Amir, tre mesi dopo l’omicidio. L’amico che lo ha ucciso sul lungomare: «Sono pronto a fare chiarezza»

Il ventenne elettricista di Giulianova potrebbe chiedere di essere sentito dal procuratore di Ascoli. Arrestato dopo i fatti, aveva detto: «Coltellata sferrata per sbaglio nella concitazione dei momenti»
TERAMO. A tre mesi dall’omicidio del 24enne Amir Benkharbouch, il giovane residente a Giulianova assassinato con una coltellata, l’amico che ha sferrato quel fendente ben presto potrebbe chiedere di essere sentito dagli inquirenti per ricostruire l’alba di morte sul lungomare di San Benedetto del Tronto.
Il ventenne elettricista di Giulianova Federico Di Stanislao, detenuto nel carcere ascolano di Marino del Tronto con l’accusa di omicidio, dopo le dichiarazioni spontanee rese nell’immediatezza dei fatti con l’ammissione di aver colpito per sbaglio l’amico al termine di una violenta rissa con un altro gruppo di ragazzi, nel corso dell’interrogatorio di garanzia si è avvalso della facoltà di non rispondere.
«Stiamo valutando», dice l’avvocato Alessandro Angelozzi che assiste il giovane insieme al collega Luigi Gialluca, «sicuramente è intenzione del nostro assistito fare chiarezza sui drammatici fatti».
Secondo una prima ricostruzione della Procura ascolana (fascicolo del procuratore Umberto Monti) fatta attraverso la visione di svariate immagini di numerosi sistemi di videosorveglianza e di testimonianze, la violenza sarebbe scoppiata tra due opposti gruppi per questioni legate alla droga: quello arrivato da Giulianova composto dalla vittima, dall’elettricista e da un altro giovane attualmente in carcere e quello degli ascolani. Le indagini dei carabinieri hanno individuato due momenti di scontro tra i gruppi: il primo all’interno del locale Kontiki e il secondo all’esterno, sul lungomare.
Sempre secondo la versione degli inquirenti dopo la violenza scoppiata nel locale, gli addetti alla sicurezza hanno accompagnato fuori dalla discoteca i tre giovani arrivati da Giulianova e qui, una volta che anche gli altri sono usciti, è scoppiata la rissa a colpi di machete, coltelli e anche catene di biciclette. L’autopsia ha accertato che il giovane è stato ucciso da un solo colpo mortale, sferrato all’altezza del torace all’esterno del locale. Un colpo di cui Di Stanislao, nell’immediatezza dei fatti, si è assunto la responsabilità dicendo: «L’ho colpito per sbaglio nella concitazione di quei momenti». Nell’inchiesta, che molto probabilmente è ormai vicina alla chiusura, ci sono stati cinque arrestati con accuse che vanno dall’omicidio al tentato omicidio fino alla rissa. Nel frattempo la Procura ha disposto il dissequestro del locale che resta chiuso per un provvedimento del questore ascolano che nei giorni scorsi ha sospeso la licenza commerciale ai sensi dell’articolo 100 del testo unico di pubblica sicurezza. ©RIPRODUZIONE RISERVATA