Imprenditore malato salva l’azienda

D’Ottavi si fa trasportare in barella nella fabbrica e annuncia che riprenderà al lavoro un primo gruppo di dipendenti

CAMPLI. E’ un raro e prezioso esempio di attaccamento all’azienda e ai lavoratori. Sfidando anche la terribile malattia che ormai da tempo lo ha inchiodato a letto. Vincenzo D’Ottavi ha una grave malattia progressiva, la sindrome dell’uomo rigido. Ma ieri ha voluto esserci nella sua azienda di Floriano di Campli, la Cmt, per fare il punto con i sindacati e programmare una lenta ripresa dell’attività di produzione di circuiti stampati. D’Ottavi ieri mattina è arrivato da Sant’Egidio, dove abita, a Floriano con un’ambulanza. Soffre infatti di una malattia rarissima - in Italia non colpisce più di 50 persone - che sostanzialmente paralizza le articolazioni.

Molti altri avrebbero mollato, anche perchè a maggio i 21 dipendenti sono stati messi in cassa integrazione, il mercato dei circuiti stampati risente della crisi e le banche lo stanno assediando. «Abbiamo fatto il punto sugli investimenti che stiamo facendo per ricominciare. Oltre al depuratore che ci venne distrutto dall’alluvione del 2011 e che abbiamo ricostruito noi senza alcun contributo, ora abbiamo rifatto la cabina elettrica, rinnovando alcune tecnologie. Attualmente la produzione è minima, ma contiamo lentamente di incrementarla, a gennaio conto di riprendere una o due persone. Il problema è che le banche non ci sostengono, anzi continuano a crearci problemi. Si parla di ripresa, ma se Vincenzo D'Ottavi è iscritto sul libro nero delle banche come può riaprire l'attività? E tanti altri piccoli imprenditori sono nella mia stessa condizione. Così l’Italia non riparte». D’Ottavi se la prende con un sistema perverso in cui gli imprenditori che hanno voglia di fare e che sono rimasti colpiti dalla crisi non ricevono nessun aiuto, anzi, hanno azzerate tutte le linee di credito.

Le sue condizioni di salute sono peggiorate, ora ha anche una neuropatite diabetica, per cui non muove più le braccia. «Ma per fortuna ragiono», osserva l’imprenditore che si preoccupa perchè ai suoi dipendenti il ministero ancora non liquida la cassa integrazione approvata a maggio.

«Quello offerto da D’Ottavi è un esempio che dà speranza a tutti», esordisce Antonio Liberatori, segretario della Fim Cisl, «con sindacati e lavoratori vive questo momento di difficoltà in attesa che possano tornare tempi migliori, nell'indifferenza di tutti, delle istituzioni, di chi dovrebbe dare una mano a questo tipo di imprenditore che ha voglia di andare avanti». Concorda anche il collega della Fiom Cgil, Giampiero Dozzi: «E’ ammirevole quello che un imprenditore che non è nemmeno su una sedia a rotelle, ma su una barella, sta provando a fare. Questa crisi 1’affronta con lo spirito e il coraggio che hanno avuto le passate generazioni, come tanti altri dovrebbero fare. Il tutto nonostante l’accanimento delle banche nei suoi confronti».

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