Sulle strade teramane 17 morti come nell’ultimo anno pre-Covid 

Poco significativo l’aumento (+3 vittime) rispetto al 2020, che è stato anomalo per via del lockdown Tra i deceduti spiccano i cosiddetti “utenti deboli”, soprattutto motociclisti (5) e pedoni (4)

TERAMO. Nel 2021 appena trascorso, secondo i dati raccolti dalla redazione del Centro, ci sono stati 17 morti sulle strade teramane, tre in più dei 14 del 2020. In realtà, considerato che i tre mesi di lockdown della primavera del 2020 hanno reso quell’anno anomalo dal punto di vista della circolazione e quindi dell’incidentistica stradale, si può tranquillamente affermare che l’aumento registrato nel 2021 non è significativo. Più corretto sarebbe paragonare il 2021 al 2019, l’ultimo anno pre-pandemia, dove i morti sulle strade teramane erano stati pure 17, e dunque si può affermare che siamo perfettamente in linea con il recente passato. Sia pure lentamente, nel Teramano continua il calo di vittime della strada cominciato dopo l’entrata in vigore della patente a punti. Dai numeri che oggi sembrano incredibili dei primi anni Duemila (oltre 60 morti in provincia nel 2002 e 2003) si è scesi rapidamente prima intorno ai 30 e poi intorno ai 20. L’ultimo picco significativo in controtendenza è del 2015 (26 vittime), dal 2018 siamo sotto quota 20. Certo, val la pena ribadire che anche una sola vittima è inaccettabile in linea di principio, ma realisticamente è evidente che c’è stato, e continua a esserci, un progresso.
gli utenti deboli
Il dato che balza all’occhio, analizzando i 16 incidenti mortali del 2021 (in uno ci sono state due vittime), è la massiccia presenza tra i deceduti dei cosiddetti “utenti deboli” della strada, ovvero pedoni e conducenti di motoveicoli, biciclette o altri mezzi leggeri. Si tratta di un fenomeno consolidato da anni, che in parte è segno di un deleterio malcostume da parte di chi guida autoveicoli. Ovvero: il pedone, il ciclista, il motociclista non vengono considerati se non come un intralcio. Ma è impossibile generalizzare, perché in alcuni casi c’è stata l’evidente corresponsabilità dell’utente debole. Basti pensare al tragico schianto dell’11 giugno scorso avvenuto nell’abitato di Martinsicuro, quando un motociclista impegnato in un avventato sorpasso di una colonna di autoveicoli si è schiantato contro un ragazzo in scooter uccidendo se stesso e l’altro. Oppure basti considerare che tre degli incidenti mortali del 2021 hanno visto vittime motociclisti finiti fuori strada, uno addirittura in aperta campagna mentre si divertiva con la moto da cross. In questi casi, evidentemente, non c’è colpa altrui. Ma comunque, se si allarga il campo agli anni precedenti, la modalità “investimento di pedone” è la più presente in provincia di Teramo: dal 2018 al 31 dicembre scorso i pedoni uccisi sono stati 14 e i motociclisti travolti da auto 12, a fronte di 11 guidatori morti in scontri tra autoveicoli e 9 in auto finite fuori strada.
I LUOGHI delle tragedie
Il 2021 ha visto una notevole “polverizzazione” sul territorio degli incidenti mortali, fenomeno che si era già registrato nel 2020. Solo due strade hanno visto più di una vittima, la statale 16 Adriatica e la statale 80 raccordo, meglio nota come superstrada Teramo-mare, entrambe teatro di due incidenti mortali. Tanto per fare un confronto con il passato, quando gli incidenti gravi si concentravano su alcune strade, nel 2019 cinque morti si erano avuti sull’Adriatica e quattro sulla statale 80. Diverse tragedie sono avvenute su strade secondarie e uno solo, l’ultimo dell’anno appena trascorso, su una delle strade di fondovalle a carreggiata unica che in passato hanno visto decine di vittime: parliamo dell’investimento di un pedone 89enne avvenuto sulla Sp 8 del Salinello l’8 novembre. Tre, infine, le vittime di schianti accaduti in centri abitati (non su statali o provinciali che li attraversano): due a Martinsicuro, una a Silvi.
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