Il tecnico pescarese del Pisa, Luca D'Angelo

SABATO PESCARA-PISA

D’Angelo: io, via Aterno e il mio stadio dei sogni 

Il tecnico pescarese dei nerazzurri: «Per me sarà un giorno speciale»

PESCARA. Il tempo ha trasformato il ragazzo di via Aterno in un uomo, un marito e un padre. E i sogni si sono trasformati in realtà. Immaginava di fare il calciatore ed è arrivato in serie B. Poi, la carriera da allenatore. Partendo dai giovani fino alla B. Sempre lontano dalla sua città, Pescara. A 48 anni Luca D’Angelo sabato pomeriggio entrerà all’Adriatico-Cornacchia, il suo stadio dei sogni, alla guida del Pisa. «Sarà speciale per me e per Verna (frentano, ndr), ma poi l’emozione lascerà il posto all’adrenalina della partita». Un pescarese doc, ci tiene a sottolinearlo, nonostante il pallone lo abbia portato spesso lontano da casa.

Luca D'Angelo, a destra, con la maglia del Giulianova (stagione 2001-2001)

D’Angelo, ha cominciato a pensare al Pescara?
«Sto andando in sede per visionare alcuni filmati».
Sensazioni?
«La preparazione alla partita sarà quella di sempre. Poi, chiaramente, domani andremo in ritiro nella mia città e sarà un po’ strano. Sabato, infine, la partita che non può essere normale, almeno per me. Prevale la soddisfazione, forse anche un pizzico di orgoglio. Ma sarà comunque speciale».
E ripenserà a che cosa?
«A quando ero un bambino, si giocava a pallone lungo le vie del quartiere. E il sogno di ognuno di noi era quello di giocare all’Adriatico».
La strada è una bella gavetta.
«Ora vanno di moda i social, quanto di più finto possa esistere».
Un giorno allenerà il Pescara?
«No, lasciamo perdere questi discorsi. Certo, nel calcio mai dire mai. Ma il Pescara ce l’ha un allenatore, ed è pure bravo».
Tanti anni nel calcio, ma mai in biancazzurro.
«Così ha voluto il destino. Ogni volta ci diciamo la stessa cosa. Guardiamo avanti. Ora sono contento di allenare il Pisa, gran bella piazza. Sugli spalti sempre 9-10mila spettatori. Calore e passione, si sta bene».
Non sarà la prima volta all’Adriatico-Cornacchia da avversario.
«Da allenatore sì. Da calciatore ci sono stato con il Castel di Sangro, con il Rimini e con la Fermana. Da allenatore è diverso, hai maggiori responsabilità».
Che accoglienza si aspetta?
«Normale. I tifosi non penseranno al sottoscritto, tiferanno il Pescara».
Ci saranno anche degli amici sugli spalti?
«Tanti, molti dei quali tifano Pescara. Ci saranno i miei, certo, ma non mia mamma. Abita a un chilometro dallo stadio, ma non c’è verso di smuoverla».
Che partita sarà?
«Non lo so. Del Pescara posso dire poco se non quanto visto con il Benevento. Gran partita. E tante buone individualità di spicco: Memushaj, Galano e Machìn sono tanta roba. Noi, invece, martedì sera abbiamo fatto bene e vinto, la squadra ha sofferto solo nel finale dopo la rete del 2-1 della Salernitana. Ma la vittoria è meritata».
Avete perso il derby di Livorno.
«Immeritatamente, tanto che i tifosi non ci hanno detto niente».
Che Pisa sarà?
«Ce la giocheremo all’attacco. O quantomeno ci proveremo. E per me questo è un pregio. Poi, bisognerà vedere se il Pescara ce lo permetterà. Contro il Crotone, ad esempio, siamo stati costretti a difenderci in casa. Gran bella squadra quella di Stroppa».
Il Pescara soffre le squadre che l’aggrediscono.
«Beh, noi abbiamo questo modo di giocare. Ci trasciniamo dietro la mentalità acquisita durante la passata stagione in serie C».
Un ex difensore che va all’attacco...
«Anche quando giocavo mi piaceva andare all’attacco».
Obiettivo del Pisa?
«La salvezza. A partire dal sottoscritto, c’è un 70-80% della squadra che è alla prima esperienza in serie B».
Va in panchina in tuta.
«Certo, mi trovo a mio agio».
Tifoso dell’Inter?
«Sempre».
@roccocoletti1.

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