Gavetta, grinta, gol e libri: Mora l’anima del Pescara 

La mezzala punta alla quarta promozione, detesta i social e la luce dei riflettori Laureato in filosofia, conosce tre lingue ed è il faro della squadra biancazzurra

PESCARA. Gli studi, la filosofia, la politica e il calcio. «Avete presente lo stereotipo del calciatore? Ricco, amante del lusso, delle supercar e della bella vita. Ecco, se pensate a Luca Mora dovete dimenticarlo. Lui è una mosca bianca, anzi un vero alieno del pianeta calcio». Racconta al Centro un ex calciatore, che preferisce restare anonimo, amico del centrocampista del Pescara, che domenica a Latina ha segnato il suo primo gol in biancazzurro. «Quando giocava con lo Spezia girava con una vecchia Fiat Punto a gas», continua il racconto di chi conosce ogni minima sfaccettatura della 34enne mezzala del Delfino. «Non ama i riflettori, l’ostentazione ed è una persona eccezionale. Due anni fa si è anche laureato in filosofia». Luca Mora è il filosofo del Pescara, ma anche il faro della squadra di Colombo.
È partito dal basso «A 16 anni giocavo in Prima categoria», ha raccontato tempo fa. Poi la gavetta, partendo dalle giovanili del Chievo, fino alla serie A con Spal e Spezia e tre promozioni alle spalle. In serie C è un lusso e in campo si capisce subito che rispetto agli altri giocatori e di altra categoria. Tignoso, nel rettangolo verde, di poche parole fuori, ma è considerato da sempre un leader silenzioso. A Latina è stato il migliore, però guai a parlare della prestazione del singolo. «Siamo un grande gruppo. Si lavora e si vince insieme», ha detto Mora subito dopo la gara di domenica. Mora vuole centrare la sua quarta promozione in carriera e ha deciso di rimettersi in gioco in Abruzzo dopo la scorsa stagione chiusa alla Spal. A Pescara si trova bene e da qualche giorno l’hanno raggiunto la moglie Elena e la piccola Olivia.
Mora ha una passione per la lettura, il buon vino e lo studio. Nel giugno 2020 si è brillantemente laureato all'università di Parma in Filosofia, con la votazione di 108, discutendo la tesi dal titolo “Modalità e mondi possibili”. «Ho cominciato a 19 anni a Verona, quando giocavo nel Chievo», ha raccontato qualche tempo fa il centrocampista del Pescara. «Di solito uno studia e per divertirsi gioca, per me il calcio è un lavoro e ho voluto aggiungere questa soddisfazione». Una laurea in bacheca, ma anche una passione per le lingue: parla inglese e spagnolo, ha studiato tedesco. Un genio del calcio, che adora Saul Kripke, un filosofo contemporaneo americano, e si interessa alla politica e non nasconde il suo orientamento «Non è una scelta, io sono di sinistra e basta, non ho vergogna a dirlo», ha detto tempo fa alla Gazzetta dello Sport. Non ama i social e se fosse per lui, farebbe a meno anche del cellulare. Tra qualche anno smetterà con il calcio e si dedicherà ad altro, ma non lontano da questo mondo visto che sta pianificando gli studi per formarsi come dirigente sportivo. Prima, però, vuole centrare il poker di promozioni. La vita, per Mora, è tutto ciò dove si mette passione, il resto è solo tempo che passa. La passione per il calcio lo ha portato lontano, ora vuole scrivere un’altra bella pagina della sua lunga carriera.