«Molestata dal branco». I sette giovani davanti al giudice: «Non c’è stata nessuna violenza»

Sant’Egidio, gli interrogatori dei sette arrestati. In 5 respingono le accuse di palpeggiamento, gli altri dichiarano di non essere stati presenti
TERAMO. Il branco si è difeso: «Non c’è stata nessuna violenza». I sette ragazzi di Sant’Egidio alla Vibrata arrestati con l’accusa di violenza sessuale di gruppo su una ventenne sono comparsi davanti al giudice per l’interrogatorio di garanzia. Nessuno si è avvalso della facoltà di non rispondere: tutti hanno risposto alle domande del gip Lorenzo Prudenzano dando la propria versione dei fatti contestati. I giovani, studenti incensurati di età compresa tra i 18 e i 22 anni, hanno respinto ogni accusa. Cinque di loro (assistiti dagli avvocati Alessandro Angelozzi, Florindo Tribotti, Stefano Chiodini e Dalida De Berardinis) hanno sostenuto di essere stati coinvolti in una rissa (alcuni hanno detto per difendere amici e in un caso un fratello), di essere stati picchiati e di essersi difesi respingendo categoricamente l’accusa di violenza sessuale, mentre due (difesi dagli avvocati Gabriele Rapali e Stefano Di Filippo) hanno detto di non essere stati presenti ai fatti, di aver lasciato la comitiva prima della rissa e a supporto di questo hanno presentato documentazione e testimonianze ora all’esame del magistrato. Due le istanze presentate per la revoca dei domiciliari.
Le indagini sono state portate avanti dai carabinieri della compagnia di Alba Adriatica su delega della pm Enrica Medori. Gli indagati complessivamente sono 12 tra cui due minorenni per cui gli atti sono stati stralciati alla competente Procura aquilana. Ai domiciliari sono finiti E.A., 18 anni; P.P.,24 anni; F.D.A., 23 anni; L.D.M., 24 anni; A.F., 20 anni; L.G., 23 anni; P.M., 21 anni. La violenza è esplosa nella notte del 12 luglio sul lungomare di Tortoreto, in una zona antistante lo stabilimento balneare Amarebeach. Qui la ragazza e il suo fidanzato, che erano in compagnia di altri amici, sono intervenuti per soccorrere un 18enne poco prima aggredito dal branco e successivamente finito in ospedale con una prognosi di un mese. Da un momento all’altro i due si sono ritrovati accerchiati dal gruppo di ragazzi di Sant’Egidio che – sostiene l’accusa – hanno picchiato il giovane sferrandogli un pugno a un occhio, facendolo cadere a terra dopo averlo preso a calci e derubato di una catenina d’oro.
Contemporaneamente, sempre secondo l’accusa, hanno aggredito la ragazza strappandole la maglietta e la biancheria e toccandola nelle parti intime. E chi non lo ha fatto, è rimasto a guardare senza fermare gli altri. Dopo i fatti la ragazza è stata prima contattata per non denunciare e successivamente, insieme al fidanzato, minacciata di morte qualora avesse denunciato. «Con», scrive il giudice nell’ordinanza, «modalità commissive espressione dell’inclinazione degli indagati a perdere facilmente i freni inibitori, agire in branco, perpetrare violenze eclatanti quanto insensate». Per il magistrato, si legge ancora nell’atto, «misure cautelari meno afflittive appaiono destinate all’inefficacia poiché è del tutto da escludere che gli indagati siano dotati di adeguata capacità di autogoverno responsabile e siano in grado di rispettare autonomamente le blande prescrizioni cautelari non implicanti la custodia astenendosi dal reiterare condotte delittuose». ©RIPRODUZIONE RISERVATA