Violenza sessuale sulle allieve, l’istruttore di arti marziali accusato da un’altra ragazzina

Chiusa l’inchiesta sul 40enne di Silvi indagato dopo le denunce di quattro minori. Le vittime sentite nel corso degli incidenti probatori: le faceva spogliare con la scusa di pesarle
TERAMO. È stata un’indagine complessa come lo sono tutte quelle che riguardano l'abuso sessuale su minori: per la fragilità delle vittime, per l'osservazione e l'interpretazione degli indicatori di violenza. Perché in un caso come quello del 40enne istruttore di Silvi agli arresti domiciliari da luglio con la pesante accusa di violenza e abusi sessuali sulle allieve, tutte minorenni con alcune sotto i 14 anni all’epoca dei fatti, nulla può essere tralasciato. La Procura ha notificato alle parti l’avviso di conclusione delle indagini (fascicolo della pm Elisabetta Labanti) con la ricostruzione emersa dagli incidenti probatori delle ragazzine e con una novità rispetto alle prime indagini: ad accusare l’uomo, titolare di una palestra e istruttore di arti da combattimento, c’è un’altra minorenne, sempre sua allieva.
L’uomo, difeso dall’avvocato Ida Nardi, è stato arrestato in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Roberto Veneziano su richiesta della pm Labanti che aveva chiesto la custodia cautelare in carcere. L’indagine, portata avanti dalla squadra mobile di Teramo, è scattata dopo la denuncia presentata dai genitori di una bambina di 11 anni che frequentava la palestra e che si è confidata con i familiari, assistiti dall’avvocato Monica Passamonti. Nelle pagine dell’ordinanza di custodia cautelare le incriminazioni hanno preso forma nei racconti delle ragazzine che si sono confidate prima con un insegnante e poi con i loro genitori facendo scattare la denuncia.
Secondo le accuse, tutte ancora da dimostrare in un eventuale processo, l’uomo in più occasioni avrebbe molestato e abusato sessualmente delle minori. In molti casi avrebbe fatto spogliare le bambine anche per pesarle. In quelle occasioni, separatamente, le avrebbe fatte salire in una stanza che si trova sopra la palestra e dopo aver chiuso la porta a chiave, le avrebbe fatte spogliare della biancheria intima prima di farle salire sulla bilancia. Cosa che, è ricostruito nelle pagine del provvedimento, non avrebbe fatto con gli allievi della stessa età fatti salire sulla bilancia con la biancheria intima. Gli episodi di violenza sarebbero iniziati nel dicembre dell’anno scorso.
La prima a raccogliere le confidenze delle ragazzine è stata una loro insegnante di scuola che, dopo aver percepito la gravità della situazione, le ha convinte a raccontare tutto ai genitori. Nel corso delle indagini sono state individuate le altre parti offese. Durante gli accertamenti sono stati acquisiti anche alcuni messaggi WhatsApp che l’uomo avrebbe inviato alle minori, dal contenuto ritenuto «rilevante». Gli episodi di violenza si sono sarebbero verificati in palestra, nel corso delle attività di allenamento e addestramento. Le testimonianze delle ragazzine sono state cristallizzate nel corso di incidenti probatori. Perché così come stabilito dalla Carta di Noto – che disciplina dal punto di vista dell’indagine penale le linee guida per l’esame dei minorenni – l’incidente probatorio è ritenuto indispensabile per l’esame del minore che si ipotizzi vittima di abusi.
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