Gli effetti della crisi in Abruzzo: stranieri in fuga da Teramo

Gli immigrati ripartono. Najdeni (Anolf): "Ormai il 20% prende la cittadinanza italiana per poi andare nel Nord Europa, qui non ce la fanno"

TERAMO. Immigrati in fuga da Teramo. Quella che sembrava fino a qualche anno fa la Terra promessa è diventata solo una tappa verso un avvenire migliore. A segnalare la nuova tendenza, specchio dei tempi e di una crisi senza fine, è la responsabile dello sportello Anolf di Teramo, struttura che da anni opera all’interno della Cisl nell’assistenza agli stranieri. Elda Najdeni e la sua collaboratrice Barbara Giansante hanno il polso della situazione in provincia e segnalano che è in corso un esodo.

«Sono in aumento le richieste di cittadinanza italiana», esordisce Edda Najdeni, «che si possono ottenere dopo 10 anni di residenza in Italia. Ma molti stranieri lo fanno per poi andare in altri Paesi, europei e non. Avere la cittadinanza italiana spesso dà agevolazioni rispetto alla semplice carta di soggiorno. Con quest’ultima, ad esempio, in Inghilterra non si può andare». Gli stranieri non vengono spinti ad emigrare una seconda volta solo perchè, come scriveva Marguerite Yourcenar «Sembra esserci nell'uomo, come nell'uccello, un bisogno di migrazione, una vitale necessità di sentirsi altrove».E’ una questione di sopravvivenza, più che di anelito verso il cambiamento. «L’altro giorno è arrivato allo sportello un commerciante ambulante del Bangladesh», racconta Barbara Giansante, «da 24 anni in Italia: vuole la cittadinanza per andare in Canada. Qui c’è un forte calo degli affari, mentre in Canada il Paese è più ricco e ci sono maggiori tutele per la famiglia».

«E’ vero, per molti immigrati ora le certezze sono sparite», aggiunge Najdeni, «ora vengono messi in atto meccanismi nuovi. Ad esempio spesso dopo che l’immigrato ha ottenuto la carta di soggiorno, per cui occorre dimostrare un certo reddito, viene licenziato e fatto lavorare in nero o con orario minore rispetto alla realtà». Insomma, l’ultima pedina del terribile domino della crisi è l’immigrato, che vede diminuire drasticamente reddito e tutele.

La responsabile dell’Anolf stima che almeno il 20% degli stranieri che passa per gli otto sportelli in provincia (a Teramo, Sant’Egidio, Silvi, Nereto, Martinsicuro e Roseto), acquisita la cittadinanza, vada via. «Ora li attira molto la Germania, ma anche altri Paesi del Nord Europa, come Norvegia e Svezia. La scelta spesso deriva da contatti esistenti con parenti o amici che sono in quei paesi», spiega Giansante, citando il caso di una famiglia albanese da anni stabilitasi ad Alba: lui camionista, lei colf, la figlia studentessa universitaria: hanno dovuto vendere tutto, compresa la casa, per trasferirsi in Germania. «E’ un peccato perchè così l’Italia perde manodopera che ha qualificato e si è impegnata per integrare, ritrovandosi, da Paese di confine, a doveri ricominciare daccapo il processo di formazione e integrazione», fa notare Najdeni. «Comunque lasciare l’Italia per uno straniero che ci vive da anni non è facile», fa notare Giansante, «spesso è straziante, è un recidere per la seconda volta dei legami. Senza contare che spesso va via solo il capofamiglia “in avanscoperta” e lascia la famiglia qui».

C’è poi chi rinuncia a una seconda emigrazione e torna nel Paese d’origine. «Sono soprattutto gli albanesi, ma solo chi è nelle condizioni di aprire un’impresa ce la fa, chi resta operaio non qualificato se ne pente», aggiunge la responsabile dell’Anolf.

D’altronde spesso il lavoro per restare in provincia di Teramo proprio non c’è o, se va bene, il reddito si riduce al minimo. «Tanto che sono diminuiti drasticamente i ricongiungimenti familiari, almeno del 25%», racconta Najdeni, «sostentare una famiglia è difficile, non puoi più stare con tutti i colleghi in una casa. I figli li fanno “ricongiungere” a 17 anni, perchè dopo i 18 non si può più fare. E spesso devono fare scelte terribili: ne possono far venire solo uno, per limiti economici, e di solito scelgono il maschio, che può subito lavorare».

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