporto, moribondo, ha fatto il nome del rom arrestato questa mattina nel chietino.
È proprio la testimonianza diretta della vittima rimasta cosciente fino a poco prima di morire, ad aver indirizzato sin da subito le indagini dei poliziotti, che quella stessa notte hanno ritrovato in via Caduti per Servizio, dove abitano i cugini di Massimo Ciarelli, la Cinquecento bianca utilizzata dal commando piombato in piazza dei Grue. E proprio i due cugini del 29enne sono stati tra i primi a essere sottoposti alla prova dello stub con il guanto di paraffina. Un accertamento per verificare se la persona è venuta in contatto con polvere da sparo, ma che va fatto a ridosso dell’evento, prima che i residui spariscono.
Massimo Ciarelli è accusato di aver sparato il colpo di pistola che il primo maggio ha ucciso il giovane ultrà del Pescara. Ciarelli si era reso irreperibile fin dalle prime ore dopo il delitto, ma gli investigatori della squadra Mobile diretta da Pierfrancesco Muriana, sono sulle sue tracce e gli avrebbero fatto intorno terra bruciata.
Ad accusare dell'omicidio Ciarelli è stata la sua stessa vittima. Domenico Rigante è stato colpito al fianco destro mentre era accucciato sotto al tavolo della cucina. Qui si era nascosto durante il raid punitivo organizzato da sei rom per vendetta dopo una rissa scoppiata lunedì sera a Pescara vecchia. Sembra che l'obiettivo del blitz non fosse Domenico, bensì il fratello gemello Antonio.
Rigante è stato ucciso con un solo colpo del potente calibro 38 esploso da destra verso sinistra e che, seguendo una traiettoria di 45 gradi, gli ha perforato l’intestino tenue, il diaframma e l’aorta, provocandogli una vasta emorragia interna che l’ha portato alla morte in venti minuti, mezz’ora al massimo. Durante il trasporto, moribondo, ha fatto il nome del rom arrestato questa mattina nel chietino.
È proprio la testimonianza diretta della vittima rimasta cosciente fino a poco prima di morire, ad aver indirizzato sin da subito le indagini dei poliziotti, che quella stessa notte hanno ritrovato in via Caduti per Servizio, dove abitano i cugini di Massimo Ciarelli, la Cinquecento bianca utilizzata dal commando piombato in piazza dei Grue. E proprio i due cugini del 29enne sono stati tra i primi a essere sottoposti alla prova dello stub con il guanto di paraffina. Un accertamento per verificare se la persona è venuta in contatto con polvere da sparo, ma che va fatto a ridosso dell’evento, prima che i residui spariscono.
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