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Teramo, cade in ospedale e muore, la Asl paga

Paziente giù dal letto: il giudice archivia l’inchiesta ma l’azienda sanitaria risarcisce con 100mila euro i familiari

TERAMO. Il giudice archivia l’inchiesta penale, ma la Asl risarcisce con centomila euro la famiglia dell’anziano morto dopo essere caduto dal letto di un reparto dell’ospedale Mazzini. Il caso è quello di A.D.P., 82 anni,g ià afflitto da varie patologie, che nella notte tra il 16 e il 17 giugno del 2013, si alzò dal letto per andare in bagno e cadde battendo la testa contro un termosifone mentre era ricoverato nel reparto di chirurgia vascolare. Morì dopo quindici giorni da quella caduta.

Dall’esposto dei familiari scaturì un’inchiesta della procura con l’iscrizione di due medici nel registro degli indagati, accertamenti e consulenze per accertare l’esistenza di un nesso di causalità tra la caduta e la morte dell’uomo, ma soprattutto per verificare il rispetto delle norme che disciplinano la vigilanza sui degenti da parte del personale medico e infermieristico. Parallelamente all’esposto, i familiari dell’uomo (assistiti dall’avvocato Gianni Falconi) avviarono anche un contenzioso con l’azienda sanitaria chiedendo un risarcimento per i danni subiti dalla perdita del congiunto.

Qualche mese fa l’inchiesta è stata archiviata: il gip Domenico Canosa ha accolto la richiesta di archiviazione fatta dal pm Silvia Scamurra escludendo di fatto ogni responsabilità penale degli indagati. Nel frattempo la richiesta di risarcimento danni fatta alla Asl è andata avanti perchè, secondo il legale della famiglia, così come sostenuto in una memoria illustrativa «i fattori di rischio di caduta erano predicibili e valutabili sin da quando l’uomo è stato accettato al pronto soccorso con il codice giallo, in procedura di urgenza, poichè colpito da ischemia critica all’arto inferiore sinistro. Non è acrobatico ritenere che l’ischemia critica all’arto inferiore costituisca un fattore di rischio importantissimo, sicuramente non meno rilevante dal rischio di caduta derivante da “deformazione o patologia del piede” previsto specificatamente dalla “raccomandazione per la prevenzione e la gestione delle cadute del paziente nelle strutture sanitarie”. L’uomo, inoltre, non era autonomo tant’è che nella cartella infermieristica il grado di dipendenza non viene valutato autonomo ma semidipendente, la deambulazione non viene valutata regolare ma con ausilio. Il personale sanitario era pertanto a conoscenza che l’uomo aveva difficoltà a deambulare, gli indagati hanno tuttavia colposamente sottovalutato il rischio di caduta del paziente pur in presenza della gravissima patologia vascolare». Qualche mese fa la famiglia ha raggiunto l’accordo con l’azienda sanitaria che, forse per scongiurare un ’azione civile, ha pagato un risarcimento danni di centomila euro.(d.p.)

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