Vendono case fantasma in Egitto

Campli: truffa da 750mila euro, in cinque raggirano i teramani

CAMPLI. Lussuosi e inesistenti appartamenti a Sharm el Sheik messi in vendita come fece Totò con la fontana di Trevi. Senza esserne proprietari, in cinque li hanno proposti ad ignari acquirenti ricavandone oltre settecentomila euro. I teramani beffati sono per ora 34. Nella casa dei sogni non ci entreranno mai. Ma le loro denunce hanno permesso ai carabinieri di Campli di scoprire il maxi-raggiro delle case fantasma in Egitto.

Le cinque persone che hanno architettato il raggiro sono indagate per associazione a delinquere finalizzata alla truffa. A capo c’erano C.P., 44anni di Campli e la compagna spagnola, H.F., di 39 anni. Esperta di lingua araba, era lei a coadiuvare l’attività di mediazione, secondo la ricostruzione dei carabinieri della compagnia di Alba e della stazione di Campli guidati rispetttivamente dal capitano Pompeo Quagliozzi e dal maresciallo Marino Capponi.
Sott’inchiesta sono finiti anche C.M., 47 anni di Bergamo, P.P. 49 anni di Ravenna e P.C., 44 anni di Ancona.

Ognuno di loro rivestiva un ruolo: c’era chi si preoccupava di pubblicare brochure informative sugli alloggi paradisiaci di prossima costruzione, chi prendeva contatti con gli interessati all’affare e chi redigeva il compromesso, seguiva le pratiche e incassava la caparra.
La presunta mente del gruppo ha alle spalle altre truffe: avrebbe raggirato decine di aziende per un milione di euro di prodotti d’abbigliamento.

LE VITTIME E IL TRUCCO.
A pagare 80 mila euro per case fantasma è stata gente facoltosa, anche della Teramo borghese: avvocati, commercialisti, imprenditori, ingegneri, liberi professionisti. Il giro d’affari accertato finora è di 750mila euro.
La maxi-truffa consisteva nell’avvicinare e proporre ai clienti l’affare immobiliare. Venivano mostrate loro su opuscoli pubblicitari le foto abilmente ritoccate di appartamenti residenziali fantasma di prossima costruzione, il cui prezzo finale era di 80mila euro. Chi lo voleva, partiva accompagnato a Sharm per far visita al cantiere, uno dei tanti sparsi nella perla d’Egitto, che nulla aveva a che fare con quello promesso. Così nella trappola è finita anche una pensionata statale che ha persino venduto la sua abitazione ed ha ipotecato la pensione, per acquistare due case sul Mar Rosso. Ed ora è senza casa.

L’ERRORE DELLA BANDA.
L’inchiesta dei carabinieri parte alla fine del 2006 quando un imprenditore di Campli, giunto a Sharm el Sheik e convinto di visitare il cantiere in costruzione della palazzina di suo interesse, torna in Abruzzo con un pugno di mosche in mano. Appena arrivato nella paradisiaca località di villeggiatura, infatti, scopre che stavano realizzando l’Hotel Excelsior e non il residence tanto desiderato.

I militari perquisiscono l’ufficio del promotore immobiliare di Campli, sequestrano numerosi contratti e il personal computer. Ma l’inchiesta va avanti e si allarga, i casi diventano 34. Molti preliminari d’acquisto venivano firmati sul posto a Sharm tanto che, per il perfezionamento degli atti e la traduzione giurata, era stato investito anche il consolato italiano. Ed ora i carabinieri sono convinti che siano molte di più le persone raggirate.