Chiricò: io e il Lanciano da serie B

«Mister Di Francesco mi ha consigliato di accettare l'offerta della Virtus»

 LANCIANO. Dietro il momento d'oro della Virtus Lanciano, capace di vincere quattro delle ultime cinque gare, c'è lo zampino del "Messi rossonero". Un accostamento forse eccessivo, ma che serve a far capire come e quanto, Cosimo Chiricò, sia entrato nel cuore della tifoseria. Alla quale sono bastati gli ultimi 20' della sfida casalinga con la Triestina per ribattezzare così il folletto di Brindisi.  «Ricordo bene quella gara», sorride il diretto interessato, «essendo coincisa con il mio debutto al Biondi (seconda di campionato, ndc) in maglia rossonera. Un finale di partita alla mia maniera e la nascita di un feeling che, col passar del tempo, è cresciuto a dismisura. Soprattutto con i ragazzi della curva Sud».  Sa che a molti ricorda Pasqualino Minuti, idolo incontrastato del Lanciano di fine anni Ottanta? «All'epoca non ero ancora nato, ma se la gente, a distanza di quasi trent'anni, ancora lo ricorda, vuol dire che doveva essere un giocatore speciale, ed il paragone mi lusinga non poco».  Com'è nata la trattativa che l'ha portata a Lanciano?  «Sul finire del mercato estivo, mentre svolgevo la preparazione con il Lecce (società proprietaria del cartellino, ndc), c'erano diverse opportunità, tra le quali anche Avellino e Triestina. Piazze importanti, ma fu il mister Eusebio Di Francesco (nel frattempo esonerato, ndc), che a Lanciano aveva allenato qualche stagione fa, a consigliarmi di accettare la destinazione. E non posso che ringraziarlo per questo...».  A gennaio, però, era sul punto di andar via. Ad Ascoli, precisamente... «La B è una vetrina importante, ma sapevo che qui a Lanciano avrei avuto maggiori possibilità di giocare, per cui ho sempre pensato cha la soluzione migliore fosse quella di restare qui sino al termine».  Scelta opportuna, visto che da gennaio in poi ha giocato quasi sempre titolare. «E' vero, e ringrazio di cuore mister Gautieri per la fiducia accordatami. Il fatto di essere utilizzato con maggiore continuità ha pesato in positivo, sia sul mio morale che sul rendimento. E altrettanto decisivo si è rivelato l'apporto dei compagni che cercandomi con maggiore frequenza mi hanno fatto sentire importante».  Lei è tutto mancino, eppure nel tridente rossonero gioca in pianta stabile sulla fascia destra.  «E' la posizione che prediligo e che occupavo anche nelle due squadre precedenti (Vigor Lamezia e Virtus Casarano, in serie D,ndc). E comunque, pur di giocare, sarei disposto ad adattermi a qualsiasi ruolo o posizione. L'importante, infatti, è poter dare il mio contributo alla causa, in questa fase decisiva della stagione».  Quella realizzata domenica a Latina è stata la sua terza rete in campionato (cui va aggiunta la tripletta siglata a Terni, in Coppa Italia). A che cifra pensa di arrivare?  «L'anno scorso, a Casarano, ho totalizzato sette reti, per cui non mi dispiacerebbe ripetermi, in un campionato importante come quello di Prima Divisione. A patto, però, che si rivelino determinanti per la Virtus Lanciano».  Perchè, dopo i suoi gol, esulta mimando il toro, come faceva, anni fa, l'attaccante granata Ferrante?  «E' una cosa nata, per scherzo, tra me e Pavoletti. Ma non ho un modo di festeggiare già stabilito».  A Latina, ad esempio, è corso ad abbracciare il team manager Cicci Diomede. «Era il suo compleanno e gli avevo promesso un gol».  Con quali giocatori ha legato di più? «Con tutti, ma se devo proprio citarne un paio, dico D'Aversa e Mammarella, per i preziosissimi consigli».  Domenica al Biondi arriverà la capolista Trapani e sarà il primo di una serie di scontri diretti. «Speriamo di ricavarne il maggior numero di punti. Cosa possibile se continueremo a giocare così e se anche i tifosi ci daranno una mano».  Con quale maglia si immagina il prossimo anno? «A fine stagione tornerò a Lecce e poi si vedrà. Certo, sarebbe bello vestire ancora il rossonero. E magari in B...».

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