Fuga da Stellantis, Atessa caso nazionale: 600 lavoratori pronti a licenziarsi

Tante le domande per le uscite incentivate, l’azienda ne aveva accordate 400. Entro ottobre la conferma. La preoccupazione dei sindacati
ATESSA. Sono quasi 600 i dipendenti dello stabilimento Stellantis Europe Atessa che hanno fatto richiesta di separation all’azienda. Un numero importante che ha superato di gran lunga i 402 lavoratori (400 Stellantis + 2 enti centrali) su cui si erano accordati a giugno azienda e sindacati Fim, Uilm, Fismic, Uglm e Aqcfr, per l’uscita incentivata volontaria di chi si avvicina alla pensione e vuole lasciare il posto di lavoro anzitempo. I lavoratori hanno fino al 31 ottobre per decidere se proseguire il percorso lavorativo nella fabbrica dei furgoni commerciali leggeri, ma le richieste sono fioccate a centinaia da subito. E se 402, su un totale di 4.800 dipendenti, rappresenta l’8% del parco lavoratori Stellantis Atessa, 600 è il 12% della forza operaia dello stabilimento, un’enormità che può rappresentare un problema anche per l’azienda.
L’ACCORDO Si era partiti con il piano di fuoriuscita separation ad aprile 2024. All’epoca il provvedimento riguardava 23 quadri e impiegati, i cosiddetti colletti bianchi, ma i sindacati abruzzesi firmatari di contratto specifico Fiat (oggi Stellantis) hanno da subito premuto per estendere il sistema anche alle tute blu. Lo spiega Amedeo Nanni, segretario Fim-Cisl Abruzzo e Molise. «Per noi la separation è sempre stata un’opportunità e l’abbiamo voluta anche per gli operai per bloccare il Far west che si stava verificando all’interno dello stabilimento. C’era chi» prosegue Nanni «contrattava l’uscita dalla fabbrica direttamente con l’azienda, ma non c’erano regole chiare, chi otteneva una cifra, chi un’altra. Ci sono sempre stati dipendenti che volevano andarsene, personalmente ricevevo decine di chiamate a settimana. Questo un po’ per l’età avanzata di parte dell’organico, un po’ perché c’era chi aveva una seconda occupazione o semplicemente era stanco». La separation per i metalmeccanici ex Sevel è quindi arrivata lo scorso giugno. Per fare qualche esempio: il dipendente di 55 anni e oltre che intende lasciare le catene di montaggio avrà diritto a 33 mensilità più 30mila euro; tra 50 e 54 anni 30 mensilità più 30mila euro; tra 45 e 49 anni, 24 mensilità più 30mila euro; tra 40 e 44 anni, 18 mensilità più 20mila euro e tra 35 e 39 anni, 12 mensilità più 20mila euro.
CHI LASCIA Tra 600 richieste è difficile conteggiare chi lascia per paura, chi perchè è vicino alla pensione, chi ha altra occupazione e chi è stanco. Secondo voci interne si tratterebbe di un 40% dei pensionabili e il resto di chi decide secondo tutta una serie di motivazioni che attengono a scelte personali, famigliari, lavorative, ma anche ad altre dinamiche. Sono ad esempio tantissimi i possessori della cosiddetta “scheda medica”, operai non abilitati a determinate mansioni per problemi fisici, motori, di postura. In Stellantis il lavoro è pesante. L’organizzazione della metrica di lavoro è serrata, tutto è calcolato al secondo. Chi deve fermarsi, ferma tutto il flusso produttivo della sua postazione. Uno stop di dieci minuti provoca decine di furgoni fermi in attesa sulla linea. E poi ci sono i famosi metalmezzadri, ovvero i dipendenti che negli anni hanno mantenuto una seconda attività legata all’agricoltura, essendo la Val di Sangro una zona frtemente vocata al primo settore. Sono cicliche le lamentele aziendali, anche dello stesso Marchionne nel 2016, ad ogni stagione di vendemmia, o di raccolta dell’uva e delle olive, o di mietitura in cui si assenta fino al 9% dei dipendenti. La ex Sevel di Atessa è per Stelantis lo stabilimento con tasso di assenteismo più alto, che supera perfino lo stabilimento della Panda a Pomigliano. C'’è chi invece preferisce lavorare in altre aziende metalmeccaniche, essendo il curriculum Stellantis ancora molto valido. Diversi verniciatori sono passati alla Honda, in forte crescita, mentre numerosi dipendenti si sono accontentati di aziende più piccole, ma con maggiore possibilità di crescita e flessibilità sui ritmi di lavoro.
LE REAZIONI «Siamo sorpresi» ammette il coordinatore di Uilm Abruzzo, Nicola Manzi «non ci aspettavamo tante richieste che temo siano un effetto dell’incertezza che si sta vivendo in questo momento storico. Stellantis continua a essere, nonostante i numeri in calo, uno stabilimento leader per la produzione dei veicoli commerciali leggeri in Europa. La scadenza del 2035 per la realizzazione dei motori endotermici sta avendo un effetto completamente diverso da quello che accade nel settore auto: le persone continuano ad acquistare il Ducato per affidabilità e rapporto qualità-prezzo. Una ripresa con 640-650 veicoli al giorno, numeri che consideriamo bassi, va sostenuta attraverso le richieste di mercato che dovrebbero arrivare, e soprattutto incentivando la possibilità di aumentare la produzione del Ducato elettrico, oggi ferma a 5/6 veicoli: dovremmo creare le condizioni affinché il cliente finale sia nelle condizioni di acquistare un Ducato anche elettrico, e renderlo competitivo». Ma con meno persone nello stabilimento la competitività si abbassa. «Vogliamo chiedere subito un confronto con l’azienda» incalza Nanni, Fim-Cisl «proprio per discutere delle richieste di separation. Questi numeri sono la cartina al tornasole di un fenomeno preoccupante e la risposta a mesi di cassa integrazione e, ora, di contratto di solidarietà. Lo abbiamo visto con il calo delle presenze sui lidi a pagamento: chi era abituato a fare straordinari prendeva anche 1.600-1.700 euro di stipendio e poteva permettersi le vacanze. Adesso i salari si sono abbassati anche di 400 euro, ma i mutui e le spese sono rimasti gli stessi. Per l’indotto è anche peggio».
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